Ofnus - Time Held Me Grey and Dying

Copertina 5,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2023
Durata:53 min.
Etichetta:Naturmacht Productions

Tracklist

  1. BURNED BY THE SOUL OF THE MOON
  2. THE ENDLESS GREY
  3. FADING DREAMS
  4. GRAINS OF SAND
  5. MONODY
  6. EXULANSIS
  7. ECHOES
  8. A THOUSAND LIFETIMES

Line up

  • Richard Rees: bass
  • Ethan Reed Spargo: drums
  • James Ponsford: guitars
  • William Philpot: vocals
  • Alyn Hunter: guitars

Voto medio utenti

Ancora una volta la sorte mi offre la possibilità di parlarvi di una band mai trattata dal nostro Glorioso Portale; questa volta però non si tratta di artisti navigati e "dimenticati" per qualche strano motivo: gli Ofnus sono un gruppo di recentissima costituzione (2021) che grazie alla Naturmacht Productions giunge bruciando le tappe alla pubblicazione del debut album "Time Held Me Grey and Dying".
E provenendo dal Regno Unito (Galles per la precisione) - ovvero il paese che ha dato i natali a Fen, Fellwarden, Saor, Fuath - non stupisce il fatto che si cimentino nel dare corpo al lato pià atmosferico e melodico del black metal.

Dipingendo immani tele di paesaggi sonori con tinte fredde e crepuscolari gli Ofnus cercano di ricongiungere gli ascoltatori con la loro stessa malinconia, di farli camminare su un sentiero che li condurrà nell'oscurità interiore, nei templi abbandonati del dolore, del silenzio e della solitudine.
Gli ingredienti per centrare l'obiettivo i ragazzi di Cardiff li hanno aggiunti tutti, non si può che ammetterlo: urla strazianti, vocalizzi eterei e sognanti, passaggi martellanti, melodie opprimenti e quasi dolorose a livello emotivo, armonie in grado di cullare dolcemente nel nero; le 8 canzoni che compongono "Time Held Me...." posseggono ciò che ci si aspetta da un disco di genere.
E allora - lo immagino, starete chiedendo - un voto che non arriva alla sufficienza?
Per provare a spiegarlo non mi viene in mente nulla di meglio che un paragone "gastronomico": prendete del tiramisù, un piatto di pizzoccheri valtellinesi, una deliziosa cacio e pepe e dell'Amarone della Valpolicella, metteteli in un grosso tegame e frullate il tutto.
Il risultato, nonostante gli ingredienti ottimi, sarà pressochè immangiabile, con un unico, poco allettante sapore.

Tutti gli sforzi degli Ofnus, dai passaggi orchestrali ai tempi dilatati delle composizioni, ben lungi dal connotare con afflato epico, trasudare profonda disperazione e pathos, a lungo andare appiattiscono e banalizzano tutto il lavoro, senza offrire alcuna dinamicità o sfumatura imprevedibile.
Se a questo aggiungiamo la prova vocale coraggiosa ma monotona di William Philpot abbiamo il quadro completo di un disco interessante ma ancora profondamente acerbo.
Nonostante un giudizio complessivamente negativo, sono intenzionato a tenere d'occhio questi Ofnus perchè - nonostante fosse solo il debutto - dal lato esecutivo si possono muovere loro ben poche critiche, motivo più che sufficiente per concedere volentieri altre opportunità.

Ofnus - "Monody"




Recensione a cura di Alessandro Zaina

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