Copertina 7,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2004
Durata:48 min.
Etichetta:Noise
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. HOLY CARAVAN
  2. PLEASUREDOME
  3. RESTRAINED
  4. ELECTED
  5. INORDINATE DESIRE
  6. SCHIZOPHRENIA
  7. SYMPHONY FOR THE UNHOLY
  8. THE BLOOD REMAINS
  9. HELLRAISER
  10. SOUL COLLECTOR
  11. UNLEASHED

Line up

  • Michael Hansson: vocals
  • Jonas Karlgren: guitars
  • Sigge Riesbeck: guitars
  • Micko Twedberg: bass
  • Johan Helgesson: drums

Voto medio utenti

Malmoe. Città a me cara perchè la sua squadretta, tanti anni fa, buttò fuori al primo turno l'Inter dalla Coppa Campioni, che poi sarebbe stata vinta per la 2° volta consecutiva dal Milan di Sacchi. Cosa centra direte voi? In realtà nulla, o meglio Malmoe è solo la città dei Debase. Questo "Unleashed" è il terzo disco di questi svedesi, band che ha il merito primario di non suonare nemmeno una nota rinconducibile a qualsivoglia parvenza di swedish sound. Il vecchio adagio dice che chi ben incomincia è a metà dell'opera, ed io aggiungo che i Debase completano l'opera in maniera eccellente, con una facilità disarmante. Il sound dei Debase è la chiara prova che quando si hanno idee, e si hanno i mezzi tecnici per metterle in pratica, è possibile creare qualcosa di eccitante anche in ambiti che, solitamente, vengono stretti da un cappio al collo definibile come "schemi rigidi, stantii e abusati". La base di partenza del suono di questi 5 ragazzi di Malmoe è l'heavy metal inteso in senso lato, ma balza subito all'occhio una verve power/thrash che nelle parti meno tirate richiama alla mente gente del calibro di Nevermore e Iced Earth, mentre nelle parti più tirate si fanno largo sprazzi di Pantera e primi Machine Head. Notevole è anche l'uso della melodia, sempre di stampo tipicamente power, non melensa però, bensì rocciosa, ala Angel Dust per intenderci. Lampante è la cura che la band ha messo nel confezionare ogni singola song, molto curate sono soprattutto le strutture ritmiche e le linee vocali che, ulteriore punto di forza, creano da una parte un sound omogeneo e dall'altra un platter vario e variegato. Se pezzi come l'opener "Holy Caravan" o "Elected" macinano riffs potenti e ritmiche groovy e corpose, in pezzi come "Symphony For The Unholy" viene fuori la melodia, ora oscura (verrebbe da dire sabbathiana) ora semplicemente orecchiabile. Altro gran pezzo è "Soulcollector", caratterizzato da un refrain orecchiabile e ricercato allo stesso tempo. Insomma ce n'è per tutti i gusti e, di certo, la cristallina produzione e la bravura tecnica della band sono ulteriori garanzie per la validità e la qualità di questo disco. Un disco che conquista ascolto dopo ascolto.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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