Bando all’imparzialità di facciata:
Anneke, presso la mia dimora, vanta un credito pressoché illimitato, che le permette in ogni caso un canale di ascolto privilegiato.
Chiariamo: non che la musica proposta dalla divina ugola di
Sint Michielsgestel si sia mai rivelata scadente; piuttosto, le sonorità da lei veicolate distano chilometri dai miei ascolti abituali.
Il nuovo “
The Darkest Skies are the Brightest” non fa eccezione.
Il suo
mood sommesso ed umbratile, infatti, lo rende del tutto avulso non solo dalla galassia
metal, ma anche da quella
rock; le influenze, semmai, vanno rinvenute nel
folk cantautoriale, nel
pop acustico, nel
gospel e nel
soul.
Ne esce un dipinto sonoro dai colori tenui eppur lividi, scevro da orpelli ma nient’affatto semplicistico in termini di arrangiamento, dalle pennellate leggere solo in apparenza.
Parliamo dunque di un lavoro personale ed intimista (buona parte delle
lyrics verte sulle incrinature nel rapporto col marito), in cui, come immaginerete, gli angelici vocalizzi della
Van Giersbergen recitano un ruolo da protagonisti assoluti, e valgono da soli il prezzo del biglietto.
Sarebbe ingeneroso, tuttavia, non riconoscere meriti a composizioni che, pur nella loro morbidezza e linearità strutturale, si fanno comunque apprezzare.
Ad onor del vero, qualche episodio tutto sommato sorvolabile si rinviene: il singolo “
Hurricane”, ad esempio, mi ha lasciato piuttosto perplesso, mentre il brano “
Keep it Simple” sembra aver preso sin troppo alla lettera il proprio titolo.
Ciò concesso il bilancio, nel complesso, rimane ben più che positivo, grazie a momenti di grande valore e carica emotiva: penso in primis ai
chorus struggenti di “
Losing You” e “
The End”, oppure ai
Kate Bush-iani svolazzi dell’
opening track “
Agape”.
Il mio consiglio, in conclusione, è di disarmante banalità: non ci troviamo di fronte ad un capolavoro in grado di trascendere i generi e valicare i gusti personali, ragion per cui, se non potete prescindere da un tasso minimo di elettricità, vi conviene pazientare -ma non so quanto, visto che il progetto
Vuur sembra esser stato messo in naftalina-. Se invece, come il sottoscritto, non disdegnate aprioristicamente sonorità più
soft rispetto all’usuale, e non potete fare a meno delle prodigiose scorribande canore di
Anneke, gettatevi a capofitto su “
The Darkest Skies are the Brightest”.
In fondo, anche il metallaro più truce nasconde un animo sensibile… o no?
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