Morowe - Piekło.Labirynty.Diabły

Copertina 6,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2010
Durata:48 min.
Etichetta:Witching Hour Productions

Tracklist

  1. I. WSTEP
  2. II. KOMENDA
  3. III. TYLKO PIEKTO, LABIRYNTY I DIABLY
  4. IV. CZAS TRWANIE ZATRZYMAC
  5. V. JEGO OBLICZA
  6. VI. GLEBOKO POD ZIEMIA
  7. VII. WEZOWA KORONA
  8. VIII. ZAKONCZENIE

Line up

  • Nihil: vocals/guitar/samples
  • Hans: bass/keyboards
  • BaronVonB: drums

Voto medio utenti

Questi esordienti Morowe provengono dalla Polonia e per una volta tanto non siamo dinanzi un concentrato di possente Death Metal in stile Behemoth. Già dalla copertina è facile intuire come la loro proposta musicale sia variegata e di non facile identificazione, impressioni immediatamente confermate come viene premuto il tasto play. Piekło.Labirynty.Diabły è un concentrato di intuizioni e sperimentazioni, tutte riconducibili in un primo momento al Black Metal, almeno fino a quando non si esce da questo settore per invaderne altri, in continuo contatto con tutto ciò che viene definito genericamente Avantgarde. Al di la delle vocals in screaming e growl (che forse sono gli unici elementi realmente estremi) la musica si adatta su ritmiche mai veloci o aggressive, semmai è l'esatto opposto, anche alla luce di riff polverosi e spesso lenti nel loro incedere. C'è qualcosa di psichedelico in brani come Zakończenie, Jego Oblicza, Tylko Piekło, Labirynty I Diabły oppure nella lunga (e migliore in assoluto) Czas Trwanie Zatrzymać, canzone in cui Morowe riescono a disegnare un quadro completo della loro visione musicale. In alcuni momenti mi sono tornati in mente gli Arcturus, ma credo sia una questione di sensazioni istantanee e con pochi appigli concreti alla realtà. La verità è che i Morowe stanno tentando di sviluppare uno stile originale e personale che malgrado un attaccamento palese al Metal non disdegna contatti con altri suoni, spesso estranei alla furia del Black Metal. Piekło.Labirynty.Diabły nei primi ascolti potrebbe lasciare di stucco e annoiare, anche perchè ci sono tutte le ingenuità (e i pregi ovvio) di un debutto discografico, ciò non toglie che gli appassionati del cosiddetto Avantgarde possano dargli una possibilità.
Recensione a cura di Andrea 'BurdeN' Benedetti

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