Softloud: musica nuova all'orizzonte...

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In occasione dell'uscita di "Emotional Anatomy", mi sono trovato a scambiare due parole con i Softloud, nome nuovo e promettente del panorama musicale italico. Ecco cosa ci ha raccontato la band!

Ciao ragazzi, e benvenuti sulle pagine di Metal.it! Innanzitutto, presentateci i Softloud…
Ciao e grazie per l'ospitalità! La band è nata nel 2006 e abbiamo fatto i classici anni di gavetta: tanti live, un EP autoprodotto, poi nel 2009 il primo album "A Place to Hide", sempre autoprodotto. Per il nuovo disco abbiamo lavorato con il produttore Giacomo Fiorenza (Moltheni, Giardini di Mirò, Yuppie Flu), un'esperienza fantastica dal punto di vista musicale e personale. Negli anni abbiamo cambiato parecchie formazioni, adesso abbiamo trovato stabilità e siamo rimasti in tre: Cesare Bogazzi (voce/chitarra), Alessandro Corrias (basso) e Gianmarco Mameli (batteria).
Questo secondo album, “Emotional Anatomy”, sembra molto curato e ‘lavorato’. Qual è stato il processo di creazione, e quanto tempo/energie vi ha preso?
Siamo entrati in studio con le idee molto chiare, dopo mesi di prove intense, proprio per cercare di ottenere il massimo dalle registrazioni. Noi normalmente lavoriamo insieme sui brani, sviluppando le idee, modificandole, a volte abbandonandole per qualche tempo. Come processo è un po' più lungo, ma ha fatto in modo che il suono della band diventasse più omogeneo e coerente. La parte più difficile è venuta dopo: decidere la grafica, tirare fuori qualcosa di accattivante per il packaging e curare nel dettaglio ogni piccolo particolare.
Una formazione ‘asciutta’ come la vostra, dà sicuramente un taglio particolare al sound del cd. Eppure, niente qui sembra lasciato al caso. Pensi che presentarlo dal vivo vi comporterà l’aggiunta di qualche session alla formazione?
Per questo disco abbiamo deciso di ridurre al minimo le sovraincisioni e fare in modo che suonasse in modo molto caldo, sporco, quasi live, per poterlo riproporre anche dal vivo senza che risultasse troppo diverso. Allo stesso tempo abbiamo arricchito il sound con qualche accenno di Hammond e tastiere, qualche arrangiamento di chitarra; spunti dai quali partire se dovessimo decidere di ampliare la formazione, come se i brani fossero ancora leggermente sfumati e indefiniti. Siamo una band da piccoli club, ci piace suonare a contatto con la gente, in un'atmosfera chiusa e intima; se dovessimo affrontare palchi più grandi potremmo pensare di inserire un chitarrista/tastierista, ma di sicuro cercheremmo una persona coinvolta anche dal punto di vista emotivo, non un turnista qualunque.
Quali sono le vostre fonti di ispirazione primarie? Che musica ascoltavate, e ascoltate ancora?
Siamo tre persone che hanno avuto una formazione musicale molto diversa, dal rock dei Beatles e degli Stones, all'hard rock anni '70, passando poi per gli ultimi trent'anni di musica senza disdegnare anche generi più estremi. Quando però imbracci gli strumenti, suoni ciò che ti viene più spontaneo e che crea punti di contatto tra i membri della band, per cui ci ritroviamo a suonare un genere che sembra ispirarsi al sound degli anni '90 sia americano che inglese, come i primi Radiohead, per arrivare a band più attuali come ad esempio i Kings of Leon. Ma si tratta di una scelta inconsapevole, non è mai studiata a tavolino.
Il sound di “Emotional Anatomy” mi è sembrato da subito nebbioso, malinconico e fosco… è sicuramente una scelta voluta, ma da cosa nasce?
Solitamente si pensa alla Sardegna come una terra solare e dal punto di vista esclusivamente climatico può essere anche vero. Ma se si scava più in profondità, nei sentimenti delle persone, nell'atmosfera che si respira per le strade, ci si accorge che le cose sono molto diverse. Si avverte la solitudine, l'isolamento, il senso di abbandono; e il futuro non può che apparire nebuloso.
Quanta importanza hanno i testi, nelle vostre composizioni? Personalmente do loro parecchia importanza, nella stesura di un cd…
A dispetto della nostra scelta di cantare in inglese, che in tanti ci rimproverano, noi ci sentiamo molto "comunicativi". La bellezza di tutto ciò che è rock sta in questo: la perfetta simbiosi che si crea tra un testo e la musica. La voce diventa come uno strumento e allo stesso tempo tutti gli strumenti sono al servizio del messaggio. Anche per questo abbiamo deciso di arricchire il libretto del cd con tutti i testi.
La situazione alternative in Italia è sempre stata molto difficoltosa. Voi come vi muovete in questo ambito? Dalle vostre parti è un genere apprezzato, ascoltato, e quindi vi dà possibilità di esibirvi con una certa frequenza?
Ammettiamolo, il nostro genere è un po' "fuori moda": rimangono sempre degli estimatori e in linea di massima abbiamo il nostro zoccolo duro di fans, ma c'è maggiore attenzione verso altri tipi di musica. Gli spazi poi scarseggiano, ma fortunatamente riusciamo a esibirci con una buona continuità, anche grazie alla possibilità di suonare in versione unplugged.
Quali sono i piani, a questo punto? Come si svilupperà la promozione del cd, cosa avete in mente?
Di sicuro il prossimo passo sarà quello di arrivare negli store digitali. Per quanto siamo degli inguaribili nostalgici e tra i nostri piccoli sogni ci sia quello di ristampare il disco anche in vinile, nel 2012 non si può prescindere dalla vendita su internet, a maggior ragione non possiamo farlo noi che ci troviamo in Sardegna. A breve dovrebbero esserci delle novità in tal senso, nel frattempo continueremo a suonare dal vivo e a fare qualche comparsata in radio e televisione. Abbiamo in programma anche la realizzazione di un video, quindi tanta carne al fuoco!
Dammi tre buoni motivi per cui un nostro lettore dovrebbe acquistare “Emotional Anatomy”…
E' un album diretto, che entra in testa già al primo ascolto. E' un disco molto curato sotto tutti i punti di vista, da quello musicale alla grafica. Ma soprattutto è un disco sincero, onesto, che rispecchia il nostro modo di concepire la musica, senza troppi fronzoli e con le emozioni sempre in primo piano.
Le ultime parole per voi, salutate i nostri lettori!
Un grande abbraccio "virtuale" dai Softloud a tutti i visitatori di Metal.it!
Intervista a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

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