Funeris Nocturnum - Code 666 - Religion Syndrome Deceased

Copertina 5,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2004
Durata:55 min.
Etichetta:Woodcut
Distribuzione:Masterpiece

Tracklist

  1. THE SCULPTOR
  2. CRYONICS
  3. YER ALL PERISHED
  4. HYPERNATION MANTIC
  5. THE WALLS BREED LARVAE
  6. INFECTED
  7. ANTIGOD DECLARATION
  8. REFORMATION
  9. VULPINE PARALOGISM

Line up

  • Trmnt.xes: vocals
  • ImpresouvenairMort-nèrgal: guitars
  • Sin'equamnon: guitars
  • Horgath: bass
  • TMON: drums

Voto medio utenti

Il tentativo di mescolare At The Gates, Dimmu Borgir e Children Of Bodom di per sè potrebbe anche sembrare interessante ad una prima superficiale osservazione. Il problema principale è cercare di capire se l'amalgama tra thrash/death di scuola svedese, black metal moderno e virtuosismi neoclassici può funzionare, ovvero se riusciremo a trarre fuori qualcosa di positivo da questa esperienza musicale o se il tutto si ridurrà al solito tentativo di proporre qualcosa di "nuovo" mescolando le carte in tavola nelle poche combinazioni che non sono ancora state esplorate. I Funeris Nocturnum si pongono un pò a metà rispetto a queste due possibilità, e il risultato è un album che fa fatica ad ingranare, che poi stupisce ed esalta per un paio di ascolti, prima di finire nel dimenticatoio a causa di una longevità davvero risibile. Le idee, nonostante le direzioni poco vergini che i nostri hanno deciso di intraprendere, ci sono... e in alcuni momenti mi è sembrato addirittura di riuscire a seguire il filo del discorso, nonostante le varie anime del gruppo spingano prima verso un assalto a base di blast beat e poi verso un assolo prolungato alla Malmsteen in una manciata di secondi. In questi frangenti, la capacità che è veramente in grado di fare la differenza è quella di saper scrivere ottime canzoni, al di là dell'originalità e dell'innovazione: i Funeris Nocturnum ci riescono solamente a tratti, ed è proprio questa discontinuità a provocare la prematura morte dell'album. Tra le migliori tracce si segnalano, manco a farlo apposta, le prime due canzoni del lotto, in cui gli spunti positivi vengono ottimamente sfruttati dal gruppo per creare una specie di effetto sorpresa. Poi il livello qualitativo cala nettamente, risollevandosi con l'ottima "Antigod Declaration", ritmata e ricca di groove grazie ad un riff portante davvero riuscito. Dopodichè l'album sprofonda nuovamente nella mediocrità, trascinandosi stancamente verso la fine, con ulteriori dieci tracce vuote il cui senso francamente mi sfugge. Non saprei proprio a chi consigliare questo disco, anche perchè i cd ultimamente hanno iniziato a costare veramente parecchio, e non ha senso avventurarsi all'acquisto solamente per poter godere di un paio di tracce interessanti. Anche in questo caso, la somma di addendi di tutto rispetto non ha prodotto un risultato positivo.
Recensione a cura di Alessandro 'Ripe' Riperi

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