Dopo due album auto prodotti, i tedeschi Abkehr esordiscono in modo "ufficiale", grazie alla sempre preziosa Vàn Records, con "In Blut", un lavoro, lo dico subito per evitare inutile suspense, decisamente affascinante nel suo essere nerissimo, crudo e sottilmente morboso.
Il black metal del duo germanico mi ha colpito per la sua capacità di saper unire l'approccio minimalista e gelido della tradizione norvegese con quello atmosferico di stampo americano (a me sono venuti in mente spesso i grandissimi Ash Borer), senza rinunciare ad una sottile vena depressive che percorre tutto il lavoro accrescendo la sensazione di disagio che si prova al risuonare delle sue note.
Gli Abkehr, all'interno di quattro brani indicati da semplici numeri romani, puntano decisamente al sodo e non si perdono in inutili deviazioni dalla retta via, consegnandoci, in tal modo, un suono si grezzo, ma anche malevolo, disperato, per lunghi tratti evocativo, ricco di dolorose dissonanze e realmente ammantato da un alone oscuro che non lascia trasparire il minimo spiraglio di luce.
Per molti questo genere di musica ha già detto tutto.
E la cosa è, sostanzialmente, vera.
Tuttavia, l'atmosfera che un disco come "In Blut" riesce a creare, materializzando la sofferenza ed il buio, resta, sempre, un dono prezioso per chi si ciba del lato perverso, ma affascinante, di quella cosa che noi chiamiamo vita e che altro non è, a ben pensarci, se non l'altra faccia della morte.
Morte che gli Abkehr sublimano con la loro musica disperata, ossessiva, urlata verso un cielo senza stelle e sputata fuori da un buco nero e putrido.
L'arte, lo dico senza paura di risultare ridicolo, è anche questa perché noi esseri umani siamo anche questo.

Vi consiglio di ascoltare con attenzione questo album.
Da soli e senza disturbi dall'esterno: la sua atmosfera deviata vi risucchierà e la sua forza attrattiva sarà irresistibile.

Adoro la lucentezza della pura malvagità.