Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2020
Durata:54 min.
Etichetta:Interstellar Smoke Records

Tracklist

  1. NOMADA
  2. PRIMAVERA DEL OLVIDO
  3. ROLITO
  4. PUERTO GRIS
  5. OUROBOROS
  6. METAMORFOSIS
  7. ZOMBAKICE
  8. DEL ENSUEÑO

Line up

  • Pablo Reif: vocals, guitar
  • Nahuel Rivas Pallares: bass, vocals
  • Gabriel Fritzer: percussion
  • Sergio Diaz: drums, vocals

Voto medio utenti

Lo stoner-rock argentino è uno degli stili più riconoscibili in questo ambito: i Los Natas hanno creato una vera e propria scuola di adepti, che bene o male tendono a ripercorrere il sentiero tracciato da tali pionieri. Gli HombreHumano non fanno eccezione, infatti nel loro album "Crepuscular" ritroviamo le caratteristiche dello stoner/desert delle Pampas e della Terra del Fuoco: dilatazioni jammistiche, alternanza di momenti dinamici ed energici e digressioni oniriche e stuporose, vocals soffuse in idioma locale, mood psichedelico, vibrazioni derivanti dalla cultura musicale sudamericana.
Da tutto ciò origina un lavoro piacevole, abbastanza tradizionale ma dotato di una buona varietà di soluzioni interpretative.
L'iniziale "Nomada", ricca di percussioni tribalistiche opera di Gabriel Fritzer, è una classica trip-song strumentale sospesa tra desert-rock e psichedelia lunare che fluisce libera avvolgendo l'ascoltatore nelle proprie spire heavy e lisergiche. Più notturna e bluesy la seguente "Primavera del olvido", con le vocals da crooner di Pablo Reif ed un dipanarsi lento, ritmato ed un pò malinconico. Nella seconda parte il brano diventa maggiormente intenso, grazie al basso pulsante di Nahuel Rivas Pallares ed al drumming quasi progressivo di Sergio Diaz. Pezzo ben congegnato, come l'intero album, però con un retrogusto un poco derivativo.
Pienamente stoner "Rolito", diretta e granulosa alla maniera di Santoro o Soldati, non a caso gruppi dove è presente Sergio Chotsourian (storico fondatore dei Los Natas), mentre "Puerto gris" è un lungo slow notturno e nostalgico con buone vibrazioni acid sessantiane. Traccia liquida ed emozionale, realizzata con buona raffinatezza.
La title-track è il pezzo più roccioso ed hard-stoner in scaletta, grande ritmo ed energia con batteria e percussioni in grande evidenza, invece "Metamorfosis" è nuovamente una notevole jam-song dilatata e piena di articolazioni ritmiche ed interessanti soluzioni strumentali. Indubbiamente questi ragazzi suonano bene e possiedono quella fantasia latina che riesce a far vibrare le corde giuste degli appassionati al genere.
"Zombakice" sembra quasi una canzone di Santana coverizzata sotto l'effetto della marijuana, con il tappeto di percussioni sudamericane che la rendono fremente di groove, invece la conclusiva "Del ensueño" è un cameo slow narcotico, rarefatto ed impalpabile come una nuvola di fumo.
Alla fine è tanta roba. Un disco piacevole, vario, di tipico argentinian-desert-stoner ma assai colorito e sfaccettato, in particolare dal massiccio uso delle percussioni e del mood ombroso-psichedelico. A mio avviso manca ancora un pizzico di maggiore personalità, ma il risultato è certamente positivo sotto tutti gli aspetti.

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