Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2007
Durata:non disponibile
Etichetta:Alkemist Fanatix Europe

Tracklist

  1. NESSUNA VIA DI SCAMPO
  2. SOLO IL PRINCIPIO
  3. RUGGINE
  4. SENZA UN PERCHE'
  5. GUARDO FUORI
  6. SANGRE
  7. CIECO DAVANTI ALL'OBLIO
  8. (H8)

Line up

  • Cris: vocals
  • Mauro: guitars
  • Vincenzo: guitars
  • Guido: bass
  • Paolo: drums

Voto medio utenti

Dopo aver impiegato 20 minuti a leggere il logo (essì che tra tutta la merda brutal che mi sparo dovrei esserci abituato!), scopro che il cd che sto recensendo altro non è che la seconda prova su disco degli italianissimi Inkarakua che porta il monicker stesso della band. Scorrendo velocemente i titoli degli otto pezzi che vanno a costituire l'album si nota facilmente come il gruppo abbia scelto la propria lingua madre per i propri testi, scelta certamente coraggiosa ma che spesso porta a risultati quantomeno imbarazzanti, poichè a volte l'italiano non si sposa felicemente con la musica dura. Ma partiamo dalla musica, appunto: gli Inkarakua propongono un metal dai caratteri moderni e con qualche ammiccamento a soluzioni hardcore, in primis per quel che riguarda la voce di Christian, sporca e grezza come da tradizione del genere, ma sempre intelligibile. Nessun assolo di chitarra, l'intento della band è quello di costruire un muro di suono attraverso cui scagliare tutto l'odio e la rabbia che i testi vogliono esprimere, e la missione viene portata a termine con discreto successo: le lyrics ben si adattano alla musica furiosa del combo e soprattutto non creano quella sensazione di imbarazzo che spesso mi è capitato di provare ascoltando altre band che cantano in italiano, mentre i pezzi scorrono furenti e violenti senza intoppi, tra stacchi dal sapore core e sfuriate dall'attitudine selvaggia e sincera. Anche i rari intermezzi con la voce pulita non appaiono mai fuori luogo, mentre pezzi come "Ruggine", "Nessuna Via Di Scampo" o "Sangre", interessante esperimento di contaminazione linguistica, dal testo in spagnolo su cui il gruppo sputa tutta la propria rabbia. La conclusiva "H8" invece propone delle lyrics in inglese, unica parentesi anglosassone in un disco fortemente dominato dalla nostra lingua.
Come inizio non c'è male per gli Inakarakua, che dimostrano di avere dalla loro delle buone carte da giocare oltre ad una discreta dose di coraggio nel proporre un prodotto dai toni prevalentemente "patriottici". Li aspettiamo quindi con curiosità e fiducia alla prova del terzo disco.
Recensione a cura di Michele ’Coroner’ Segata

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