Meshuggah (Marten Hagstrom, guitars)

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Gruppo:Meshuggah

Per un fan sfegatato come me “Catch Thirty-three” è stata una gran delusione, e così mi son armato di spirito critico per chiedere a Marten Hagstrom, chitarrista dei Meshuggah, tutte le spiegazioni possibili del caso. Marten è un tipo tranquillo, non si arrabbia mai, ti dice quello che pensa, è schietto. Ed è una persona squisita, che sa cercare il dialogo e sa esprimere i suoi punti di vista in maniera chiara e convincente. L’intervista ha toccato molti punti, e benché su pochi di essi ci trovavamo in accordo, l’intervista è filata liscia come l’olio, nonostante le mie critiche. Con altri “musicisti” sarebbe finita in rissa, ma Marten non è un musicista, è un grande musicista, e i grandi sanno come trattare gli stronzetti come me.

Ciao Marten, io inizierei con una breve introduzione su “Catch Thirty-three”.
“E’ qualcosa che abbiamo desiderato di fare per molto tempo, avevamo già un paio di anni fa delle idee circa un’unica traccia lunga. Volevamo creare una sorta di soundtrack del concetto Meshuggah e penso ci siamo riusciti molto bene, è qualcosa di molto differente dal classico album.”
In che modo l’avete composto? È nato da una jammin’ session fra tutti voi?
“Non è stata una jam vera e propria quanto piuttosto un progetto creato stando seduti nello studio di nostra proprietà, che condividiamo con i nostri amici Clawfinger. L’abbiamo fatto interamente in studio, con un continuo “brainstorming” che ha coinvolto le macchine a nostra disposizione, registrando tutto quello che facevamo in tempo reale, essendo praticamente connessi con la strumentazione tutto il giorno.”
Ti dirò che l’album non mi piace molto, almeno non come i vostri album precedenti. L’ho trovato troppo ripetitivo. Penso che non abbiate dato il meglio di voi stessi, perché avevate un debito con la Nuclear Blast e adesso con la pubblicazione di questo disco siete finalmente liberi.
“(Parte di filato, sembra una furia. N.D.S.L.) Rispetto la tua opinione ma non la condivido, anzi noi pensiamo che questo sia il nostro miglior album di sempre. Per quanto riguarda la Nuclear Blast, hai ragione, avevamo un debito con loro e adesso siamo liberi. Adesso stiamo negoziando con altre etichette, compresa la Nuclear Blast, e potremmo firmare ancora per loro. Ho già sentito questa storiella che vedrebbe i Meshuggah aver pubblicato questo album solo per concludere il nostro contratto. Questo è stupido! Perché ad essere onesto non abbiamo mai, e dico mai, lavorato tutti i giorni, per un anno, ad un album che non potesse piacerci. Per quanto riguarda la ripetitività dell’album è qualcosa che abbiamo fatto apposta, ecco perché è così lungo, non volevamo fare un album che suonasse come uno dei nostri precedenti, noi volevamo davvero provare qualcosa di nuovo. È diverso dal fare una manciata di canzoni ordinarie, perché i Meshuggah finora si sono limitati a fare albums che poi erano giudicati dagli ascoltatori con termini quali “è buono…è cattivo…”. Questa volta volevamo fare un disco che non avesse nulla a che fare con il comune concetto di canzone, volevamo fare una sorta di soundtrack o una sinfonia classica, molto lunga e ripetitiva. Però se ascolti attentamente, anche se è una questione di gusti, potresti ascoltare delle piccole differenze, nel senso che almeno non ripetiamo ogni cosa ogni volta. Per noi, probabilmente questo è l’album più “Meshuggah” che abbiamo mai composto.”
Forse è un’impressione solo mia…
“Certo! Ma è ok! Per noi non fa differenza, sapevamo già che alcune persone sarebbero potute rimanere deluse. Certo se ami “Chaosphere” che è molto più veloce e furioso, difficilmente ti potrà piacere un album così diverso come “Catch Thirty-three”, che è molto più lento e ripetitivo. La tua analisi è perfetta, ma noi volevamo che suonasse così, che suonasse ipnotico, ci piacciono queste cose.”
