Labyrinth - Presentazione "Labyrinth" - Jungle Sound Studios - 23 Giugno 2003

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Gruppo:Labyrinth

Il 23 giugno 2003 è il giorno scelto dai Labyrinth per la presentazione del nuovo disco alla stampa del settore. Dopo aver raggiunto (non senza qualche difficoltà) i Jungle Sound Studios di Milano, ho subito una piacevole sorpresa: l'atmosfera degli studios è costantemente rinfrescata da una massiccia dose di aria condizionata, veramente indispensabile per mitigare l'ondata di caldo che ha investito il nostro paese all'inizio della stagione estiva.

Dopo alcuni minuti di attesa, nei quali ho l'occasione di scambiare qualche parola con diversi colleghi del settore riguardo al disco, veniamo portati all'interno di una delle sale del complesso, dove i Labyrinth suoneranno per un'oretta per lo speciale di “Sala Prove” di RockTV.

Mentre entriamo nella sala e ci sistemiamo in modo da non interferire con le riprese, il gruppo sta ultimando il riscaldamento, suonando due pezzi del nuovo album: “Livin' in a Maze” e “Synthetic Paradise”. Balza subito all'occhio la presenza di un nuovo elemento nel gruppo: il dimissionario Olaf Thorsen è stato sostituito da un grosso ragazzo che suona con grande impegno. In sede di intervista verrà presentato questo nuovo chitarrista.

Iniziano le riprese per lo speciale. Roberto si dimostra subito in grandissima forma, perfettamente a suo agio nel doppio ruolo di singer/frontman: scherza con i ragazzi del gruppo e con le telecamere, si impegna nel cercare le linee vocali più adatte alle canzoni. “Slave to the Night” è il primo pezzo che viene proposto agli spettatori di RockTV, seguito da uno dei primi cavalli di battaglia della band, “Piece of Time”. Vengono poi suonati diverse nuove canzoni: “This World”, “Neverending Rest”, “Terzinato” e “Just Soldier (Stay Down)”. Sembrano avere un ottimo impatto anche dal vivo, e nonostante l'atmosfera sia estremamente rilassata, quasi scherzosa, i Labyrinth si applicano con grande professionalità con lo scopo di correggere alcune sbavature e di trovare i meccanismi giusti.

Le riprese continuano con una versione esplosiva della celebre “Moonlight”, suonata da Mattia a una velocità devastante. E dopo aver proposto un'altra canzone nuova, “Hand in Hand”, il gruppo termina le riprese dello speciale.

Dopo un breve buffet, durante il quale ho l'occasione di scambiare quattro chiacchiere coi disponibilissimi ragazzi della band, ha luogo la conferenza stampa per presentare il nuovo “Labyrinth”. Ecco cosa ne è venuto fuori...

Q: Cominciamo con questo. Perchè un album senza titolo proprio adesso?
Rob: Eh... pensa dopo (risate). Senza titolo adesso perchè abbiamo cercato di capire quale titolo dare... ma è troppo scontato. Prendi un pezzo qualunque e dai il titolo al disco. Chiunque sente il disco si accorge che non c'è una vera e propria inversione di rotta, ma comunque c'è un cambiamento. E secondo me, ma credo secondo tutti, questo disco è "Labyrinth". Punto. Cioè Labyrinth senza compromessi. Quello che ci è venuto da scrivere lo abbiamo scritto, quindi come lo chiami? “Labyrinth” e basta. E poi nella carriera di ogni gruppo bene o male arriva il disco omonimo.

Mat: Abbiamo copiato.

Rob: Abbiamo copiato. Volevamo fare la copertina nera con un serpente che si vedeva, però...

Mat: Abbiamo pensato ai Metallica, a quanto hanno venduto scrivendo solo "Metallica"... e abbiamo detto "Cazzo, perchè noi no?"

Rob: E volevamo scrivere "Metallica", infatti.

Mat: Poi ci hanno querelato... (risate)

Rob: In definitiva è quello il discorso. Secondo me, almeno.

Rain: Spesso i gruppi intitolano il primo disco col proprio nome. Per noi questo è un po'... un ripatire da capo. Un po' l'esigenza di mettere in forte evidenza il fatto che Labyrinth è questo, e lo è veramente. Forse anche più di prima. Con questo non vogliamo creare confusione col discorso di Carlo (Olaf Thorsen, ndr). Non è che non essendoci più Carlo, il gruppo si sente più Labyrinth di prima. Tutt'altro. E' che... è successo che ci siamo sentiti veramente noi. Più di prima, per tutta una serie di eventi. Compreso anche Carlo, ma non per quello. Non vorrei che trasparisse appunto il discorso "E' andato via Carlo, allora noi siamo contenti". Tutt'altro! Però ci siamo sentiti veramente bene, nello scrivere, nel registrare, in sintonia insomma. E quindi abbiamo deciso di chiamarlo così. Poi, ripeto, alla gente potrà piacere o non piacere, però questo a noi piace, perchè ci sentiamo molto "di noi".

