Copertina 7

Info

Anno di uscita:2004
Durata:43 min.
Etichetta:Andromeda Relics
Distribuzione:Andromeda

Tracklist

  1. Q9
  2. CALL IT LIFE
  3. SUPPERMAN
  4. ME AND THE TURTLE
  5. SOMETIMES IT HURTS
  6. THE SHOW GOES ON
  7. O:M
  8. PRODIGAL SONG
  9. SUNSET

Line up

  • Marco Bodini: vocals, guitar
  • Gianluca Piacenza: lead guitar
  • Lucio Piccoli: bass
  • Gianni Melotti: drums

Voto medio utenti

Per una serie di circostanze troppo lunghe da spiegare sono venuto in possesso di questo album piuttosto datato, del quale però Eutk non aveva avuto occasione d'occuparsi malgrado sia opera di una band Italiana, quindi parte di quella scena rock nazionale che da sempre seguiamo con la massima attenzione.
Colmiamo ora la lacuna dicendo che si tratta del secondo episodio per i Promised Lie, formazione dell'area Veronese attiva sin dalla metà degli anni '90 e già protagonista di un debutto omonimo. Hard rock melodico con leggere ma non superflue venature progressive quello proposto dal quartetto Veneto, che trova spunto tanto da antichi giganti rock-romantici quali ad esempio gli Yes, quanto da più moderni modelli di matura eleganza come i Queensryche. Proprio le atmosfere cristalline e riflessive del gruppo di Seattle sembrano aver esercitato la maggior influenza sui Promised Lie, la conferma non viene soltanto dall'eccellente versione del celeberrimo anthem "Operation:mindcrime", peraltro riuscitissima, ma anche dall'attenzione dedicata ai singoli brani, dalla lodevole cura per i particolari e per la notevole pulizia d'esecuzione.
Album piacevole e sufficentemente variegato, un rock adulto ma non inutilmente pensoso, raffinato ma non stucchevole, ben equilibrato tra ariose puntate nello spirito progressivo settantiano ("Q9") e morbide incursioni nell'Aor di gusto Americano, evitandone però gli stereotipi più zuccherosi limitandosi a delicate ballate notturne di buona classe ("Call it life") o rilassatezze acustiche quasi country ("Sometimes it hurts") o ancora fascinose carezze pop-romantiche, nostalgiche e passionali, dove la presenza di un valido cantante come Marco Bodini risulta indispensabile e decisiva ("Prodigal song").
Se in "Danger zone" prevale l'approccio morbido e smussato al rock, non manca comunque di incidere positivamente la sezione marcatamente hard del lavoro, vedi l'allegria dinamica ed i cori vintage di "Supperman" o le vibrazioni funky di "Me and the turtle", a completamento di un disco che possiede il grande pregio di essere stato realizzato con eleganza, semplicità e passione.
Nella più pura tradizione dell'hard melodico,"Danger zone" è certamente album da riscoprire per ogni appassionato.

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