Copertina 6

Info

Anno di uscita:2021
Durata:52 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. TRAVELING COWBOYS
  2. ROLLS ROYCE
  3. VANDERPUMP
  4. GOING
  5. 7 BILLION PEOPLE (FEATURING JULIAN LENNON)
  6. SOMEONE ELSE
  7. KINGDOM COME
  8. I AIN'T LEAVING
  9. BETWEEN THE RAINDROPS (REVISITED)
  10. DANCE
  11. FEEL LIKE ME
  12. LET THE WIND DECIDE
  13. NOTHING IN BETWEEN US
  14. THE FISHERMAN 3 2020
  15. STILL

Line up

  • Mark Spiro: various instruments, vocals
  • Tim Pierce: guitars

Voto medio utenti

Della mia eterna riconoscenza nei confronti della penna illuminata di Mark Spiro, laddove concessa a numerose icone della scena melodica statunitense, ne ho già parlato in passato su queste stesse colonne, e sempre tramite le pagine più gloriose del web ho ammesso di aver (parzialmente) rivalutato anche la sua carriera sviluppata in prima persona, consacrata al soft side del settore.
L’ascolto del nuovo “Traveling cowboys” non stravolge le valutazioni sullo Spiro solista e ci riconsegna un artista devoto a un’espressione musicale raffinata, intimista e poppettosa, assolutamente priva di spunti hard.
Nulla di male, se non fosse che, seppur alimentate dall’innata classe cristallina del nostro, le canzoni dell’albo mi lasciano spesso abbastanza indifferente, troppo lontane dal mio gusto personale e dal vivido ricordo di quest’arte sublime applicata ai suoni adulti.
Non mi è, infatti, possibile andare oltre una forma di superficiale gradevolezza di fronte al pop-rock (con tanto di accenno rappato) della title-track o quando sono la fiacca vocazione anthemica di "Kingdom come” e il funky edulcorato di “Dance” a conquistare il proscenio.
Andiamo meglio nelle atmosfere notturne di “Rolls Royce” e nella maggiormente grintosa “Vanderpump” (non distantissima da certe cose dei Dire Straits), mentre per trovare qualcosa di veramente emozionante bisogna attendere la vagamente Bryan Adams-escaGoing”, il duetto con Julian Lennon denominato “7 Billion People”, la bella “I ain't leaving” o ancora le ballate “Someone else”, “Let the wind decide” e “Still”, tutta “roba” in cui emergono nitida la sensibilità e l’istinto empatico di un songwriter e di un vocalist capace di scrutare dentro l’anima dell’astante.
Tralasciando il resto del programma (rivisitazioni comprese) per la sua natura piuttosto innocua, non mi rimane che affidare “Traveling cowboys” soprattutto agli estimatori “a tutto tondo” di Mark Spiro, che conoscono bene la sua ultima produzione discografica e sono disposti ad accogliere senza riserve il percorso espressivo che ha deciso di propugnare già da un po’ di tempo a questa parte.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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