Questo non è un prodotto che la media dei lettori di eutk potrà trovare interessante. I Violaspinto suonano rock, un rock alternativo vagamente psichedelico, dai testi riflessivi e ricercati, appoggiati su melodie di facile presa ma comunque mai banali. Difficile descrivere il loro sound, anche se forse chiamare in causa nomi storici come Marlene Kuntz, Afterhours, CCCP e Massimo Volume potrebbe vagamente rendere l'idea. Ma, come dicevo, non siamo certo su lidi famigliari ai nostri lettori. Vale comunque la pena ascoltare questo ultimo lavoro della band bergamasca. E' stato registrato due anni fa e arriva in queste settimane sulla mia scrivania: non starò per adesso ad indagare le ragioni di questo ritardo; vi basti sapere che i cinque pezzi (sei, se si conta anche una ghost track) di “Credi ancora nel candore?” (poche volte un titolo ha saputo essere più suggestivo) sono in grado di coinvolgere e di entusiasmare, passando con grande disinvoltura da momenti più intimisti e raccolti a sfuriate di ruvida energia. La voce di Dylan Imberti è però sempre molto pulita (a volte non intonatissima, ma indubbiamente sincera nell'interpretazione) così che la melodia rimane una costante di tutti gli episodi. Inutile citare una canzone piuttosto che un'altra: questo è un lavoro che va gustato nell'insieme, cercando di aprire la mente e di farsi trascinare dal notevole amalgama sonoro del quartetto. Suona tutto dannatamente “live”, così come la dimensione preferita dei Violaspinto. Da tenere d'occhio, in attesa di un full length che renda giustizia dei loro meriti.