Q: A questo è anche legato il discorso del ritorno ai nomi originali?
Rain: Esatto. I nomi. Erano anni che discutevamo un po' tutti se tenere i nomi. Sinceramente, a trent'anni... (risate)

Rob: Forse lo cambio anche nell'e-mail. Però non è che lo rinneghi: è stato un bel periodo, è stato una cosa simpatica, è stata una cosa divertente. Con questo non voglio dire per forza che noi siamo maturati improvvisamente, a trent'anni, e allora dobbiamo per forza cambiare nome... che dobbiamo fare i fighi. Però è così, io mi chiamo Roberto Tiranti.

Anders: Sicuramente qualcuno avrà anche da ridire su questo. All'inizio i nomi erano stati scelti perchè il mercato italiano, se vi ricordate, agli inizi degli anni '90 era bloccato. E ci fu proprio, mi ricordo, un'indicazione forte da parte dei giapponesi: ragazzi, con quei nomi non andrete mai da nessuna parte. Non che senza andrete da qualche parte, però se mettete dei nomi che non evidenziano il fatto che siete italiani, forse è meglio. Già ai tempi si discusse molto di questo. C'erano persone che erano d'accordo, e altre no. Ora col passare del tempo sinceramente non ne potevamo più. Come diceva lui, nessuno lo rinnega: è simpatico, sono bellissimi ricordi. Nomi veri. A parte Mattia Stancioiu. Lui è l'unico che tiene il nome finto, le orecchie finte.

Q: Ci volete presentare il vostro nuovo chitarrista?
Rob: Certo! Grande Pier. Il Pier!

Rain: Abbiamo provato un po' di ragazzi... due. (risate) Uno è lui, e l'altro è un mio amico. Lui è arrivato, e io personalmente, come chitarrista, mi sono trovato benissimo. Considera che, dopo anni che suonavo con una persona, non è stato facile. O perlomeno pensavo che non fosse così facile. Invece con lui c'è stato subito il feeling giusto, poi oggi... abbiamo suonato un pezzo di roba vecchia, o due? Due? Vabbè sono andato.

Rob: Comunque lui, per esempio io e Andrea lo conoscevamo già. Comunque si tratta dell'ambiente genovese, io avevo preparato delle cose con lui ai tempi, poi non ho avuto il modo o il tempo di fare niente. Però appena ci fu il problema di trovare un chitarrista, io il primo nome che feci fu il suo, e lui anche (indicando McPauls, ndr) perchè ne conoscevamo già il valore.

Mat: E' la terza prova che fa con noi, compreso oggi.

Rob: Vabbè lo dico, lo dico. Ho chiamato Andrea: "Ehi come va il chitarrista?" E mi fa "Eh, mi ha insegnato i pezzi miei!" (risate)

Rain: E' vero! Lui, essendoseli studiati... io li ho registrati in studio e poi chiaramente ciao...

Q: Avete mai pensato di andare avanti con una sola chitarra, come fanno molti gruppi?
Rain: Io ne ho un sacco a casa, così se rompo le corde (risate). Il problema nasce dal materiale precedente. Anche questo bene o male può avere bisogno di due chitarre, ma molto meno degli altri. Quindi è un'esigenza, dal vivo, essere almeno due persone. E' impossibile rendere i pezzi con una chitarra sola, sinceramente. Poi è divertente, almeno per me, avere un'altra persona sul palco con cui condividere certe cose.

Mat: Anche dividere il cachet!

Rain: Eh, sticazzi! E' vero!

Rob: E poi sono io il genovese, eh? (risate)

Rain: E poi ora il Cri (Bertocchi, ndr) ha fatto l'operazione al naso...

Mat: Ah è vero! Ora il Cri pesa due chili di meno.

Q: Su Synthetic Paradise, c'è un riferimento esplicito all'uso/abuso di droghe sintetiche. E' voluto?
Rob: Sì. Mi è venuto in mente questo testo per la situazione di un mio amico. Un mio conoscente, un mio amico, si sta purtroppo perdendo dietro a queste cose. E' un'esperienza mia. Come se io stessi parlando a questa persona. C'è quindi un riferimento.

Q: Perchè io l'avevo intesa. Non solo al livello di testo, ma anche l'introduzione mi sembra molto appropriata.
Rob: Certo! Ma infatti è stato il pezzo a portarmi sul testo. E' nato prima il pezzo. Ti dico, io personalmente lavoro così, facendomi portare prima dal testo. L'atmosfera del pezzo mi porta automaticamente sul testo. Non so, poi magari sono cose che un'altra persona non sente, però io raccolgo i miei riferimenti dalle varie atmosfere, quindi...

