Sabaton: l’ultima frontiera dell’heavy metal svedese

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In occasione del promoday milanese, Metal.it ha incontrato Par e Joakim dei Sabaton per parlare della nuova release del combo svedese, "The Last Stand", in uscita il prossimo 19 agosto per Nuclear Blast Records. In questa esclusiva intervista, visibile a questo indirizzo, i paladini del metal scandinavo ci raccontano cosa rappresenta per loro questo nuovo album e ci snocciolano alcune chicche inerenti ai prossimi progetti della band, tra cui un tour europeo con gli Accept!

Lettori di Metal.it, oggi siamo qui in compagnia degli svedesi Sabaton. Come va?
J: Molto bene, grazie. E tu?
Molto bene! Siamo di nuovo qui a Milano dopo due anni dalla nostra ultima chiacchierata. Come state visti gli impegni della stagione estiva, i festival e tutto il resto?
J: Sì, sono tempi duri!
P: sì, sono tempi difficili in quanto stiamo incastrando i festival mentre facciamo promozione per il nuovo album, “The Last Stand”… per cui siamo costantemente on the road durante l’estate. È piuttosto eccitante vedere questo – e sono tempi piuttosto divertenti anche per noi, non solo per i fan – perché una volta registrato il disco non sappiamo realmente cosa la gente penserà dell’album, quindi è bello venire qui e presentare il disco ad un paio di giornalisti che conosciamo da parecchio tempo. È bello vedere i riscontri, in quanto sono le prime persone ad aver ascoltato il disco per ovvie ragioni, anche se ci piacerebbe poterlo presentare anche ai fan. È bello vedere i riscontri, ci dà sicurezza per la pubblicazione.
Se non sbaglio, “The Last Stand”, il nuovo album, uscirà ad Agosto, per cui partiamo da una domanda elementare: perché avete scelto questo titolo per il disco?
P: Credo che “The Last Stand” sia il titolo giusto, nonché un buon argomento per un album dei Sabaton. Riprende in maniera naturale il filo lasciato con “Heroes” e molte di queste storie si adattavano bene al disco precedente. “The Last Stand” è un album che ben si adatta ai Sabaton e ha alcune storie ben note, altre un po’ meno conosciute, narrate nel tipico stile della band. Quando abbiamo lavorato al disco, ci erano venute in mente alcune storie, ma alcune sono sbucate fuori nel bel mezzo della lavorazione…
J: E dobbiamo ringraziare i fan che ci hanno fatto conoscere alcune di queste storie! È bello perché solitamente siamo rimasti dentro la storia militare per alcune ragioni, quindi abbiamo parlato di guerre eccezion fatta per “Carolus Rex”. Questa volta abbiamo coperto un periodo storico di circa 2500 anni: siamo in Europa, in Africa, in Asia… A livello geografico ci siamo allargati anche per quello che riguarda l’arco temporale, rendendo il tutto molto più vario rispetto ai nostri lavori precedenti. A dire la verità è stato piuttosto bello!
P: E non solo a livello tematico è un album molto vario, lo è anche a livello musicale!
J: Oh sì. Molto vario!
P: Sia a livello tematico, che a livello musicale è forse l’album più vario che i Sabaton abbiano mai fatto e ancora mantiene tutti gli elementi che un fan della band vorrebbe trovare!
J: Parlando di musica, è molto più vario rispetto ad un normale album. Non vi è nulla di strano, questa diversità era presente in passato, c’era nei singoli album
P: Sì!
Come avete menzionato, “Heroes” era una sorta di concept album basato su personaggi molto specifici, se così si può dire, mentre quest’ultimo sembra essere un viaggio nel tempo. Ascoltando il disco, scusate devo leggere il titolo…
J: Nessun problema.
Ascoltando, ad esempio, “Last Dying Breath” sembra di avere a che fare con la Seconda Guerra Mondiale.
J: No, la prima!
Sì, giusto, mentre con il secondo singolo pubblicato, “Blood Of Bannockburn”, siamo già al..
P: 13 secolo.