Intendevo anche, ad esempio, che se ascolti l’opener “Autonomy Lost”, dopo pochi secondi sai già dove andrà a parare la canzone. Hai anche detto che il disco è una singola canzone suddivisa in tredici tracce, ma in realtà sono tre tracce lunghe inframmezzate da lunghi arpeggi.
“Direi di no. Se questa è l’impressione che hai avuto per me è ok, ma ho ascoltato anche altre persone che mi hanno detto che per loro sono quattordici tracce. Noi l’abbiamo scritta come fosse un’unica traccia.”
Credo alle tue parole, ma questa è la mia impressione…
“Oh, non c’è problema! Questo è il bello della musica, che ognuno può farsi la propria opinione! Se per te sono tre songs e per un altro sono quattordici va bene, ma noi sappiamo che è stata scritta come un’unica traccia.”
Ho un altro dubbio. Nei credits del disco c’è scritto che i Meshuggah hanno provveduto al “drum programming”. Significa forse che Tomas Haake non ha suonato interamente la batteria su disco?
“Si!”
Cioè vuoi dire che alcune parti sono suonate da una drum machine?
“ Tutto è drum machine.”
Tutto!?!
“Tutto!”
Quindi Tomas Haake non ha suonato sull’album?!?
“No!”
Oh! Questa è una grandissima sorpresa per me!
“Molte persone sono rimaste sorprese da ciò. Noi abbiamo suonato insieme per molto tempo in questa band e prima di registrare il disco abbiamo fatto dei demos dove suonava Tomas, così poi abbiamo programmato la batteria sulle parti che Tomas ha suonato sul demo. È qualcosa che abbiamo fatto per rendere il tutto più interessante, abbiamo programmato la batteria, abbiamo registrato le chitarre ed il basso, e poi abbiamo portato tutto in studio. Ma nessuno è in grado di capire che quella è una drum machine!”
È davvero difficile capirlo!
“Infatti suona come suonerebbe normalmente, con lo stile di Tomas, ma la cosa che è importante per noi è che sul prossimo album Tomas suonerà come suo solito. Voglio inoltre dire che non abbiamo aggiunto nulla che Tomas non fosse in grado di suonare con le sue braccia e le sue gambe. Molte persone hanno sempre sottolineato la nostra bravura tecnica e la nostra complessità, ma non c’è nulla di più sbagliato. Noi componiamo musica che ci piace che noi pensiamo sia piacevole da ascoltare, qualche volta è tecnica, altre volte è complessa, altre ancora è veloce, o intensa o quello che vuoi, ma per noi non c’è differenza, per noi quello che conta è comporre buona musica, non siamo interessati a mostrare quello che valiamo con i nostri strumenti. Quindi per Tomas non è importante non aver suonato, quello che conta per lui è che l’album gli piaccia.”
Ok, ma la mia opinione è che quando hai un batterista incredibile come Tomas hai il dovere morale di utilizzarlo appieno!
"Normalmente potrei capirlo se questo facesse differenza, ma se lui non lo dice in giro nessuno se ne accorgerà! Quindi qual è il problema?”
Però saprai per i metallari l’aspetto tecnico/umano è importante, per loro un batterista vero è sempre meglio di qualunque drum machine.
“So che molti la pensano così, ma per noi e per molte delle band con cui abbiamo suonato non è così. Supponiamo che tu vada a casa di un tuo amico e ti piaccia come ha dipinto la sua parete, mica ti interessa in che modo l’ha dipinta? Mica ti interessa se l’ha dipinta a mano o con l’aerografo? Cioè se l’ha dipinta a mano è buona o altrimenti è merda? Noi pensiamo lo stesso della musica. La musica è molto più del semplice suonare la chitarra a 200 miglia l’ora, quello che importa è la musica che crei. Altrimenti potremmo anche dire che Beethoven faceva schifo perché non suonava tutti gli strumenti per i quali componeva.”
Ma sarete in grado di suonare il disco dal vivo interamente?
“Probabilmente potremmo, ma non c’è ragione di farlo. Probabilmente suoneremo circa quattordici minuti di “Catch Thirty-three”, e lo stesso faremo per gli altri dischi, anche se magari sacrificheremo qualche disco a vantaggio di altri. Quando partiremo in tour, ci siederemo a tavolino e sceglieremo quale parte del disco potrà essere riproposta meglio dal vivo, e la suoneremo. Probabilmente suoneremo le parti più intense.”
