NAPALM DEATH (Shane Embury, bass)

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Il nuovo “The Code Is Red…Long Live The Code” è stata l’occasione per intervistare una delle leggende del metal, i Napalm Death. Il bassista Shane Embury è un tizio navigato, il quale a domanda risponde con precisione e a volte con un’aria di professionalità che non t’immagineresti da uno che ha vissuto il grindcore sin dall’inizio. Il suo inglese cockney non è certo aiutato dal fatto che per tutta l’intervista ha tenuto in bocca una caramella, almeno credo. Però in compenso ha detto molte cose interressanti, ed è curioso ascoltarlo mentre si lascia andare al ricordo dei tempi che furono.

Ciao Shane, inizierei con una breve ma significativa descrizione sul vostro nuovo album, che qui esce il 25 Aprile ed i fans sono ansiosi di saperne di più.
“ Quando abbiamo deciso di comporre e registrare il nuovo album, abbiamo deciso che ogni cosa sarebbe dovuta essere al 100% Napalm Death, e cioè musicalmente molto aggressivo e veloce, con dei riffs molto pesanti ed un sound molto live, con un impianto lirico molto valido. Penso che tutti coloro i quali amano i Napalm Death non resteranno delusi, è letteralmente fuckin’ killer!”

Mi spieghi il significato del titolo “The Code Is Red…Long Live The Code”?
“ Il titolo si riferisce allo stato d’emergenza internazionale. È anche un gioco di parole con la famosa frase “King is dead, long live the king”. Nel mondo c’è il “codice rosso”, per via del terrorismo e di altri disastri cui assistiamo ogni giorno. I testi del disco parlano proprio di questo, di questo perenne stato critico in cui viviamo e che deve cambiare. Noi vogliamo che cambi.”

Ti va di approfondire meglio l’aspetto lirico?
“ I testi sono stati scritti da Barney, per cui non so dirti molto di più. Quello che posso aggiungere è che in genere parlano di politica, della cecità e dell’ottusità delle persone, delle armi e delle loro conseguenze. Tutta una serie di messaggi più o meno impegnati, i quali vogliono lanciare un avvertimento sulla direzione che le cose stanno prendendo.”

Al disco hanno partecipato tre ospiti d’eccezione: Jello Biafra, Jeff Walker e Jamie Jasta.
“ Jeff Walker è un mio vecchio amico ed è stato felice di tornare alla musica heavy, cantando sull’album, ci siamo fatti anche delle grosse bevute insieme. Tra una cosa e l’altra gli ho proposto anche di suonare su un mio futuro side-project, ma è ancora tutto allo stato embrionale, quindi non posso dirne molto. Jello Biafra è un altro nostro amico e in passato abbiamo coverizzato i Dead Kennedys e inoltre abbiamo molti amici alla Alternative Tentacles, avevamo anche pensato di registrare il disco a San Francisco ma poi gli abbiamo mandato il dischetto con la canzone e lui ci ha cantato sopra e ce l’ha rimandata, così abbiamo mixato il tutto. Jamie Jasta degli Hatebreed invece stava suonando vicino al luogo dove stavamo registrando il disco così gli abbiamo chiesto di intervenire, molti anni fa lui organizzava concerti per noi. Penso che queste collaborazioni servano a rendere più interessante un disco e a renderlo migliore.”

Ma sbaglio o agli inizi giravano voci che c’era una grossa rivalità tra i Napalm Death e i Carcass?
“ I nostri rapporti sono sempre stati buoni, sono un buon amico con tutte le bands che vedono impegnati dei nostri ex membri, come i Carcass, i Cathedral e i Godflesh. Sono tutti nostri amici e non c’è mai stata alcuna competizione con i Carcass. Per me non c’è mai stato alcun problema.”

Che ricordi hai di quei tempi?
“ Erano dei tempi speciali, è bello ricordarli. Tuttavia all’epoca non avevamo coscienza di quello che stava accadendo, accadeva e basta! Guardandomi indietro sono sorpreso di aver fatto parte di quella scena, creando qualcosa di rivoluzionario, iniziando quando avevo ancora 14 anni e andavo a scuola con la maglietta dei Venom. Conoscevo i Napalm Death già all’epoca di “Scum”, andavo ai loro concerti per scambiare le cassette. Quando mi sono unito a loro, suonavamo ancora nei pub e spesso il promoter era troppo sbronzo per pagarci. Giravamo ancora col van e spesso i concerti saltavano per mancanza di organizzazione. Poi le cose sono migliorate, ma è stata una grande esperienza.”

“Words From The Exit Wound” è stato l’ultimo album, in una qual certa maniera, deludente prima della rinascita con “Enemy Of The Music Business”. Quale è la tua opinione su questo momento importante della vostra carriera?
“ All’epoca suppongo avessimo bisogno di tornare al nostro meglio. All’epoca ci sembrò come tornare indietro, come se il tempo scorresse al contrario. Volevamo tornare a suonare pesanti e incazzati, trattare di cose interessanti, esporci in prima persona, per far capire a tutti quanti che eravamo ancora una band in grado di fare grandi cose. Poi comunque buona parte delle giovani generazioni non ci conoscevano o se ci conoscevano ci ritenevano una specie di dinosauri. Da quel momento in poi siamo tornati a far parte del giro che conta.”