Esatto. Vorrei chiedervi se avete optato specificamente per questo periodo perché, come posso dire, sembra di affrontare un viaggio sulle montagne russe…
J: Grazie! È quello che stavo tentando di dire anche io! È una corsa sulle montagne russe, ti ringrazio!
È stata una sorta di decisione precisa o è stato piuttosto naturale?
J: Credo che sia stata la musica ad aggiungere quella sensazione. Voglio dire, non ci siamo seduti e non abbiamo pianificato di coprire tutto il periodo storico militare, ma volevamo trovare le storie più interessanti ed così sono uscite le storie più belle della storia. Alcune storie che volevamo raccontare non potevano essere raccontate a causa della musica, mentre alcune storie sono sbucate fuori proprio dalla casella email di Par, poiché suggeriteci dai fan. Quando abbiamo deciso come trattare “The Last Stand”, la nostra prima conversazione convergeva sul fatto di voler inserire le storie più scontate, perché la prima storia che poteva risultare archetipica era Sparta e ci siamo detti: “Mmmh, tutti conoscono la storia di Sparta. Forse non dovremmo includerla”. Ci siamo guardati e ci siamo detti: “Saremmo degli stolti se non la includessimo nel disco”.
P: E una volta portato a termine, abbiamo visto come avevamo coperto 2000 anni di storia… per cui eravamo senza limiti!
Come avete sottolineato – e sono d’accordo con quest’affermazione – questo è il disco più vario mai realizzato dai Sabaton. Ci sono tanti argomenti, molto diversi fra loro, c’è un sacco di “epicità”, se così possiamo dire. Mi suona molto pomposo, ho riscontrato elementi classici che incontrano quelli della vecchia scuola che mantengono ugualmente il sound moderno. Vorrei chiedervi ora qualcosa riguardo la creazione del disco, so che avete lavorato con Peter Tagtgren dei Pain e Hypocrisy presso gli Abyss Studio. È la terza volta che lavorate con questo grande artista, che tipo di approccio ha usato Peter questa volta?
J: In un modo o nell’altro abbiamo sempre lavorato con Peter negli ultimi 15 anni, è iniziato tutto con suo fratello che ha registrato e Peter è subentrato per dargli consigli, finché non siamo giunti a lavorare a “The Art of War”. Tommy ha registrato e Peter ha missato. Peter ha poi registrato la batteria in “Coat Of Arms”, Fredrik Nodstrom lo ha missato e fino a “Carolus Rex” abbiamo sempre lavorato con Peter. Quando si tratta del sound dei Sabaton, il modo in cui il suono suona nella produzione, Peter e suo fratello Tommy sono i veri responsabili del sound e gli siamo molto grati! A livello musicale… Mmh, ho lavorato con Peter ad un brano presente in “Heroes”, ovvero “Inmate 4019”, ma eccezione fatta per quella non produce la nostra musica, sebbene possa farlo, lo fa per molte altre band ma quando arriviamo in studio il 95% delle cose, include le armonie vocali ecc, sono già pronte e sistemate… per cui a livello musicale mi sento di dire che non ha giocato un grande ruolo, anche se lui è il re della produzione. Credo che questa volta la variazione derivi da ragioni naturali. Quando abbiamo composto “Heroes”, era il primo disco con la nuova lineup e dovevamo provare - anche se non ci abbiamo pensato a livello conscio di dare uno sguardo al passato e di rimanere così ancorati allo spazio temporale dei Sabaton, forse coscientemente o forse no – che i Sabaton sono ancora gli stessi. Ora, dopo un paio di anni di tour ed un album alle spalle, non ci sono dubbi che i Sabaton siano i Sabaton e forse alcune di quelle variazioni o esperimenti che non erano presenti in “Heroes” hanno avuto successo in questo nuovo disco; ad esempio, uno dei primi brani composti per questo album è stato “Blood Of Bannockburn”, che è un brano scritto in scala maggiore anziché minore e che include l’uso dell’organo hammond, uno strumento non proprio tipico per i Sabaton! La gente continua a chiederci se il disco sarà più duro, più veloce, più delicato o più lento. Noi non l’abbiamo mai vista in quest’ottica, volevamo fare brani migliori e un buon pezzo a volte può essere un brano rock n roll con l’organo hammond! Un buon brano può essere thrash metal e tutto ciò che vi passa in mezzo può essere un brano dei Sabaton!
