Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2019
Durata:41 min.
Etichetta:Prophecy Productions

Tracklist

  1. THE BATTLE OF WHITE MOUNTAIN
  2. THE DIVINE
  3. ASH AND DUST
  4. DEMONS
  5. INTO THE FRAY
  6. AT THE EDGE
  7. DARK SWAN
  8. IN DESPAIR

Line up

  • Amy Tung Barrysmith: bass, vocals
  • Johanes Barrysmith: drums

Voto medio utenti

Year of the Cobra è un duo di Seattle, formato intorno al 2015 da Amy Tung Barrysmith (basso e voce) e Johanes Barrysmith (batteria), giunto al secondo full-lenght dopo il debutto "...In the shadows below" (2016) ed un paio di successivi Ep. L'essenzialità della line-up non inficia il lavoro della band americana, che anzi si rivela sorprendentemente ricco di sfumature e spunti interessanti.
La base portante è un doom con tonalità sludgy, sostenuto dalle potenti linee fuzzy del basso e dalla duttilità del drumming. A questo si aggiunge l'incantevole ed ipnotica voce di Amy, eccellente nelle parti occulte e carezzevoli ma anche capace di interpretare bene i momenti più graffianti ("Dark swan"). Ciò che convince di questo power-duo è la capacità di variare i pochi ingredienti a disposizione, lavorando con successo sulle atmosfere, le melodie, i dettagli, per generare brani che non siano la mera ripetizione di un paio di modelli adeguati. Ad esempio l'iniziale "The battle of White Mountain", ispirata allo storico scontro tra Cechi e Boemi nel 1620 ed uno dei brani top dell'album, è un lento e poderoso percorso pieno di lugubre energia costruito intorno al basso slabbrato e distorto, immerso in una dimensione narcotica e stordente. La seguente "The divine" è invece un mid-tempo abbastanza lineare, abbellito dalla appagante melodia vocale, mentre la title-track si presenta come un dark metal più rabbioso, ruvido, suburbano e con qualche eco punk. Tiro rovinoso e adrenalina a manetta.
Si cambia ancora con l'occult-rock "Demons", che alterna l'andamento funereo a qualche impennata di potenza, seguita dall'ultra-sludgy "Into the fry" ancora una volta addolcita e resa conturbante dalle vocals della cantante. In chiusura, la rarefatta e minimalista "In despair" dall'atmosfera grondante sconforto ed abbandono, con la sussurrata voce di Amy che sembra avvolgerci in un velluto tombale e senza ritorno.

Un disco di sostanza, notevole per personalità e particolarità. Se siete amanti del doom estremo, dello sludge, del rock/metal alternativo, delle atmosfere fumose e tossiche, gli Year of the Cobra sono una band da seguire con attenzione.

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