Copertina 7

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2018
Durata:47 min.
Etichetta:Karisma Records

Tracklist

  1. AS TEARS GO BY
  2. HIDE
  3. NEVER NEEDING
  4. BROKEN NIGHTS
  5. FOOLISH WAKING
  6. STRANGE GODS
  7. EVERY STRANGER'S VOICE
  8. CLIMB
  9. THE GOOD MAN
  10. IT COULD BE HOME

Line up

  • Tim Bowness: vocals, backing vocals
  • Brian Hulse: keyboards, synths, guitars, drum programming, backing vocals
  • David K Jones: bass, bass pedals

Voto medio utenti

Era il 1986 quando Tim Bowness fondava i Plenty, trio figlio della new wave e del post-punk con cui non avrebbe fatto in tempo a incidere nulla per concentrarsi da subito sui No-Man con l'allora sconosciuto Steven Wilson.

A 30 anni di distanza Bowness ha pensato di rimettere mano a quei provini "dimenticati" e registrarli una volta per tutte con i compagni di avventura del tempo. Quello che ne esce è il qui presente "It Could Be Home", album di puro "Bowness-sound" per quanto ancora embrionale e, a tratti, immaturo.

A prevalere sono le atmosfere soffuse e depresse di scuola Talk Talk a cui l'artista inglese ci ha abituati da anni (penso alla minimale ma ricercata "As Tears Go By", alla più dinamica "Hide", a "Strange Gods" o alla lisergica "Every Stranger's Voice". I toni si alzano raramente ("Broken Nights" e "Climb" rimandano a Joy Division e New Order), mentre è palpabile un certo gusto kraftwerkiano e simil-progressivo in certe timbriche e in taluni arrangiamenti ("Never Needing" ha il retrogusto dei King Crimson degli Anni Ottanta, "The Good Man" rievoca "Computer Love" e affini). A emergere per contrasto sono "Foolish Waking", episodio più vicino alla lounge music che ad altro, e la titletrack, molto più vicina a certo pop contemporaneo meno nostalgico.

Fan di Tim Bowness fatevi sotto, per tutti gli altri non sarà di certo "It Could Be Home" a farvi cambiare idea sull'artista britannico.

Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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