Che fine ha fatto il bassista Gustaf Hielm?
“Gustaf ha suonato solo su “Chaosphere”, poi dopo io e Frederick ci siamo occupati delle parti di basso e siamo rimasti sempre in quattro. Poi abbiamo avuto dei problemi, perché avevamo opinioni differenti circa la musica, voleva prendere decisioni importanti sul nostro sound. Dopo di lui non abbiamo più avuto bassisti nella band, e dal vivo ci siamo fatti aiutare dal bassista degli In Flames, mentre sui dischi le parti le suoniamo io e Fred.”
Proprio in questo momento hanno eletto il nuovo Papa, sento le campane a festa.
“L’hanno eletto? Chi è?”
Oh non saprei, sono al telefono con te.
“La Svezia non è un paese cattolico, è un paese cristiano (Luterano per la precisione N.D.S.L.), quindi non è che ci importi molto chi sia il Papa. È una cosa buona per quei paesi dove il cattolicesimo è importante, come in Spagna, Francia, Italia e Germania.”
Una cosa che mi stupisce è che fino ad un certo punto della vostra carriera siete stati sottovalutati, poi dopo che avete suonato all’Ozzfest, tutti i magazines si sono accorti di voi, e così siete diventati la “next big thing”.
“ Vero, dopo che abbiamo suonato negli States siamo diventati molto popolari. Siamo stati fortunati a fare dei buoni tour con l’Ozzfest, con i Tool e gli Slayer. Noi vendiamo molto di più in America che non in Europa, non so il perché ma le persone a volte sono strane, non sai mai prevedere le loro reazioni. Adesso che abbiamo pubblicato il nostro album, i responsi in America sono già molto buoni e quindi speriamo di tornare a suonare oltre oceano.
Il fatto che si siano accorti di noi così tardi forse è solo dovuto al fatto che non facciamo musica immediata, non è musica che puoi ascoltare distrattamente, per apprezzarla devi concentrarti al massimo. A noi piace che la gente ci ascolti con attenzione, certo non è musica che puoi mettere ad una festa, la rovineresti!”
Sul nuovo album ci sono ancora le famose chitarre ad otto corde? Ne sono state vendute molte?
“Si, le abbiamo usate. In realtà ci sono solo due chitarre, una per me e una per Fred, e quindi non le puoi comprare. La Ibanez forse le produrrà, intanto una versione custom si può ordinare dal tizio svedese che ce le ha fatte conoscere. All’epoca cercavamo di ottenere un sound ancora più basso e cupo e lui ci suggerì di provare le sue chitarre. Fummo subito colpiti dal loro killer sound!”
Molti fans dei Meshuggah vorrebbero un altro album simile a “Chaosphere”, me compreso che lo considero il vostro migliore. È un album molto oscuro e malato, pesante e brutale.
“Sono molto fiero di quell’album, penso che sia un album molto valido. È l’album “punk” dei Meshuggah, è tutto così energico e folle. La cosa bella è che molte persone pensano che il nostro album migliore sia “Destroy Erase Improve”, molte altre pensano che sia “Nothing” e così via. Questo perché non abbiamo mai suonato la stessa cosa due volte di seguito. Quando abbiamo pubblicato “Chaosphere” non volevamo un altro disco come “DEI”, volevamo migliorare. E dopo quell’album infatti abbiamo fatto “Nothing”, che è molto più giocato sui mid-tempos. Se hai questi gusti probabilmente ti piacerà il nostro Ep “I”.”
Ma è vero che la ragione per la quale “Chaosphere” suona così oscuro è perchè la Nuclear Blast vi mise fretta per pubblicare il disco?
“Si e no. Non credo che l’album suoni oscuro per quel motivo, ma piuttosto perché attraversavamo un brutto periodo, un periodo molto stressante. Però ti dirò che per me quell’album è molto meno oscuro di “Catch Thirty-three”, anche se è molto più brutale. È un album brutale, aggressivo, veloce.”
Avete suonato con molte grandi bands, come Slayer, Tool e Strapping Young Lad. Cosa avete imparato da loro?