Q: In generale come vi rapportate col mondo dell'elettronica?
McPauls: Col mondo dell'elettronica ci rapportiamo in maniera positiva, penso. E' un sistema per poter scrivere quello che uno vuole mettere in musica. L'elettronica è servita proprio per tirare fuori queste sensazioni nuove che avevamo. E' un modo per cambiare certe cose del passato, per non utilizzare sempre strumenti neoclassici, che è quello che abbiamo fatto molto nel passato. Qui l'elettronica è un modo per dare forse un aspetto anche più interessante alla musica. Poi ci sta bene anche con le sonorità pesante delle chitarre.

Rob: Infatti anche il decimo pezzo, "When I Will Fly Far"... sinceramente stento anche a definirlo rock perchè sì, è rock, ma è anche molto elettronico, non ci sono chitarre distorte. L'unica cosa distorta che arriva è nell'assolo, poche note di solo, una serie di gusto... Vabbè fan cagare (risate).Ci siamo limitati all'elettronica, perchè andava bene così.

McPauls: E' quello che ci sentivamo di fare.

Rain: Poi è il nostro stile. Sul primo disco c'era moltissima elettronica. Tanta gente parlando di Labyrinth si preoccupa, credo anche giustamente, di dare importanza a “Return to Heaven Denied” per quello che ha fatto e ad alcuni pezzi di “Return...” come Moonlight e Thunder. In realtà il gruppo non è soltanto quello. E' stato difficile dimostrarlo negli anni, perchè soprattutto durante l'aspetto live ti trovi non sempre a poter fare il tuo show. E chiaramente sai che le canzoni che possono divertire la gente sono Moonlight, Thunder & co. che hanno riscosso un certo successo. Quindi ti senti anche un po' in dovere nel riproporle. Però il gruppo non è solo quello, anzi, forse è solo una piccola parte di quello che siamo. Siamo caduti in un momento in cui il Power Metal andava di moda, forse più di ora, e non rinneghiamo assolutamente nulla. Però effettivamente quando parlano o meglio parlate di Labyrinth solo come un gruppo Power Metal, ci va un po' stretto. Nel senso che, d'accordo, ci sono dei pezzi che possono rientrare in quel clichè. Ma i nostri dischi spaziano da Moonlight, appunto, a Night of Dreams, a Heaven Denied, a No Limits, a Dreamland, ai pezzi nuovi, a tante atmosfere. Non siamo il gruppo più originale del mondo, ma riusciamo credo ad essere un pochino diversi. L'elettronica è molto importante in questo, nel senso che come diceva giustamente lui (McPauls, ndr), se senti qualcosa... come lo rendo? Non hai soltanto gli strumenti classici a disposizione. Puoi avere un suono, puoi avere un'atmosfera, quindi rendere la nostra musica avendo a disposizione più elementi è molto positivo. Non è limitante. E poi è piacevole per voi. Ripeto, è un po' la filosofia del gruppo fare quello che sentiamo, poi sperando che piaccia alla gente. Però non siamo gli Iron Maiden o i Metallica, obbligati secondo me a rispettare, anche se poi non lo fanno...

Mat: I Metallica poi sono molto obbligati... (risate)

Rain: E vabbè però, per dire no... ci sono tanti gruppi che sono obbligati a mantenere uno stile.

Rob: In definitiva io quando ascolto il disco nuovo, io che ne faccio parte, sento che siamo molto figli degli anni ottanta. Quello mi salta molto alle orecchie. Ci sono tanti riferimenti agli anni ottanta, al metal degli anni ottanta, alcune cose anni settanta anche, il fatto che siano stati inseriti degli hammond, hammond che prima non erano neanche mai stati presi in considerazione. This World è un pezzo che ha chiari riferimenti a quegli anni, Led Zeppelin e via discorrendo. Perchè no? Una citazione a coloro che hanno fatto sì che arrivasse anche il metal.

Q: Io personalmente sento che “No Limits” avesse degli spunti che poi “Return” e “SoT” non avevano del tutto. “No Limits” aveva molta elettronica, c'era un pezzo che sembrava quasi dance (Vertigo, ndr).
Rain: Anche perchè agli inizi manchi totalmente di equilibrio, effettivamente sei molto più istintivo nello scrivere. E' una cosa che succede col passare degli anni e che non vorresti succedesse mai, però succede. Ragioni sulle canzoni in maniera diversa. Ti preoccupi un po' di più. E spesso ti lasci condizionare da un sacco di fattori, sinceramente. Quest'anno abbiamo lavorato in maniera totalmente diversa. Abbiamo scritto i pezzi penso in non più di due mesi, alla fine dei conti. Chiaramente ti parlo delle idee che poi alla fine sono state arrangiate, eccetera. Però quel che ci veniva, quell'essere così liberi rispetto a “Return” e soprattutto, “SoT”, sono tornate fuori certe cose. La cosa bella è che lui nel primo disco non c'era, Andrea il tastierista (McPauls, ndr)... per cui l'esigenza di riportare l'elettronica è stata sentita da lui come dal vecchio tastierista, che era Frank (Andiver, ndr). E' stato molto bello perchè vuol dire proprio che nella nostra musica c'è bisogno anche di quello. E' venuto fuori in maniera molto naturale, infatti ti dico, ci siamo tutti preoccupati molto poco di che cosa venisse fuori, ci stavamo proprio divertendo, veramente tanto.