Ascoltando il disco, mi è parso di percepire una sorta di proseguimento di “Heroes”, anche se sembra avere dei richiami ai vostri lavori precedenti, come ad esempio “Carolus Rex”. Vorrei quindi chiedervi se siete d’accordo con questa mia affermazione…
P: Il nuovo album possiede alcuni dei brani tipici dei Sabaton e altri che risaltano, che spiccano. C’è sempre quello che si suol chiamare “qualcosa che suona come i Sabaton”. Se lo vediamo come un cerchio, questo cerchio cresce di album in album e cresce sempre di più fino a sconfinare dai bordi ed è qui che si sconfina, pur rimanendo all’interno del cerchio. Se sei un fan dei Sabaton e ascolti quest’ultimo disco, noti dei nuovi elementi ma senti decisamente il sound tipico della band, abbiamo dei pezzi classici, non abbiamo nulla da temere!
J: Quando ci dirigiamo verso una nuova direzione, cerchiamo di seguirla. Prendiamo ad esempio il primo album, “Metalizer”: all’epoca il sound dei Sabaton era piccolo così, poi è arrivato “Primo Victoria” e il sound si è spostato verso questa direzione, un’altra canzone ha spostato il tutto verso quest’altra direzione per cui il cerchio è diventato sempre più grande. Ciò che mi piace maggiormente di quest’album è che mentre il sound si evolveva, non abbiamo pensato affatto ad essere più duri e spostiamo tutto verso quel lido. Quando ci espandiamo, andiamo da tutte le parti. C’è sì roba più dura e più aggressiva, ha il riffing più duro che una canzone thrash abbia mai avuto.
P: E questo cerchio diventerà ancora più grande in 20 anni.
J: Quella sì che sarebbe una grossa sfida!
P: Ci sarà di tutto, non dico che ci sarà del pop ma il cerchio sarà bello allargato!
Per presentare bene l’album avete pubblicato un primo singolo, “The Lost Battalion”. Devo dire che ascoltando il singolo mi ha ricordato qualcosa di “Uprising”, forse a causa del ritornello… Perché avete deciso di presentare il disco con questo specifico brano?
P: è un brano piuttosto strano a modo suo, non ha un vero drumkit, ha un programma che ha ricreato il suono della guerra. Invece di optare per un drumkit, abbiamo preferito usare una “machine gun” e abbiamo cambiato tutti i suoni della batteria. Con questo primo singolo volevamo sorprendere la gente e dir loro: “Eccovi qualcosa che non avevate sentito prima d’ora!” e ci siamo riusciti! Siamo riusciti a realizzare un brano senza utilizzare la batteria!
J: Già già, esattamente! Non volevamo pubblicare un singolo che non suonasse in stile Sabaton, per cui mi sento di dire che quel brano non è in stile Sabaton a livello di produzione, ma quando tu stessa parli di ritornelli e melodie allora sì che parliamo dello stile Sabaton! Credo che sia divertente, perché se vuoi stereotipare la band e i tipici ritornelli e usare lo stesso cambio melodico e le stesse armonie, perché dovremmo farlo allo stesso modo utilizzato precedentemente? Possiamo espanderci dal famoso cerchio e possiamo crescere. A dire il vero è uno dei miei brani preferiti dell’album.
Credete che questo brano possa essere uno dei più rappresentativi del disco?
J: No.
P: Non credo che sia uno dei brani più rappresentativi del disco,
J: No, nemmeno “Blood Of Bannockburn” lo è.
P: Rappresentano indubbiamente qualcosa, come la diversità dell’album. Sì, rappresentano il disco ma non rappresentano ciò che un fan penserebbe di trovare di tipico.
J: Sì, esattamente! Ad essere onesti, ho già visto alcune persone preoccupate dopo aver ascoltato quei pezzi e si sono dette: “Oh, dove sono le canzoni tipiche dei Sabaton?”. Voglio dire, se rilasciassimo i brani in tipico stile Sabaton, nessuno ne sarebbe sorpreso, per cui perché pubblicare un singolo simile?