Puoi aggiornarci sulla situazione di Jesse Pintado?
“ Jesse ha avuto dei problemi personali di alcolismo, all’epoca di “Order Of The Leech” è scomparso poco prima di iniziare le registrazioni dell’album. Ci ha reso le cose molto difficili ed è bene che per il momento faccia uno stile di vita più ordinario, con la sua famiglia. Se un giorno volesse tornare certamente ne parleremmo con calma. Tuttavia abbiamo deciso di continuare in quattro, siamo andati avanti per anni tra alti e bassi senza mai desistere. Questo ci ha resi più forti e ci ha fatto acquistare una forte personalità. Adesso dobbiamo concentrarci su quello che vogliamo fare, così come Jesse deve concentrarsi su quello che vuole fare, poi più avanti vedremo cosa accadrà. ”

Voi avete sempre trattato bene o male temi politici e sociale. Come vi ponete nei confronti del servilismo di Blair nei confronti di Bush?
“ Penso che in realtà politica e religione non siano proprio le mie passioni preferite, per me esiste la musica. Non amo la politica e i politici, per me Tony Blair e Bush sono due piccole figure che ogni tanto passano in tv, magari se avessi fatto questa domanda a Barney lui sarebbe stato un fiume in piena.”

Tra poco Carlo si sposa Camilla, vi hanno per caso invitato a suonare al party nuziale?
“ Decisamente no, e nemmeno ci andrei.”

La leggenda vuole che il termine grind sia stato coniato da Mick Harris per descrivere il suono delle vostre chitarre. Quanto c’è di vero in ciò?
“ Si è vero, il primo ad usare il termine grindcore è stato il nostro vecchio batterista Mick (Da non confondersi con l’attuale chitarrista Mitch Harris. N.D.S.L.), nell’86 lui ha inventato questo termine.”

Nel corso degli anni, tra side project e bands nate dalle vostre costole, avete dato vita a moltissime bands! (Gliene nomino alcune e lui parte di filato)
“ I Carcass ci hanno “rubato” il chitarrista Bill Steer, una band di amici che mi piace molto, i Cathedral hanno preso da noi Lee Dorrian, che era il nostro cantante, lui è molto bravo a fare qualsiasi cosa, dal grindcore al rock ’70, i Godflesh hanno preso il nostro chitarrista Justin Broadrick, musica molto pesante e valida così come quella di un altro suo side-project, gli Head Of David. Gli Scorn avevano con loro Mick Harris, erano una buona band, i Meathook Seed avevano Mitch Harris ed erano una band molto influenzata dalla techno music, i Terrorizer hanno visto Jesse Pintado con loro prima che si unisse a noi, una band molto veloce che ha iniziato all’incirca con noi, gli Extreme Noise Terror erano la band di Mick Harris, abbiamo anche suonato con loro. I Benediction sono stati la prima band di Barney prima che entrasse nei Napalm Death, Mick Harris gli produsse i primi due demos prima che firmassero per Nuclear Blast, i Brujeria e i Lock Up mi hanno visto impegnato in prima persona, i primi erano grindcore con un’anima messicana mentre i secondi sono stati tirati su con Nick Barker alla batteria e Jesse Pintado alla chitarra e anche Peter Tagtgren.”

Ti andrebbe di consigliarci qualche valida band estrema?
“ Non c’è una band in particolare, ma tutta una serie di bands che vengono dal Giappone. Quella terra mi affascina molto e hanno alcuni dei gruppi più estremi del pianeta. Teneteli d’occhio mi raccomando!”

Che mi dici dei casini che avete avuto con la Earache Records? Hai mai pensato di poterci tornare?
“ Non saprei, sono in un’età nella quale non riesco a condividere il punto di vista di un’etichetta allo stesso modo in cui condivido quella di una band. Quando hai dei casini con una label, beh prima o poi impari qualcosa da quella situazione, e sono situazioni nelle quali passano molte bands. Il fatto è che anche noi abbiamo delle colpe, perché non siamo stati attenti a tutto quello che accadeva intorno. Per una band l’importante è solamente suonare così capita che tralasci alcune cose. Noi con la Earache sarebbe una situazione non molto simpatica, nonostante ci siano ancora un paio di miei buoni amici che lavorano lì. Ormai è tutto fatto, per entrambi.”

Perché avete scelto la Century Media?
“ Perché è una grossa label ed è una label che ci può permettere finalmente di farci conoscere a dovere in America. Un mio amico lavora con loro così ci propose per l’etichetta sin dai tempi di “Enemy Of The Music Business”. Questa storia mi è girata in testa per molto tempo, così appena ne abbiamo avuto la possibilità abbiamo optato per loro. Ci sanno fare e lavorano al 100% per la band, hanno un interesse genuino per la musica e ciò non guasta mai. C’erano un altro paio di etichette interessate a noi ma non avevano una base in America, invece adesso penso che si possano aprire molte porte per noi.”

Avete suonato praticamente in tutto il mondo, c’è uno show che tu ricordi con particolare piacere?
“ E’ difficile da dire, ma ricordo che nel ’96 abbiamo suonato in Cile davanti a migliaia di persone, c’era un’atmosfera incredibile. La gente da quelle parti ci ama alla follia. Certo abbiamo suonato degli show che simbolicamente parlando erano molto più importanti, come quelli in Unione Sovietica e in Sud Africa su invito dell’African National Congress di Mandela, ma io ricordo con molto piacere il Cile.”

Ok Shane, chiudi pure come vuoi.
“ Ti ringrazio molto per l’intervista, è stato interessante parlare con te. Ringrazio tutti quelli che si supportano e li invito a dare un’occhiata alle nostre date dal vivo, perché con la bella stagione saremo in giro a suonare per i vari festivals. Cheers!”

Intervista a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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