McPauls: La cosa bella è stata proprio la libertà di poter scrivere quello che si sentiva. Il fatto che sia successo così rispetto a “SoT” o “Return” è perchè c'è stata la libertà totale di sfruttare al 100% quello che avevamo a disposizione. Quindi sono venuti fuori questi arrangiamenti elettronici.

Q: Non per sconfinare, ma ai tempi del secondo disco dei Vision Divine Carlo disse che era stato fortemente influenzato dai problemi contrattuali che avevano coinvolto lui e penso anche i Labyrinth. Voi pensate che i suoi stessi problemi siano tornati come stimolo, come ispirazione?
Rain: Il discorso è questo. Considera che siamo partiti in maniera talmente incosciente nei confronti del business delle case discografiche, etc. Pensavamo a suonare e divertirci. Poi “Return” ci ha spinto per forza a dover fare i conti con questo tipo di ambiente. Ci siamo trovati un attimino presi alla sprovvista, perchè comunque venivamo da un periodo in cui veramente eravamo totalmente inconsapevoli, contratti firmati purtroppo non in presenza di avvocati, sulla fiducia. E' chiaro che col tempo, quando le cose iniziano a muoversi, e inizi da entrambe le parti a stare attento alle virgole, vengono fuori cose che purtroppo non sono così piacevoli. Ora io... sono stato obbligato a firmare un foglio nel quale io non posso parlare in maniera diffamatoria della mia ex casa discografica, e sinceramente non è neanche nei miei interessi. Però sinceramente un gruppo che parte in maniera così naturale, e si ritrova tutto di un colpo a dover fare i conti con certe cose, viene smontato. Io suono per divertirmi, non me ne frega un cazzo se nel contratto c'è scritto questo o quest'altro. La differenza forse è che noi abbiamo trovato un pochino la forza di dire "ne dobbiamo uscire", perchè dobbiamo continuare a divertirci. Pian piano abbiamo risolto i nostri problemi, ci siamo rivisti totalmente liberi rispetto agli anni passati, ci siamo ricostruiti una posizione da capo... e ora siamo qua, fortunatamente. Però non è stato facile.

Q: Più che altro perchè lui aveva associato questa considerazione ad una canzone abbastanza sostenuta e veramente arrabbiata. Pensi che il disco contenga delle canzoni più "incazzate" per questo motivo?
Rain: Noi siamo molto influenzati dal thrash degli anni ottanta. E spesso quando suoniamo dal vivo senza vergogna ci diciamo "che palle", perchè alla fine hai una bella canzone veloce ma alla fine di cattiveria ne rimane poca. E quest'anno un pezzo come "Stay Down" è venuto proprio da quello. E' chiaro che siamo anche un pochino più arrabbiati, però abbiamo detto "Vabbè, ci sentiamo di mettere dentro qualcosa di un pochino più pesante". Però tra le altre cose nella musica viene fuori anche tutto quello che provi, sempre, regolarmente. Però secondo me non siamo più di tanto arrabbiati.

Rob: Siamo incazzati al punto giusto, nel senso che comunque tu prendi "Just Soldier" ed è incazzatissima, comincia che è una sassata nei denti, poi comunque anche lì, finiamo sempre per arrivare sul Prog, sulle tipiche atmosfere che mitigano un pochino quello che viene prima. Fermo restando che prima è una bastonata sui denti. Però ci sono altri pezzi, "Terzinato" stesso, che sono sempre incazzatissimi sotto certi aspetti. Ci teniamo anche lì a dire che non è sempre arrabbiata la canzone arrabbiata, non è sempre dolce la canzone dolce, cioè cerchiamo sempre di dare una visione ampia, anche all'interno di un brano.

Q: Di cosa parlano i testi dell'album?
Rob: Per la prima volta non è un concept. “Return” era un concept, “SoT” era un concept e questo... ti dico la verità, personalmente io non me la sono sentita di scrivere un album concept perchè trovo che il concept debba essere trattato così anche dal vivo, non snaturare dei pezzi di un disco che ha un filo logico. Poi invece ogni pezzo ha la sua vita a sè stante, tratta di argomenti a volte, se vogliamo, più futili, a volte un pochino più impegnati, perchè voglio dire - sono canzoni, e uno deve anche poter essere un po' tranquillo quando sente una canzone, se no si tocca i marroni sempre. (risate) E' varia come situazione, ripeto, come dicevo prima, mi faccio portare quando scrivo i testi dalla musica. Lui (McPauls, ndr) ha scritto due testi, ha scritto due lenti, "Neverending Rest" e "When I Will Fly Far".