P: Sì e la gente si lamenterebbe e direbbe: “oh ma suona allo stesso modo!”.
J: Esattamente! Fidatevi, fan vi voglio bene ma abbiamo una situazione approssimativa: se facessimo una canzone in stile Sabaton, tutti direbbero: “Oh ma non è cambiato nulla”, mentre se espandessimo i nostri orizzonti e creassimo qualcosa di nuovo, il rimanente 50% direbbe: “oh, questi non sono più i Sabaton”. Mi dispiace, vi adoro ma è una rottura di palle!
Cosa potete dirmi del secondo singolo? Ascoltandolo sono rimasta sorpresa dall’utilizzo delle cornamuse, per cui vorrei chiedervi qualcosa a riguardo.
P: Sì, è stata la prima canzone che abbiamo scritto un anno fa dove abbiamo dato spazio allo strumento principale, l’hammond. Avevamo già usato questo strumento prima, ma non credo fosse l’elemento predominante.
J: No, era stato usato come assolo o in sottofondo.
P: Lo abbiamo fatto questa volta e a dire il vero, uno dei nostri avvocati ci ha messo mano…
Un avvocato?
P: lo ha suonato nell’album. Abbiamo iniziato a lavorare con lui nel 2010 e ci ha sempre detto che se avessimo composto una canzone con l’hammond, avrebbe voluto suonarla lui.
J: E’ una delle ragioni per le quali ha iniziato a lavorare con noi. Alla fine del 2015 lo abbiamo chiamato dicendo che avevamo la canzone per lui con tanto di organo e gli ho ricordato che nel 2010 ci disse quella cosa, ricordandogli che doveva mantenere la sua promessa. La sua risposta è stata: “Oh merda, la mia cazzo di bocca. Devo affittare un caravan, guidare per sette ore per suonare una sola canzone?”. Gli ho detto: “Sì, è quello che devi fare!”.
P: Sì, avevamo la canzone registrata e mentre stavamo componendo il testo, abbiamo pensato alla Scozia e abbiamo pensato che aggiungendo la cornamusa quest’ultima si sarebbe adattata bene al testo. Lo strumento ha dato una bella atmosfera al pezzo, quindi non appena ascolti il brano hai già un’idea del periodo storico nel quale ti trovi. Credo che il risultato sia molto buono grazie anche alle cornamusa.
J: Sì, è piuttosto sorprendente perché se ci pensi non ci sono molti strumenti che riesci a collocare in una determinata posizione geografica. Se ad esempio si suonasse lo strumento indiano, la Keytar, subito lo ricolleghi all’India, ma sai, non ci sono tanti strumenti che facciano parte della tradizione svedese, come la key harp o il key violin, e anche se suona come un violino nessuno lo riconoscerebbe immediatamente, a meno che non sia un musicista o qualche appassionato di quel genere di strumentazione. Ogni paese ha il suo strumento speciale, ma quanti strumenti del moderno occidentale potrebbero essere riconosciuti all’istante? Personalmente, direi 4 o 5. È figo!
Questo è il secondo album prodotto con Thobbe, Chris e Hannes, “i nuovi ragazzi”.
J: Anche se non sono poi tanto nuovi!
Per noi lo sono ancora! Cosa potete dirci del loro contributo?
P: I nuovi ragazzi hanno suonato con noi già da un po’ di tempo ormai, non c’è più questa sensazione di novità, ma credo che con questo nuovo album vi fosse più fiducia, perché col precedente disco la gente si domandava se i Sabaton fossero rimasti tali nonostante l’ingresso dei nuovi innesti. Con il nuovo album c’è stata una maggiore libertà, in un certo modo.
J: Parliamo di quel senso di sicurezza che deriva dal fatto che non importa chi suona, poiché i Sabaton sono sempre i Sabaton! Questo ti dà più libertà, qua si sente più libertà da parte di Chris ad esempio, non ha cercato di copiare ciò che si era fatto prima. Ci è voluto un po’ prima che io e Par ci rendessimo conto che i Sabaton potevano essere gli stessi anche senza Oskar, Richard e Dan, e dopo un paio di settimane in tour la risposta è arrivata da sé. Ovviamente possiamo! Non ce ne siamo resi conto fino a quando non abbiamo pubblicato “Heroes”, non importava chi suonasse la chitarra, davamo più importanza a come fosse scritta la canzone e a chi la producesse.
