Copertina 8

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2009
Durata:58 min.
Etichetta:My Graveyard Productions

Tracklist

  1. THE PURE SOUL CRY
  2. DEATH TO LEAVE ETERNITY
  3. BERSEKER
  4. CLAYLOVE
  5. ROTTEN EQUILIBRIUM
  6. THE LAST WITCH
  7. PJ
  8. SLOW ROW
  9. LADY DISEASE
  10. MELTING NIGHT
  11. ONE AND SILENCE
  12. CYBERTALE
  13. LONDON FALL
  14. SCANNING HORIZON
  15. UNDERWATER BELLS

Line up

  • Andro: vocals
  • Alex Corona: guitars
  • Matt Corona: guitars
  • Roberto Sarcina: bass
  • Simone Morettin: drums

Voto medio utenti

Din don dan...

Le campane suonano a festa in onore del terzo album dei Revoltons, anche se bisogna ammettere che "Underwater Bells" non è certo foriero di gioia e letizia, ma piuttosto di un Heavy Metal veloce e grintoso, talvolta addirittura feroce, dove è evidente il cambiamento rispetto alle precedenti uscite, maggiormente orientate verso il Prog & Power Metal.
Le ritmiche insistite e le chitarre affilate dei fratelli Corona danno subito carattere a "The Pure Soul Cry", dove un capace e versatile Andro si muove con disinvoltura. "Death to Leave Eternity" (sul CD è presente anche un bel videoclip) e "Berseker" sono una bella coppia di speed songs, al limite del Thrash, dai molteplici cambi di tempo e con un pizzico di melodia che fa capolino nel cantato di Andro.
Per una volta (ed è un complimento!) non è così semplice individuare quei gruppi utili come termine di paragone, comunque i Revoltons non saranno così tanto Thrash ma i primi nomi che vengono in mente sono quelli dei Metal Church, Nevermore e (per certi fraseggi di chitarra) gli Annihilator, bilanciati comunque da soluzioni alla Symphony X e Fates Warning.
Tornando all'album, "Claylove" è invece un breve interludio (e ne ritroveremo altri tre), in questo caso uno strumentale dove le chitarre si ritagliano uno spazio tutto loro, un momento di quiete prima della tempesta che arriverà con "Rotten Equilibrium", spinta dal drumming preciso e potente di Stefano Rumich, drummer dei Karnak che dopo le registrazioni del disco ha lasciato posto a Simone Morettin. Rispetto alle canzoni precedenti, "The Last Witch", "Slow Row" e "One and Silence" mostrano un taglio più powereggiante e qualche spunto prog, mentre "Lady Disease" e "Cybertale" (questa con un refrain vagamente "teutonico") sono una bella accoppiata heavy, veloce e grintosa. Su "Underwater Bells" trova posto anche una power ballad, e sebbene non sia un gran estimatore del genere, "London Fall" si lascia ascoltare, sia per l'eccellente interpretazione di Andro sia per gli intrecci di chitarra, un'accoppiata questa, che si ripresenta vincente sulla successiva "Scanning Horizon", l'ultimo intermezzo che ci introduce alla conclusiva titletrack, tra le canzoni più riuscite del disco (belli i chorus) ed anche in grado di sintetizzare un po' tutte le sfaccettature che caratterizzano la musica dei Revoltons.
Una prova estremamente convincente.
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 21 ott 2009 alle 17:32

sono davvero grandi anche nei live! grandi i revoltons!

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