McPauls: Sono introspettivi, sono testi che parlano di storie vissute personalmente, quindi anche per questo lo sentiamo ancora più nostro il disco. Perchè sono proprio cose che riguardano noi.

Q: La cover di Travis Smith ha avuto delle direttive? Gli avete dato delle indicazioni o gli avete lasciato carta bianca, totalmente? Ci sono stati molti che hanno detto che questa copertina ha troppi richiami ad album tipo Nevermore...
MacPauls: No. Diciamo che sono state date delle indicazioni perchè quello che volevamo rappresentare in copertina era un qualcosa che facesse pensare ad una rinascita. Quindi abbiamo pensato a cosa in copertina potesse rappresentare un nuovo inizio. E a Mattia è venuto in mente questo fiore che è un po' il simbolo della rinascita, e il viso sofferente è proprio quello che abbiamo dovuto passare per arrivare a questo punto, a questo nuovo inizio. E quindi Travis Smith aveva queste indicazioni.

Q: Quindi si basa di più sulla "condizione" di Labyrinth, più che sui singoli pezzi?
MacPauls: Si, esatto. Ma poi anche l'atmosfera generale della copertina, coi colori, che sono piuttosto caldi, ha quel senso lì.

Q: Avete registrato il disco qui a Milano, se non sbaglio però è stato mixato in Germania.
Mat: Non mixato, masterizzato.

Q: Come mai questa scelta?
Rob: Tra l'altro costava pochissimo... diciamolo!

Mat: La scelta dello studio per la registrazione è nata del fatto che io avevo registrato il mese prima un altro disco in quello studio, e mi sono trovato molto bene. E allora ho fatto sentire anche a loro il lavoro, e abbiamo deciso di andare lì. Il fonico più o meno lo conoscevo perchè avevo lavorato appunto con lui... ha lavorato in America per un po' di anni con gli artisti più grossi, coi fonici migliori che ci sono da quelle parti, quindi ci siamo messi in buone mani, credo. L'abbiamo masterizzato in Germania perchè ci sono andati gli Angra, abbiamo sentito il loro lavoro, ci sembrava buona come cosa e abbiamo provato. Tanto ci è sempre andata di merda (risate generali), una volta più, una volta meno...

Q: Rob come riesci a far convivere il tuo impegno con il progetto (il musical "I Dieci Comandamenti", ndr) nel quale tu credi moltissimo...
Rob: Vediamo. Nel momento in cui ci saranno le richieste per noi per fare un tour o qualcosa di consistente... Il discorso è questo: noi abbiamo fatto questo lavoro, ci abbiamo messo veramente il sangue, ci siamo fatti mille paranoie ed è venuto come è venuto. Non siamo più disposti a fare i tour gratis, come è già capitato duemila volte, voglio dire... basta. Quindi, nel momento in cui ci si dovrà muovere, si spera che ci si muoverà con un minimo di cachet, allora io opererò le mie scelte. Dall'altra parte c'è una persona che mi sostituisce, come succederà per adesso per l'Agglutination Festival giù a Potenza. Sarebbe l'ultima serata delle cinque date che facciamo a Potenza col musical, l'ultima data la farà il mio sostituto e io faccio il concerto (coi Labyrinth, ndr). Non credo che sarà un grosso problema, ripeto... non è solo per me il discorso: se le premesse saranno buone per il disco, tutti quanti noi ci muoveremo. Tutti quanti noi non ci muoveremo nel momento in cui ci riproporranno l'ennesima rottura di coglioni gratis.

Rain: Tanta gente all'estero ha fatto la stessa domanda, su come farà Roberto. La verità è che a trent'anni tutti quanti noi abbiamo più o meno la nostra vita ormai. Il suo lavoro è cantare "I Dieci Comandamenti", il mio lavoro è un altro, però cambia ben poco. Negli anni passati abbiamo, credo, promosso abbastanza bene il gruppo in giro per il mondo. E' anche vero che quest'anno l'ambiente conosce il gruppo. Cioè sa chi siamo. E sa anche più o meno cosa aspettarsi. Nel momento in cui il disco ha una buona riuscita e al gruppo viene chiesto di suonare, perchè siamo piaciuti, solo per quello, e allora se ne potrà parlare. Non è per buttarla sul lato economico, attenzione, non è che uno suona per fare i soldi... perchè oggi in questo ambiente non ha senso.

Rob: No infatti. Non ci aspettiamo di diventare ricchi, assolutamente. Però ci aspettiamo di fare il nostro lavoro onestamente, di promuovere un disco onestamente e vedere due soldini due. Giusto per ripagarci gli sforzi.

