Il secondo full-length dei danesi
Seven Thorns farebbe la gioia del Graz e di buona parte della nostra utenza, quella parte cioè che, con una sola espressione potremmo definire “
inguaribile nostalgica”. Sin dal titolo, infatti, i 6 ragazzoni di Copenhagen mettono da parte ogni dubbio: questo album è un tuffo a piè pari nel passato, quello più puramente power metal, quello dove le aquile volavano libere, dove la gente si teneva strette le sue sette chiavi e dove improbabili dottori coltivavano strane creature in laboratorio…
Potremmo cominciare dalla fine, o cambiare di posto gli addendi, ché il risultato non cambierebbe: “
Return to the Past” consta di 9 tracce sfacciatamente power metal old-style, con la classica suggestione neoclassica, nove canzoni che, se non fosse per il titolo, scommetto fareste difficoltà a riconoscere l’una dall’altra: non un lento, non un mid-tempo, non una nota fuori dai quattro quarti, solo puro, fiero e massiccio power metal. Mastering a cura di
Tommy Hansen, cosa volete di più? Un altro marchio di fabbrica per un album che, sin dalla prima nota, lo odi selvaggiamente o lo ami alla follia. La voce di Erik Blomkvist non è altissima, purissima e levissima come quella di Kiske, ma offre lo stesso un ampio spettro interpretativo, pur preferendo l’approccio aggressivo. Bella la prova dei due chitarristi, che se le suonano di santa ragione per 44 minuti, alternando riffoni stop’n’go a sviolinate neoclassiche, concedendoci, nella conclusiva title-track, anche la immancabile digressione di musica classica riarrangiata per chitarre (nel break centrale).
Cosa dirvi di più? Un album talmente spudorato nel suo essere volutamente classic power metal che mi fa sorridere, e anche un po’ commuovere… Ascoltateli, divertitevi, scapocciate come non vi succedeva da anni: i Seven Thorns sono una porta aperta sul passato.
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