Copertina 8,5

Info

Past
Anno di uscita:1991
Durata:53 min.
Etichetta:Atlantic

Tracklist

  1. COMA
  2. INFECTIOUS
  3. BLOOD MONEY
  4. THANX FOR NOTHIN'
  5. BARE BONES
  6. HORRORSCOPE
  7. NEW MACHINE
  8. FRANKENSTEIN
  9. LIVE YOUNG, DIE FREE
  10. NICE DAY FOR A FUNERAL
  11. SOLITUDE

Line up

  • Bobby 'Blitz' Ellsworth: vocals
  • Carlos 'D.D.' Verni: bass
  • Merritt Gant: guitars
  • Rob Cannavino: guitars
  • Sid Falck: drums

Voto medio utenti

Spesso considerati una formazione di seconda scena, gli Overkill furono tra le band che negli anni di declino del thrash seppero apportare un contributo di qualità al tentativo, destinato comunque al fallimento, di risollevare le sorti del genere principe del metal americano di fine anni ’80. “Horrorscope”, il loro quinto studio album, si colloca esattamente in questi termini.
Rispetto al precedente “The Years Of Decay”, che nell’89 si impose come masterpiece delle tradizione speed/thrash statunitense, il nuovo prodotto del gruppo newyorchese abbraccia una stile maggiormente cadenzato e solido, distanziandosi considerevolmente dal trend delle composizioni precedenti. Ciò fu probabilmente causato dall’avvicendamento alla chitarra tra Bobby Gustafson e la coppia Gant/Cannavino, che di fatto traghetta la formazione nei canoni stilistici degli anni ‘90.
Non deve sorprendere, quindi, se in “Horrorscope” non si trova più traccia dei classici riff taglienti come lame che caratterizzavano tutte le formazioni thrash d'estrazione speed quali erano gli Overkill.
Nonostante questo, il gruppo dimostra che ci sa fare ancora alla grande e con lo scorrere delle tracce ci si rendere conto che Blitz e soci, forse un po' inconsapevolmente, hanno dato alle stampe il disco più sinceramente maligno del thrash americano.
La sensazione, che prende piede nel corso della prima metà dell’album su alcuni stacchi di basso e sull’incidenza lontanamente claustrofobica delle ritmiche di chitarra, si trasforma in certezza a metà esatta del disco, quando all’orecchio giungono le note distorte di Verni, preludio alla title track facilmente identificabile come il picco più elevato dell’intero album.
In merito a questo brano l’appellativo di capolavoro è quanto mai azzeccato. Se cercate la definizione di malignità nel thrash (ma non solo dal momento che questo pezzo da la polvere ad intere discografie incentrate sul manierismo più o meno oscuro) questa è la risposta maggiormente calzante che possiate trovare.
“Horrorscope” è un autentico punto d'arrivo non solo all'interno del disco (che in parte patisce l'eccezionale tracotanza qualitativa del brano) ma per tutta la carriera del gruppo che negli anni successivi non sarà mai più in grado di ripetersi a questi livelli.
Archiviata la title track non si pensi d'aver chiuso, perché la band ci intrattiene in maniera impeccabile con altri 5 brani che mantengono invariato il trademark fin qui esposto con qualche accelerazione tempistica qua e la, sempre dominata da una compattezza di riffing che stupisce in quanto mai fine a se stessa e quindi noiosa.
Unico punto di stacco in questo quadro è rappresentato dalla cover di “Frankenstein”, strumentale originariamente concepita da Edgar Winter che si connota come il brano più scanzonato del disco in cui gli Overkill danno libero sfogo alla propria abilità. Assolutamente da assaporare la prova di Falck alla batteria!
Lo sfumare di “Nice day... for a funeral” introduce a “Soulitude” bellissima semi-ballata in cui la formazione si rende autrice di una prova eccezionalmente sentita, che mette in luce la sopraffina ugola di Blitz.
Con questo brano cala il sipario sull'album che è riuscito nell'impresa di non sfigurare davanti alle mastodontiche dimensioni del suo predecessore e che negli anni si è connotato come l'ultima grande prova della band, da cui attendiamo ancora oggi il ripetersi di quell'alchimia.
Recensione a cura di Luca 'Orphen' Recla
Capolavoro!

Il migliore album in assoluto degli Overkill, non mi stanco mai di ascoltarlo

Horrorscope

Grande album sicuramente ma l' eccessiva perizia e tecnicità lo rendono a tratti non così brillante. Se avessero usato anche solo la metà dei tecnicismi e fossero stati più istintivi sarebbe stato un disco ancora migliore.

grande album

capolavoro.da avere senza esitazioni.

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 03 dic 2007 alle 19:44

come sempre recensione ottima ;)

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