Rain: Quelli (soldini) che potrebbero permettere a me di smettere di lavorare. Quel che spero succeda "da Labyrinth" è che alla fine del mese riesca a darmi non quello che guadagnerei con uno stipendio normale ma quel qualcosa per poter dire "vado a suonare tranquillo". Non è facile, però sicuramente qua sta alla gente: se il disco piacerà e a noi verrà chiesto di andare in tour con tutti i crismi, saremo tutti pronti, e il problema non sarà solo quello di Roberto. Il problema è una scelta che coinvolge tutti i ragazzi del gruppo: lui studia, Andrea e Cri lavorano, Mattia non fa un cazzo ma beato lui (risate). Abbiamo trent'anni, quindi evidentemente è difficile dire al mio datore di lavoro "mi licenzio" per un mese di tournè di supporto. Quando torno a casa poi mi sparo! E' brutto dover convivere con questa cosa, perchè limita un po' la tua passione, però è un calcolo che purtroppo devi fare. E poi le esperienze passate ci hanno insegnato che, o i dischi vendono veramente tanto, oppure fare da band di supporto agli Helloween, per quanto sia una soddisfazione enorme per noi, non porta i risultati che ti aspetteresti. Ma non soltanto in termini economici, non è che le vendite si siano incrementate o la popolarità del gruppo sia aumentata.

Rob: No, infatti. E' una cosa promozionale, e dici: ok, spariamoci questo mese e mezzo in giro, vediamo cosa porta. Torni a casa, aspetti altri sei mesi e non ha portato niente.

Cris: Anche perchè gli Helloween sono un gruppo abbastanza in declino, che non ha più molte cose da dire.

Rob: Questo la sta dicendo lui, io mi dissocio! (risate)

Mat: Anche io!

Cris: Penso che sia la verità, perchè oramai gli esponenti che hanno scritto le canzoni migliori del gruppo se ne sono andati...

Rob: No, a parte gli scherzi, è un po' vero, purtroppo.

Cris: Lo dico per esperienza personale. Ce ne siamo accorti sulle nostre spalle quando abbiamo fatto il tour con gli Helloween. Siamo stati in Germania in locali dove magari in confronto ad anni prima, di persone ce n'erano veramente poche. L'ascolto verso quel gruppo non è più quello di una volta, nonostante gli aficionados, perchè quelli ci sono sempre ed è giusto che ci siano.

Rain: Ti trovi a dire "Andiamo in tournè con gli Helloween perchè può essere la mossa giusta perchè ogni sera ci troviamo di fronte ad un pubblico grosso, per prestigio...”. Poi ti trovi a suonare con meno gente degli Hammerfall, in casa loro... cinque-sei-settecento persona a sera

Cris: Con notevoli problemi anche a livello logistico, di merchandising. Non potevamo vendere magliette ad un certo prezzo perchè loro dovevano venderle a di più, insomma un sacco di storie particolari.

Rob: Le prime date, soundcheck noi "no grazie", perchè non c'era tempo. Quindi noi presi, buttati sul palco... "ah ragazzi, si comincia tra cinque minuti eh". Ma un line-check? No eh? Così come arrivavamo, ci levavamo di dosso la roba inutile, e suonavamo.

Rain: E' assurdo. Io faccio un tour promozionale con l'intento appunto di promuovere il gruppo. Poi mi ritrovo a suonare sul palco in situazioni indecenti, proponendo pochissima scaletta, perchè suonavamo mezz'ora, quaranta minuti a sera, quindi come ti dicevo, impossibilitati nel rendere il gruppo per quel che è veramente. Alla fine che promozione è? Allora quest'anno, se non vendiamo un milione di copie o comunque quelle copie che ci permettono di andare via, preferisco fare quelle poche date mirate, però giuste: col nostro show, col nostro palco, con tutte le cose che comporta. Cioè, con dignità. Allora li ti organizzi, allora dici "ok ragazzi, si va via un mese e mezzo". Ce la facciamo col lavoro, con il musical, con tutto quanto a fare magari dei fine settimana? Oppure ci prendiamo una settimana di ferie, perchè no? Però mirate e fatte bene. Ti faccio un esempio: anzichè farmi quindici date in Italia a caso - a parte che l'Italia è sempre andata bene - ne faccio una, dove il ragazzo a cui piace il gruppo viene e si diverte, perchè se si ascolta un'ora e mezza, un'ora e tre quarti di Labyrinth, si ascolta Moonlight, si ascolta Night of Dreams, vede il palco, vede della gente che si diverte, perchè poi anche per noi è molto importante. Salire sul palco in condizioni pietose ti assicuro che non è facile, perchè poi in qualche modo devi fare. Non riesci a rendere, non riesci a trasmettere. Per cui quest'anno la nostra decisione è questa: vogliamo fare le cose fatte bene. Se non ci sarà la possibilità di fare sei mesi di tournè benissimo, facciamo le nostre date mirate, fatte bene per noi e per la gente. Non possiamo fare altro. Poi non posso obbligare la gente a comprare il cd.

Q: Volevo fare una domanda sull'ultimo brano che stavate suonando prima (When I Will Fly Far, ndr). Il suono, più che altro, all'inizio, mi ha ricordato particolarmente il tema centrale di "1997: Fuga da New York". Volevo sapere se era una casualità, o se ce l'avevate in testa...
Rob: No, è che lo stavamo vedendo cinque minuti prima, poi siamo entrati in studio... Meno male che non vedevamo Pinocchio! (risate)

McPauls: No, è una cosa totalmente casuale...

