Copertina 7,5

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2002
Durata:55 min.
Etichetta:Arise Records
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. IN THE HEART OF STONE
  2. A NEW WORLD
  3. THE GATES OF OBLIVION
  4. NEVERMORE
  5. STARSMAKER (ELBERETH)
  6. MIST IN THE TWILIGHT
  7. BY THE STRANGE PATH OF DESTINY
  8. THE NIGHT OF THE AGE
  9. YOUR SYMPHONY
  10. THE CITADEL OF THE LIGHT
  11. A TRUTH FOR ME
  12. DIES IRAE (AMADEUS)

Line up

  • Elisa C. Martín: vocals
  • Enrik García: guitars
  • Albert Maroto: guitars
  • Anan Kaddouri: bass
  • Jorge Sáez: drums
  • Roberto Peña de Camús: keyboards

Voto medio utenti

Dopo la delusione rappresentata dai Vhäldemar, ecco che a sollevare le sorti della Spagna, giungono con il loro terzo album i Dark Moor. Uscito sul finire del 2000, il loro "The Hall of the Olden Dreams" mi aveva veramente impressionato, tanto da spingermi ad andare alla ricerca del loro debut album "Shadowland"... ma voi non fatelo: non regge il confronto con i due album seguenti! Dopo i buoni riscontri del precedente album la Arise ha investito molto su "The Gates of Oblivion": registrazione ai New Sin Studio (con la partecipazione del coro italiano Valcavasia e di Dan Keying dei Cydonia come guest vocalist), la successiva masterizzazione ai Finnvox e con Andreas Marschall che ne realizza nuovamente la copertina. I Dark Moor mantengono le aspettative, eppure secondo me non riescono ancora a superarsi. Forse mi aspettavo molto di più, ma non credo sia dovuto solo "all'effetto sorpresa" ormai sfumato, quanto piuttosto al fatto che "The Gates..." sia un album sin troppo omogeneo e si senta la mancanza di alcuni spunti eccellenti come ad esempio era stata la trascinante ed avvincente "Maid of Orleans". Ciò non toglie che il livello dei pezzi sia decisamente elevato, ovviamente orientati su un veloce Symphonic Power Metal, con il gruppo che deve aver speso parecchio tempo sui rispettivi strumenti e sugli arrangiamenti e con la vocalist Elisa che se la cava egregiamente, senza dubbio ancora più versatile rispetto ai precedenti lavori. Bravissima alle prese con "Your Symphony", una ballad dal tono malinconico con tanto di flauto, e nelle prime battute di "By the Strange Path of Destiny", Elisa ha perso molto del suo accento spagnolo ed ora da maggior enfasi al lato melodico della sua voce, facendo proprio in queste circostanze la differenza. I Dark Moor piazzano in chiusura il brano più ambizioso, "Dies Irae (Amadeus)", una suite introdotta da cori gregoriani e passaggi tastiere che inizialmente non possono che ricordare i Rhapsody, paragone rafforzato anche in seguito da alcuni chorus e dalle linee vocali, nonostante Elisa riesca a dare la propria impronta al brano. Vero, altri gruppi ci hanno abituato a canzoni simili, ma i Dark Moor sono tra quelli che le fanno meglio. E lo fanno per l'arco dell'intero album.
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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