Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2003
Durata:46 min.
Etichetta:Underdogma
Distribuzione:Brainstorm

Tracklist

  1. WFKD
  2. JIG IS UP
  3. CHROME AND GOLD
  4. HI-RIDIN’ BABE
  5. Z-50 HORIZON
  6. PRELUDE
  7. HUNG LIKE HORSES
  8. BACK WHEN I WAS A MINER
  9. FUCK IT
  10. HOT SMOKE AND SASSAFRASS
  11. PUSSY ON THE CORNER
  12. LOW MAN ON THE TOTEM POLE

Line up

  • Chris Rhoten: guitar, vocals
  • Metal Matt Crocco: lead guitar
  • Dave Waugh: bass
  • Patrick Kennedy: drums

Voto medio utenti

Alcuni lo chiamano heavy rock. Altri preferiscono stoner rock. Altri ancora scelgono il tradizionale hard rock. Per gli Ironboss è soltanto semplice, sporco e fottutissimo rock’n’roll, origine e conclusione dell’intera musica moderna.
Mi sono innamorato di questo quartetto di grezzi ceffi del Maryland con l’ascolto di “Rides again” (1999), ma mi sarebbe piaciuto reperire il loro primo singolo in tiratura limitata ed autografato copia per copia sparando un proiettile attraverso la copertina, apoteosi della finezza.
Rock nudo e crudo e sbattuto in faccia, privo d’immagine, privo di estetismi, privo di qualunque cosa che non sia volume assordante e cuore pulsante. Un pizzico di Motorhead, una bella manciata di Ac/Dc, atmosfera da biker-party, tasso alcolico alle stelle. Lo scorso anno un live fracassone e buzzurro con alcuni brani che vengono riproposti ora in versione da studio, adesso un nuovo album che non modifica di una virgola l’attitudine degli Ironboss, nati per correre e fare casino.
Nulla di innovativo o intellettualmente originale, ma nemmeno roba da sprovveduti. I quattro sanno suonare, Matt “Metal” Crocco è un emulo del vecchio leone Ted Nugent e si produce in grassi riffs ed assoli da far sanguinare le orecchie, Rothen lo sostiene ed in più canta con intonazione da taverna Texana, la sezione ritmica picchia il giusto ma è anche capace di variare gli schemi (“Hot smoke and sassafrass”, cover dei Bubble Puppy..).
Un’introduzione scopiazzata ai QotSA, con la radio che brancola tra le frequenze, cori da cantare in compagnia di una cassa di birra, “Chrome and gold”,”Hung like horses”, l’inno da concerto “Fuck it”, l’incandescente “Pussy on the corner” apologia delle donnine a pagamento, assoli e ritmo, rock e gas di scarico, fino al lungo blues maledetto che chiude l’album tra armoniche da palude e chitarre southern dure come acciaio.
Beata ignoranza, beato rock’n’roll, se gli Ironboss non vi danno la carica dimettetevi dall’umanità, probabilmente siete androidi.
Meno rozzo di “Rides again” ma in grado di colpire come un serpente a sonagli, “Hung like horses” nel sonnolento panorama musicale odierno rappresenta una boccata di ossigeno. Stappate una bottiglia ed alzate il volume, risultato garantito.

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