Copertina 7

Info

Anno di uscita:2021
Durata:48 min.
Etichetta:Argonauta Records

Tracklist

  1. CONVOY
  2. PUNISH THE PUNISHER
  3. BLOOD OF MY BROTHER
  4. MONSTER TRUCK
  5. DON'T GIVE UP
  6. MILE AFTER MILE
  7. IN YOUR FACE
  8. SHELTER

Line up

  • Yann "Olaf" Sambuis: vocals, guitar
  • Gregory Perret: guitar
  • Quentin Jusforgues: bass
  • Raphael Jaudon: drums

Voto medio utenti

Saturo heavy stoner con una venatura southern-doom. E' ciò che propongono i francesi Goatfather, nel loro secondo album dopo l'esordio "Hipster fister" del 2016.
Sound granuloso e massiccio, ma dotato di buona agilità nello sviluppo dei brani. C'è una forte base che richiama nomi come Corrosion of Conformity, Down, Serpent of Secrecy, ma anche un dinamismo pesante alla maniera di The Sword, Lo-Pan, Mos Generator, fino ad arrivare a qualche eco di High on Fire. Uno spettro di influenze decisamente ambizioso ed interessante.
Il quartetto lionese forse non è ancora al livello delle formazioni citate, ma esibisce una compattezza ed una concretezza convincente anche alle orecchie più assuefatte al genere. Gli otto brani di "Monster truck" sono tutti dignitosi, con alcuni picchi di eccellenza. La voce di Yann Sambuis ha il giusto grado di profondità alcolica e ricorda non poco quella di Pepper Keenan, i riff ribassati aggiungono una vibrazione doomy molto americana, gli assoli sono puntuali e pungenti e non manca quella spolverata melodica dal retrogusto bluesy caratteristica in questo ambito.
"Convoy" si apre con la celebre citazione del film "Convoy - trincea d'asfalto" (1978, con Kris Kristofferson"): "I am the law. Don't you understand. I represent the law. - Well, piss on ya, and piss on your law", una sorta di manifesto molto americano della ideologia "rebel and outlaw" che i francesi devono conoscere assai bene. Il groove è quello classico e saltellante dell' heavy rock/stoner Usa con un aggiuntivo tocco seventies fornito da cenni di tastiere, un pezzo diretto ed energico seppur canonico. Ancora più torve e massicce le seguenti "Punish the punisher" e "Blood of my brother", che martellano davvero come fossero brani di "Wiseblood". Il tiro sudato e muscolare dei transalpini mi sembra ideale per una sede live, dove sono convinto che non facciano prigionieri. Le urla feroci e rabbiose di Yann scatenano un pò di sana ferocia in questi tempi tristi.
La lunga title-track ci riporta all'heavy-stoner di gente come Sagh o Greenleaf, grande ritmo convulso e buona identità melodica. Potente energia ed accessibilità aperta a tutti i rockers, molto efficace.
Altri evidenti echi di C.O.C. nella robustezza graffiante di "Don't give up" e nella potenza heavy-southern di "Mile after mile", dove sembra di sentire una delle band di Phil Anselmo. Buona anche "In your face", canzone che ricorda i Clutch più rabbiosi ed incazzati. La conclusione prevede invece i toni cupi e doomy di "Shelter", un possente stoner dalle tinte fosche ed ottima tensione drammatica. Passo lento, fangoso ed alcolico, ma con un taglio orecchiabile e trascinante.

Certamente i Goatfather non sono il massimo dell'originalità, ma questo non impedisce loro di produrre un lavoro degno di attenzione. Buoni muscoli, tanta convinzione, alcuni spunti davvero convincenti ed un'atmosfera da camionisti americani in cerca di ottani, whiskey e risse nei drugstore. Per dei ragazzi di Lione, al momento è più che sufficiente.

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