“Dipende dalle bands. Abbiamo imparato molto dai Tool, abbiamo imparato come rappresentare noi stessi in sede live, perché all’inizio noi pensavamo solo ad andare on stage, spaccare il culo alla gente suonando la nostra merda e andare fuori di testa. Da loro abbiamo imparato anche come suonare delle setlists più lunghe, semplicemente guardandoli suonare e imparando quindi quanto è importante avere un set dinamico, con songs varie e più lente. Infatti abbiamo imparato che quando suonavamo pezzi da “Chaosphere”, la gente era tutta fuori da altre parti (Ho sempre detto che gli americani non ci capiscono un cazzo N.D.S.L.). Loro erano in grado di suonare un live show assolutamente perfetto per oltre un’ora e mezza. Quindi è importante avere un set dinamico.”
Siete definiti, anche nella vostra info sheet, come “Cyber Thrash Metal”, un’etichetta che viene usata spesso anche per definire bands come Fear Factory e Strapping Young Lad. Cosa significa per voi quella definizione?
“Non lo so! Non ho mai capito cosa significhi quest’etichetta! Perfino le bands che hai nominato, e che sono delle grandissime bands, pur avendo una certa simbologia in comune, per il resto non hanno nulla da spartire, e allo stesso tempo noi siamo molto diversi da entrambi. Le uniche cose che possiamo avere in comune è l’approccio avanguardistico all’idea musicale, ed il fatto di suonare musica intensa ed aggressiva, con un tocco sperimentale. Quando suoni musica che la gente non capisce, come il progressive metal, lo chiamano cyber thrash o “mesh metal” e io non saprei dirti davvero cosa significa!”
Ma hai ascoltato le ultime fatiche delle due bands citate? Intendo “Archetype” e “Alien”. Tra le altre cose quest’ultimo l’ho da poco recensito ed è davvero un gran disco, che si rifà molto a “City”.
“Ho ascoltato una canzone da “Archetype” molto tempo fa e mi sembrava molto buona. “Alien” è davvero molto buono, almeno per quello che ho ascoltato. “City” è uno dei miei dischi preferiti.”
Presto partirete in tour. Chi aprirà per voi?
“Ad essere onesto non saprei, visto che avremo diverse bands che apriranno per noi. Penso che saranno decise nelle prossime settimane. Il tour inizierà da Stoccolma il prossimo 20 Maggio e saremo in giro per circa tre settimane e faremo una ventina di shows. Andremo anche ad est, a Budapest, mentre in Italia suoneremo a Milano. Suoneremo anche in alcuni festivals.”
So che suonerete anche al Rock Am Ring. È davvero un bel colpo per voi.
“Certamente è una buona occasione, anche perché manchiamo da molto tempo in Germania. Suoneremo anche ad un altro festival il Rock Im Park, sono alcuni dei festivals più importanti in Europa e avremo occasione di suonare davanti ad un sacco di persone, provenienti da tutta Europa.”
Ok Marten, siamo alla fine, vuoi aggiungere qualcosa?
“Voglio invitare tutti i ragazzi italiani ad ascoltare “Catch Thirty-three” e a venirci a veder dal vivo. È sempre bello venire in Italia, ci siamo già stati nel ’96.”
Ti ringrazio.
“ Oh Grazie a te!”
Vorrei solo dirti che io sono un vostro grande fan e che ho tutti i vostri dischi.
“ Grande! Sono felice che ti garbiamo così tanto!”
Era per dirti che anche se non ritengo “Catch Thirty-three” un grande album, lo ascolto praticamente tutti i giorni, perché amo i Meshuggah, ma nella mia recensione ho dovuto essere obiettivo.
“Oh, non c’è problema. Puoi dire quello che vuoi, questo è un mondo libero. Questo è il bello. Non puoi piacere a tutti, quello che intendo dire è che quando pubblichi un disco, lo fai e basta e la cosa che ti interessa e che piaccia a te stesso. Come ho detto io considero quest’album speciale, per tutti i suoi 47 minuti.”
Io spero solo che dal prossimo album tirate fuori qualcosa che si avvicini a “Chaosphere”.
“Non si sa mai. Non so come suonerà, ma sono abbastanza certo che non suonerà come “Chaosphere” e forse neanche come “Catch Thirty-three”. Potrebbe essere qualsiasi cosa!”
Allora attenderò impaziente, come al solito.
“ Lo spero!”
Allora buona fortuna, ciao!
“ Bye bye.”

Intervista a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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