Mat: Lui copia sempre senza saperlo!

Q: No, è che prima si parlava appunto di questo ritorno agli anni '80.
Rob: No, è una cosa sicuramente non voluta, ma sempre lì andiamo a parare...

McPauls: Inizialmente quel pezzo lì era una specie di ballad, che avevamo composto io e Roberto, e quindi poteva essere arrangiata come una ballad normalissima, col piano, cioè il solito pezzo... Invece c'è stata proprio la volontà di fare questa cosa, di usare dei suoni più ricercati, se no veniva il solito pezzo, la solita ballad.

Q: Visto che i Labyrinth hanno fatto "Livin' in a Maze", non posso che chiedervi se è autobiografico o no.
Rob: Sì. Se lo leggi un attimo, è proprio lui. E' un po' quello che ci è successo ed è un po' quello che ci auspichiamo succeda, adesso, con l'uscita di questo disco. E' una specie di piccolo racconto della nostra storia.

Q: A questo riguardo, anche il nome "Livin' in a Maze" doveva forse essere il nome del live...? Vedrà mai la luce?
Rob: Sì... Lì è stata una cosa inconscia, mia. Ho scritto il testo, "Livin' in a Maze". Poi a un certo punto, non mi ricordo chi di noi, fa "Ma cazzo, doveva essere il titolo del live!". E io ho detto "Eh?!" Davvero, io non mi ricordavo! Poi è rimasto. Alla fine voglio dire, non me ne fregava una mazza. Il live... speriamo che esca. Non so. Uscirà?

Q: A me incuriosiva sapere se avevate sentito il disco dei Warlord, che sono stati un po' "ripescati" dal vostro management, da Fabrizio Giruzzi. Dopo anni e anni di silenzio, li ha ritirati fuori...
Rain: Il bassista dei Warlord ha suonato con me e Roberto in un progetto di musica folkloristica, colonne sonore per i film porno, queste cose qua (risate). Non avere paura di dirlo, dai!

Rob: (risata) Sì sì è vero...

Rain: E' una vita che glielo dico, "Dammi il cd, dammi il cd"... quindi non l'ho ancora ascoltato. Fabrizio! Ci chiedono se abbiamo ascoltato il disco dei Warlord. Cosa dobbiamo dire?

(espressione inequivocabile di Giruzzi)

Tutti in coro: Magnifico! Capolavoro assoluto!

Q: Dai Pier, cosa ti aspetti da questa esperienza?
Pier: L'esperienza sarà sicuramente positiva, perchè già quando mi ha chiamato lui e mi ha detto "Guarda, non troviamo nessuno, vieni a fare un provino..."

Rob: Sì, già che non troviamo nessuno, se non sai che cazzo fare... (risate)

Pier: Già quando mi hanno chiamato, io a lui ho detto "Guarda, prima di tutto mi piacciono i pezzi, mi piace la musica che fate, quindi verrei proprio volentieri..." Poi io ho sentito il disco nuovo e devo dire che mi sono proprio stupito: non mi aspettavo, per quello che posso giudicare io, una maturità musicale di questo livello. Mi hanno obbligato a dire questo (risate). E devo dire che, anche la ricerca dei suoni... non c'è stato nessuno che li ha obbligati a dire "i suoni si fanno così" oppure "tu suoni questo". Si sono gestiti loro la pre-produzione. I suoni, secondo me, sono molto freschi e il sound è veramente incredibile.

Rob: L'ultima volta che abbiamo chiesto aiuto a qualcuno, gli abbiamo dato quindici milioni e ha fatto una cagata... (Neil Kernon per "Sons of Thunder", ndr) quindi abbiamo detto "Ce li teniamo noi i quindici milioni" (risate). Giusto?

Rain: Io comunque lo dico, sono contentissimo di avere lui (Pier, ndr), perchè vi giuro non era facile. Anche perchè un sacco di ragazzi oggi suonano molto bene, sono preparatissimi tecnicamente, però non hanno il background che magari posso avere io. Io certe cose le suono... a parte che non sono tecnicamente un mostro... però sono cresciuto coi Metallica e con gli Anthrax, quindi cresci suonando i dischi di altra gente. I ragazzi di oggi purtroppo mancano un po' da quel punto di vista. Magari ti spaventano dal punto di vista tecnico, poi gli chiedi di suonarti Stay Down e ti dicono "Non ci riesco". Ma non per mancanza di capacità, sicuramente per una questione di abitudine. E non era facile trovare secondo me una persona per il gruppo, perchè uniamo delle sonorità "più moderne" a cose che si sentivano negli anni ottanta, quindi devi essere preparato bene. Ed era la mia più grossa preoccupazione. Tecnicamente, di ragazzi che potevano sostituire Carlo dal punto di vista solista, ce ne sono. Nel senso che alla fine dei conti prendi una persona che ha studiato veramente tanto, la fai suonare in continuazione i pezzi e riesce. Dal punto di vista ritmico e dal punto di vista della coesione con gli altri ragazzi, lui è arrivato...

