Copertina 7

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2005
Durata:37 min.
Etichetta:Adipocere
Distribuzione:Masterpiece

Tracklist

  1. A DREAM OF SLEEPING WARRIORS
  2. THE PATH OF SWORD
  3. REVIVING OF THE MASTER OF THE DEAD
  4. THE CROWN OF THE SERPENTINE KING
  5. THE FALL OF BLACK FORTRESS
  6. A BURNING ARMY
  7. UPON THE THRONE OF SERPENTS
  8. RAVENS BROUGHT THEM VICTORY
  9. THE INFERNO THAT TOOK HIS LIFE
  10. THE EPILOGUE - A PROPHECY: FALL OF THE LAST TEMPLE OF TIME

Line up

  • Hal: vocals, bass
  • Socaris: guitars
  • Maar: guitars, vocals
  • Ghaez: keyboards, vocals
  • Icaraz: drums, percussions

Voto medio utenti

Questo disco è stato pubblicato nella natia Polonia nel 2004, ma, visto il grande successo ottenuto a livello di critica, la Adipocere Records ha deciso di distribuirlo al mondo intero. Gli Abused Majesty in questo “Serpenthrone”, un debutto, suonano un black metal molto vario, dalla forte verve sinfonica, come ci hanno abituati i Dimmu Borgir, ma nel quale trovano posto sfuriate death metal, anche grazie ad un ottimo growling che si contrappone al classico screamin’, e parti decisamente tecniche come oramai la scuola polacca ci ha abituati.
Il risultato, pur nella sua non estrema originalità è decisamente piacevole. La band è abile a ricreare atmosfere oscure e ricche di feeling, pur senza che questo di tramuti in un’eccessiva invadenza delle tastiere a scapito delle chitarre o del drumming. Il continuo duetto tra i due singers, con alternanza di parti brutali e altre melodiche rende l’intensità una delle armi vincenti del disco, il quale sin dall’iniziale “A Dream Of Sleeping Warriors” ci porta nei meandri della storia della tribù della regina Lechtis, tratte dal libro “The Tome Of Ashes”. Quando si racconta una storia si deve essere anche abili a ricreare i differenti umori della storia stessa, ciò cui gli Abused Majesty non si sottraggono, ed ecco così alcune parti declamate, altre sussurrate, momenti strumentali atmosferici, e parlo di “The Crown Of The Serpentine King” e “Ravens Brought Them Victory”, ma anche la veemenza di “The Fall Of Black Fortress” o l’inizio epico di “A Burning Army”.
Insomma in questo disco ce n’è per tutti i gusti e sono sicuro che coloro che amano queste sonorità troveranno pane per i loro denti, in un disco che parte con un basso profilo, ma dopo già il primo ascolto conquista per tutta una serie di caratteristiche elencate più sopra.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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