Bütcher - 666 Goats Carry My Chariot

Copertina 6

Info

Anno di uscita:2020
Durata:37 min.
Etichetta:Osmose Productions
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. INAUGURATION OF STEELE
  2. IRON BITCH (UNHOLY WIELDER OF THE BLADE)
  3. 45 RPM METAL
  4. METALLSTRöM/FACE THE BüTCHER
  5. SENTINELS OF DETHE
  6. 666 GOATS CARRY MY CHARIOT
  7. VIKING FUNERAL
  8. BRAZEN SERPENT
  9. EXALTATION OF SULPHUR

Line up

  • R Hellshrieker: vocals
  • KK Ripper: guitars, bass
  • LV Speedhämmer: drums

Voto medio utenti

Dopo aver ascoltato più volte “666 goats carry my chariot” sono giunto ad una conclusione: R Hellshrieker e KK Ripper, rispettivamente voce e chitarra, nonché leader e tuttofare dei Bütcher, sono bipolari! Non c’è altra spiegazione, altrimenti, al fatto che abbiano concepito l’album in questa maniera quanto meno bislacca.

Inaguration of steele” introduce il disco, uno strumentale di poco più di un minuto dal sapore vagamente spaziale alla Agent Steel, dopodiché dalla successiva “Iron bitch” e per le tre seguenti è un tripudio di speed metal anni ’80, di quello veloce, melodico alla Savage Grace, Exciter, Abattoir, con qualche richiamo più moderno, tipo Ballistic. E devo dire che i brani funzionano, la voce di R Hellshrieker spinge bene, i ritmi sono arrembanti.

Poi con l’arrivo della titletrack cambia tutto e andiamo a finire in ambito praticamente black metal! Ma non intendo dire che ci sono influenze qua e là, cambiano proprio le sonorità, cambia il modo di cantare e cambiano i riff. Non stiamo parlando dei Darkthrone, ovviamente, ma di nove minuti con vaghi echi alla Bathory, che non c’azzeccano veramente nulla con quanto proposto fin’ora! Sarà un episodio isolato, penso, avranno voluto sperimentare qualcosa di diverso per poi tornare sulla scia dei primi brani. E invece con “Viking funeral” le sonorità si inaspriscono ancora di più, salvo poi fare un piccolo passo indietro con “Brazen serpent”, l’unico brano che forse ha davvero senso in questo album, e vi spiegherò perché. A chiudere questa parentesi blackosa, l’outro “Exaltation of sulphur”, a suon di arpeggi di chitarra acustica.

Perché dico che “Brazen serpent” è l’unico brano che ha davvero senso? Perché per me non ha alcun significato logico aver diviso l’album in due tronconi, con le due anime della band. Lo speed metal può essere codificato in vari modi, da quello più classico, presente nella prima parte, a quello più ruvido, presente in “Viking funeral” e nella titletrack. In “Brazen serpent”, invece, sono riusciti ad amalgamare in maniera molto interessante entrambi gli stili, ed è questo che la band avrebbe dovuto fare fin dal primo brano, invece di risultare bipolari, come già detto in apertura.

I Butcher hanno sicuramente capacità, non posso dire altrettanto riguardo la personalità, in quanto non hanno ancora ben capito che strada prendere, per cui per adesso non mi sento di andare oltre una striminzita sufficienza.
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 16 mar 2021 alle 21:47

Concordo in pieno con la recensione... ma non ci posso fare niente, mi fomenta un sacco e l'LP ho dovuto proprio comprarlo :D

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