Copertina 8

Info

Anno di uscita:2012
Durata:62 min.
Etichetta:Melodic Revolution Records

Tracklist

  1. BEHIND THE ELECTRIC VEIL
  2. SLOWLY SHE DIES
  3. ARABESQUE
  4. SINKING
  5. THE FROZEN WIND
  6. ENDLESS SPIRAL
  7. DESPITE YOUR CRIES
  8. OCEANS
  9. THE CONTINUOUS STRUGGLE
  10. THREE TIMES

Line up

  • Gianluca Pappalardo: vocals
  • Francesco Lombardo: bass
  • Michele Panepinto: drums
  • Andrea Roda: keyboards
  • Tommaso Semrov: guitars
  • Alessandro Sanfilippo: guitars

Voto medio utenti

Il debutto discografico “ufficiale” dei Vitriol mi costringe a ripetermi (e per una volta in maniera del tutto volontaria e consapevole …), riproponendo la stessa tesi già esternata di recente a proposito dei rEarth: il futuro del prog-metal è nelle mani di formazioni emergenti ricche di valore e personalità, le uniche, a mio modo di vedere, in grado di portare nuova linfa vitale ad un settore a cui i “maestri”, tra tentativi evolutivi poco efficaci e pavidi ripensamenti, troppo spesso non sembrano saper più contribuire con la necessaria ispirazione e vitalità.
I brillanti progsters bolognesi consegnano a questo “Into the silence I sink” tutta la loro profonda cultura di “genere” e la intridono di carisma, volubilità, tensione emotiva, spleen e fascinoso esoterismo (il monicker stesso della band si riferisce a Visita Interiora Teraae Rectificando Invenies Occultam Lapidem, uno dei celebri motti dell’alchimia rinascimentale …), ottenendo un risultato davvero coinvolgente e sorprendente, grazie ad un songwriting “illuminato” capace di lasciare il segno e a una forza tecnico-interpretativa anch’essa piuttosto impressionante.
In questo modo, Pain of Salvation, Dream Theater, Riverside, Opeth, Tool e Nevermore (senza dimenticare i capiscuola Yes, Pink Floyd e King Crimson …) finiscono per rappresentare esclusivamente il ricco viatico di un itinerario sonoro e sensoriale di notevole suggestione, intenso e imprevedibile come solo i viaggi nelle contorte e angosciose complessità dell’animo umano sanno essere.
Potenti, ma anche drammatici e alimentati da una forma d’inquietante dolcezza, tesi e fantasiosi, pur mantenendo sempre una grande attenzione alle strutture melodiche, i brani del disco si faranno strada nei vostri sensi in maniera subdola e perentoria, coagulandosi in piccole cariche di deflagrante energia psichica, impossibili da isolare singolarmente e da accogliere semplicemente come la dimostrazione inoppugnabile di una qualità artistica di livello superiore.
A corollario di un albo sopra la media, arriva anche una suggestiva copertina, perfetta per raffigurare la disperazione esistenziale e la labirintica incomunicabilità contemporanea che sostengono dal punto di vista concettuale l’intera opera, così ben parafrasate dal suo stesso titolo … ebbene, raramente “sprofondare nel silenzio” è stato più “fragoroso”, espressivo e denso di pathos … visione, tecnica ed emozione … difficile pretendere qualcos’altro da un gruppo di prog-metal nel terzo millennio.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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