Come ben sapete, tra qualche giorno suonerete al Sonisphere a Roma insieme agli Iron Maiden e a molte altre band. Avrete modo di presentare qualche brano inedito al pubblico romano?
J: Credo che sicuramente suoneremo “The Lost Battalion”. Avremo una scaletta molto limitata e vorremo cercare di fare un po’ di tutto, ma non credo che suoneremo “Blood Of Bannockburn” perché suoneremo solo per 55 minuti, quindi non potremo concentrare tutto!
P: E’ un po’ un peccato, è molto meglio quando suoniamo in veste di headliner, il che succederà in autunno quando torneremo qui insieme agli Accept. In quel caso suoneremo molti più brani, alcuni piuttosto richiesti dal pubblico. Vedremo quali pezzi tratti dal nuovo album riusciremo a presentare in tour.
J: Non sappiamo ancora quali potremmo portare, ne faremo alcuni sicuramente ma credo ci sarà abbastanza materiale tratto dal nuovo album che presenteremo ai prossimi show e cercheremo di introdurre molto altro, dato che ogni volta c’è sempre gente nuova. In uno show da headliner trovi sempre quelle persone che sono state con noi per cui potremmo presentare brani che la gente conosce bene.
P: Sì, decisamente. La scaletta che presenteremo a Roma (l’intervista si è tenuta il 22 luglio, due giorni prima dello show nella Capitale, ndr) tra un paio di giorni sarà completamente diversa da quella che offriremo in inverno, sicuramente!
Non siete eccitati all’idea di suonare lo stesso giorno degli Iron Maiden?
P: Ovviamente lo siamo! Abbiamo già avuto modo di andare in tour con la band parecchie volte. Andiamo molto d’accordo con gli Iron Maiden, siamo sempre stati ben accettati dai loro fan
J: Fantastica crew!
P: E’ una band molto stimolante, ci hanno ispirati quando abbiamo iniziato il nostro percorso 17 anni fa e tuttora sono stimolanti. È bello essere tutti qui assieme, c’è una bella atmosfera!
Avete confermato di essere al lavoro su un tour da headliner in inverno con gli Accept, per cui confermate che il tour avverrà?
P: Sì, il tour si terrà in inverno e suoneremo a Milano.
J: Per qualche strana ragione, tutti questi annunci sono sbucati fuori subito dopo aver suonato in quei paesi, mi chiedo come mai…
In attesa di vedervi a breve, vi auguro tutto il meglio e
J: Grazie!
Come la tradizione vuole, vi offro la possibilità di condividere le parole finali. So che non vi piace ma dovete!
P: Credo che al momento questo sia un bel momento per noi, l’attesa della pubblicazione di un nuovo album. Abbiamo lavorato tanto e quando un album viene presentato alla gente è un bel momento, è bello sedersi e guardare Internet, vedere le reazioni delle persone, sentire che la gente ha acquistato il disco e se lo sta ascoltando a casa…
J: Molto eccitante, a dire il vero! È sempre bello vedere le reazioni della gente, dopodiché arriva il secondo kicker, ovvero aspettare sei mesi e vedere le reali reazioni, perché la gente cambia spesso idea sugli album dei Sabaton!
P: è divertente vedere le solite persone che conosciamo da anni, in quanto fan della band, e alcune di loro si sono lamentate dei primi due singoli, dicendo che non suonavano affatto in stile Sabaton! Sarà divertente leggere cosa diranno quando l’album sarà sul mercato, perché sono convinto che alcune persone siano lì per un giusto motivo!
J: Come hai detto, è una corsa sulle montagne russe! Non sai mai come la corsa andrà a finire!
Almeno non vomiterà nessuno!
J: No! Spero non succeda!
Non accadrà. Te lo prometto! Come già detto, ci vediamo presto in Italia e…tack sa mycket!
P&J: Tack!
Intervista a cura di Arianna G.

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