Copertina 6

Info

Anno di uscita:2002
Durata:64 min.
Etichetta:Massacre
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. MAY-DAY
  2. MRS. BORDEN
  3. TWYSTER
  4. 50 BLOODY BUCKS
  5. THE CLOVEN HOOF
  6. VALHALLA
  7. HIGH NOON
  8. DARK DESTINY
  9. THUNDERLAND
  10. DONT'BREAK THE SILENCE
  11. THE SUN ALWAYS SHINES ON TV
  12. TWO WILD HEARTS

Line up

  • Coco: vocals
  • Christian Gahmann: guitars
  • Ralf Jahnel: guitars
  • Oliver Emde: bass
  • Andrés Vergara-Ruiz: drums

Voto medio utenti

Lunatic Sirens" è uno di quegli album che ti lasciano l'amaro in bocca, che potrebbero essere strepitosi e che invece cadono in ingenuità evitabilissime. Si tratta del debut-album di questa band tedesca, che vede una presenza femminile dietro al microfono; certo la catalogazione hard rock data dalla Massacre Records va un po' stretta a questi Twyster, che si situano a cavallo tra quell'hard n' heavy di scuola Warlock e il power più moderno. E' proprio quando si dirige verso sonorità più attuali e melodie facilotte alla Tolkki, che questo "Lunatic Sirens" cala bruscamente di livello qualitativo; e così una "Mrs.Borden" brillante e spumeggiante, con le sue calde sfumature retrò, viene rovinata dall'apertura melodica dannatamente mielosa del refrain. Fortunatamente non tutti i brani subiscono la stessa sorte ed ecco così episodi convincenti dall'inizio alla fine, primo tra tutti "50 Bloody Bucks", nella quale pare veramente di sentire Doro Pesch cantare. Per quanto riguarda la produzione, questo "Lunatic Siren" è del tutto esente di difetti, e il lavoro complessivo risulta brillante e particolarmente trascinante, lontano dalle produzioni "sintetiche" in voga oggi. Anche sul piano esecutivo si tratta di un album impeccabile, che esalta il buon temperamento della band e della singer Coco, che aldilà di una somiglianza timbrica con Pesch nei brani più grintosi, riesce comunque ad avere una propria personalità. Come detto prima, l'unica critica che si può muovere a questo debutto discografico della band tedesca sta nella scelta di inserire linee easy listening di dubbio gusto, sicuramente sin troppo abusate e convenzionali. Resta quindi l'amaro in bocca, dopo l'attacco d'ira iniziale, per quei brani straordinari quali "High Noon", con il suo bislacco riff iniziale di estrazione rock, trasformati nel ritornello in triviali catchy songs. Le facce migliori dei Twyster restano quelle più antitetiche: le canicolari linee hard rock retrospettive da un lato e le sfuriate più genuinamente heavy metal dall'altra, come nella acceptiana "Don't Break the Silence"; tutto quello che sta in mezzo, vale a dire i motivetti ariosi e pedestri sono brodaglia riscaldata che sciupa quanto fatto di eccellente nel resto dell'album. "Lunatic Sirens" è comunque un lavoro sufficiente, ma sapere che qui sotto poteva esserci un voto almeno di due punti più alto, mi fa incazzare terribilmente.
Recensione a cura di Lorenzo 'Txt' Testa

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