Copertina 7,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2024
Durata:44 min.
Etichetta:Dying Victims Productions

Tracklist

  1. ANKH
  2. TOUGH LOVE
  3. DON'T CALL ME A LIAR
  4. FIRE
  5. DESTRUCTOR
  6. FIGHT BACK
  7. KILLER
  8. THE DREAM IS NEARLY OVER
  9. TOO OLD TO CRY

Line up

  • Danny Smith: bass
  • Dylan Lieberman: drums
  • Sorcha Wilcox: guitars
  • Ed Vaark: guitars, vocals

Voto medio utenti

Gli Aardvark, a discapito di un nome che potrebbe portare a pensare ad una band estrema, sul black metal, sono un gruppo che più classico di così non si può chiedere. Australiani, nati nel 2021, ma recentemente attivatisi nell'estate dello scorso anno con la pubblicazione di 'Aarvdark', singolo contenente due canzoni che avrebbero poi fatto parte di questo debut album 'Tough Love', già dalla copertina molto esplicativa e, a suo modo, ironica. Ciò che però colpisce immediatamente, sin dai primi minuti di 'Ankh', è come questo quartetto abbia saputo ricreare perfettamente un disco in ottica vintage, senza però risultare (come spesso accade) anacronistici nel sound, con una produzione ridotta all'osso, o con mancanza di personalità.

Avendo imparato la lezione di gruppi NWOBHM, come i primi Tygers Of Pan Tang, e mischiandola con un sound talvolta un po' oscuro come possono essere i lavori iniziali degli Stormwitch e Accept, gli Aardvark hanno confezionato un prodotto molto essenziale, ma non per questo scialbo, con ritornelli semplici ma ficcanti, e che punta tutto proprio sulla semplicità, ma di quella collegata alle emozioni e alla capacità di suscitare coinvolgimento, senza perdersi in canzoni allungate all'inverosimile e con continue aggiunte di cose senza un filo logico, solo per mostrare i muscoli.



Come detto, 'Tough Love' ha una durata complessiva adatta per non perdere troppo la concentrazione e concentrarsi sulla musica, proponendo perlopiù pezzi non eccessivamente veloci come 'Don't Call Me A Liar', che odora di démodé sin dalle prime note, ma che grazie anche ad un riffing tra i 70s e gli 80's riesce a funzionare, e discorso similare può essere fatto con la Titletrack, dal ritornello più oscuro ma comunque interessante. Funziona anche il tono di voce di Ed Vaark, sia alla chitarra che al microfono, non troppo potente ma neanche delicato, e che ad esempio su 'Fire', vera highlight del disco, propone la sua migliore performance coadiuvato dal secondo chitarrista Sorcha Wilcox, che crea insieme al primo una linea di melodie ed assoli veramente ben fatti, assoli che nella ballad 'The Dream Is Nearly Over' trovano la loro massima espressione. Un pezzo di rara intensità che rappresenta un altro picco di un album che non presenta quasi mai dei cali ma anzi, si erge continuamente su alti livelli e che probabilmente trova solo in una produzione a conti fatti eccessivamente leggerina il suo difetto maggiore.

Ma questo non va in alcun modo ad inficiare sul risultato complessivo che, per una band al debutto, è senza alcun dubbio lodevole. Ignorare o bollare 'Tough Love' come un disco fra i tanti, anche per via di un artwork che non punta proprio al desiderio di ascoltare cosa vi è all'interno, sarebbe un gravissimo errore.

Recensione a cura di Francesco Metelli

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