Nati, musicalmente parlando, nel 2003 in Sud Africa e arrivati di recente in Inghilterra, solo quest’anno la band Medea Project arriva a lanciare il loro vero album d’esordio (dopo un precedente EP) dal titolo “Sisyphus”.
Leggendo la bio del gruppo, il nome della band nasce da un comune interesse dei due fondatori, Brett (voce/basso) e Dean (chitarra), per la mitologia greca e la parte più oscura dell’animo umano, che da una parte ritroviamo nella scelta del nome della band e dall’altra dalle sonorità della musica che ci propongono.
E fino a qui è tutto bellissimo.

Ma dopo questi due cenni introduttivi veniamo però alla sostanza dell’album. Che non vi nascondo mi ha fatto lo stesso effetto che mi fanno gli album dei Korn negli ultimi anni: una certa noia, qui dovuta all’eccessiva somiglianza dei brani.

Per buona parte dell’album sembra di ascoltare (o riascoltare) spesso lo stesso pezzo che si ripete con alcune varianti. C’è poco estro, poca fantasia, anche poca novità, nonostante all’impatto questo lavoro si presentasse abbastanza bene (cover interessante e intro del primo brano con un bell’aggancio). Mi ci sono volute almeno un paio di riprese per finire di ascoltarlo la prima prima volta, perché non andava proprio giù. Non c’è stato proprio niente da fare.
Di buono abbiamo comunque dei bei suoni e una parte tecnica, diciamo così, all’altezza di una produzione degna di questo nome.
E non fatevi imbambolare dal singolo “Babylon”, che è comunque uno dei pezzi meno peggio dell’album, perché di sicuro è “Reaver” il brano meglio riuscito e più ispirato presente nell’album.