Cornerstone - Two Tales Of One Tomorrow

Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2007
Durata:55 min.
Etichetta:Massacre
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. MISERY
  2. ONE MANS HELL
  3. MOTHER OF MERCY
  4. TWO TALES OF ONE TOMORROW
  5. PREY
  6. BLINDED
  7. STARLIGHT AND MYSTERY
  8. THE DANCE
  9. WICKED
  10. WE ARE THE DEAD

Line up

  • Dougie White: vocals
  • Steen Mogensen: bass
  • Kasper Damgaard: guitar
  • Rune Brink: keyboards
  • Allan Sørensen: drums

Voto medio utenti

Dal momento in cui il buon Blackmore ha deciso di abbandonare il rock e dedicarsi esclusivamente all’inseguimento dei suoi “fantasmi rinascimentali”, egli ha dato origine ad un cospicuo numero di “orfani” del suo splendido modo di creare musica.
I Purple hanno “parato il colpo” con Steve Morse e continuano a fare buone cose (anche se molti die-hard fans non si “riconoscono” in questa versione della band), mentre la scomparsa definitiva della seconda creatura fondamentale nella carriera del “man in black”, ha lasciato un vuoto difficilmente colmabile.
Ovviamente stiamo parlando di quel formidabile misto di regalità e forza espressiva chiamato Rainbow, e per tutti gli appassionati di questa leggenda non è rimasto altro che dirigere il proprio sguardo smarrito verso chiunque potesse aiutarli a ritrovare le medesime emozioni elargite dal mitico “Arcobaleno”, incontrando effettivamente parecchi “tentativi d’imitazione” più o meno validi, segno evidente dell’importanza di questa formazione nell’economia del carrozzone hard ‘n’ heavy.
Molti plagiari, qualche buon interprete e pochissimi artisti autentici capaci di mutuare le straordinarie caratteristiche dei Rainbow e soggiogarle alla propria personalità creativa, mantenendo inevitabilmente saldo il cordone ombelicale con la navicella madre, ma riuscendo pure nella difficile impresa di non sembrare dei semplici trascrittori di partiture e attitudine.
Uno di questi rari esempi è sicuramente rappresentato dai Cornerstone, nati dall’alleanza tra chi questi suoni li ha, seppur per breve tempo, frequentati direttamente, Dougie White (ricordiamo che è stato il vocalist in “Stranger in us all”, testamento dei Rainbow), e un musicista, Steen Mogensen, anche lui piuttosto esperto in fatto di personalità “carismatiche”, avendo militato nei Royal Hunt di Andre Andersen.
Insieme con altri ottimi e competenti esecutori i nostri hanno dato alle stampe tre albums in studio uno più bello dell’altro e, fortunatamente, anche questo nuovo “Two tales of one tomorrow” non smentisce un passato così importante, dimostrandosi ancora una volta semplicemente esaltante.
Mi è sempre piaciuta la voce di White, che considero uno dei maggiormente autorevoli eredi della tradizione “classica” dell’hard rock, capace di convogliare nella sua preziosa ugola sentori dell’intonazione di Turner, Coverdale, Dio e Gillan, e nonostante sia rimasto un po’ deluso dalla sua prestazione a fianco di Malmsteen in una recente edizione del GOM (giornata storta o confronto troppo impegnativo con un certo Scott Soto?), in questo disco la sua laringe torna ad essere la consueta protagonista, forse anche per merito di una situazione artistica ad essa più congeniale (per referenze immediate ascoltatelo nell’intensità pazzesca di “Blinded” o nella prova-monstre di “We are the dead”!).
Oltre al singer scozzese, plauso particolare all’eccellente chitarrista Kaspar Damgaard, che svolge il suo “arduo” compito con qualità e naturalezza, senza preoccuparsi d’inevitabili paragoni da far “tremare i polsi” a qualunque guitar hero.
Dopo aver speso qualche parola per i “singoli”, arriviamo al collettivo, davvero perfetto nella sua esibizione, e alle canzoni, tutte spettacolari nella loro statura compositiva di livello superiore, in grado di far rivivere, senza manierismi, il “fuoco” e il pathos dell’aristocrazia britannica del settore, quelli appiccati da Deep Purple e Black Sabbath, in aggiunta ai già ampiamente menzionati autori di “Rising”, “Long live rock n’ roll”, “Straight between the eyes” e “Bent out of shape”.
Come accade spesso quando ci si trova a dissertare di produzioni discografiche di questa levatura, ho grandi difficoltà nell’effettuare delle selezioni significative e anche il track-to-track, per poter essere veramente eloquente dal punto di vista delle emozioni provate, farebbe diventare questa recensione una sorta di capitolo della “Treccani”.
Mi limiterò, quindi, a consigliare vivamente a tutti i sostenitori di questo suono, l’ascolto “usurante”, dal primo all’ultimo minuto, di “Two tales of one tomorrow”, traboccante di momenti entusiasmanti, ognuno dei quali esemplare per comprendere quale sostanziale differenza passi tra una copia, per quanto ben realizzata, e un’opera d’arte potente e prestigiosa, pur nella sua evidente ispirazione “filosofica”.
I Cornerstone confermano il loro ruolo di formidabili talenti nel campo dell’hard rock magniloquente e passionale; una classe cristallina che alimenta una mia convinzione forse un po’ “spericolata”, ma ormai piuttosto assodata nella mia mente … se i Rainbow fossero ancora “tra noi” suonerebbero proprio come questa splendida coalizione anglo-scandinava.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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