Cris: Più che altro è un discorso di sincronizzazione. E' molto importante che i due chitarristi siano molto precisi all'unisono. E quello che abbiamo cercato in lui è stato subito proprio questo. Molta professionalità, e si è visto subito, sin dalla prima volta.

Rain: E poi come persona. Io l'ho conosciuto poco, però il gruppo, ti ripeto, non ha molta voglia di ricadere in problemi. Vogliamo divertirci. Per cui avere un buon rapporto a livello personale è fondamentale. Soprattutto per un gruppo come noi, che non vive della propria musica. Certo se vai in sala prove, ci devi andare perchè ti stai divertendo. Per quello che sta emergendo in questi giorni, è veramente la persona ideale. Io personalmente sono contentissimo...

Rob: E poi è un bel ragazzo, eh! (risate)

Rain: Sì, e poi Roberto era alla prima prova che faceva con noi...

Rob: E' vero.

Rain: A parte che non sapevi venire qui oggi. L'anno scorso...

Rob: L'anno scorso siamo venuti e abbiamo fatto un concertino. Sala prove è sale prove. Vai, scazzi, ti sbagli, ti fermi. Fai la stecca. Cioè, provi. Non è che quando provi sei perfettino, in giacca e cravatta. Provi apposta perchè devi sbagliare per fare meglio. Quindi l'abbiamo presa così oggi. Va bene.

(una ragazza del bar deve passare attraverso gli stretti tavolini predisposti per l'intervista, e in uno slancio di cavalleria il gruppo intero si prodiga per facilitarle il passaggio)

Q: Perchè Century Media?
Rob: Perchè no? (risate) Non so, sinceramente. E' stata tra le tante etichette che sono state interpellate. E' quella che ci ha dato delle garanzie, e probabilmente migliori... con una promozione che farà di un certo tipo. Quindi ci siamo affidati comunque a loro. Poi credo che siano una label di tutto rispetto. Noi siamo passati da Metal Blade a lì, e con tutto il bene che voglio a Metal Blade... (risate) Questo tanto non finisce nell'intervista, vero?

Mat: Sì, tanto ho firmato io no? (risate)

Q: Trovo un po' assurda questa cosa del dover firmare...
Rain: Fa parte di un accordo che è molto più complesso. Svincolarci dalle situazioni pregresse non è stato facile. Tutta una serie di cose, tra le quali anche questa. Veramente... quanto è durato? Tre anni?

Rob: Tre anni. In guerra veramente ci siamo entrati nel 2001. Dal gennaio 2001 è cominciata la guerra, con gli avvocati, avanti e indietro. Nella sede di Tizio, piuttosto che a Cannes a trovare l'altro, con l'avvocato al seguito. E' stata una mazzata. E questo sicuramente è uno dei motivi che ci ha un po' provati. Però poi, a un certo punto, come si diceva prima, ti tiri un po' su le maniche. Intanto facciamo un bel lavoro. Poi nel frattempo qualche santo provvederà, ci svincoleremo, troveremo un'etichetta. Non siamo poi un gruppo di stronzi, voglio dire... avremo modo di dimostrare qualcosa comunque.

Mat: Oh ma il disco vi è piaciuto o no?

(risate generali)

Rob: Non è che poi dite "Sì il disco è bello... ma fa cagare".

(risate)

Mat: Con Sons of Thunder ci è successo che è arrivato uno... "Figata il disco, troppo bello! Mi sono comprato anche io un libro per la storia del Re Sole, bellissimo..." Esce la recensione, il disco è una merda, la storia del Re Sole è una boiata pazzesca.

Rob: Ma chi è, quello di ****?! (omettiamo il nome della rivista per rispetto della concorrenza :D, ndr)

Mat: E non si dice!

Rob: Non si dice! E vabbè, cancellate ****.

(risate generali)

Rob: Comunque, quello di quella rivista che si chiama ****, che mi è tanto simpatico, che è un bravo ragazzo... BELLA RIVISTA!!! (risate) No, sto scherzando. Lì ci rimanemmo tutti molto male.

Mat: Non mi importa un cazzo se non ti piace il disco, però...

Rob: Era proprio messa in questi termini. "Allora, il disco fa schifo. E poi, vogliamo parlare del concept, del fatto che tratta del Re Sole? E chi se ne frega". Così. E' una roba allucinante. Io non mi sono neanche incazzato.

Mat: Quando uno mi dice che il disco non gli è piaciuto, io leggo la recensione e so che mi aspetto qualcosa del genere.

Rob: Se il disco non ti è piaciuto, mi scrivi che il disco non ti è piaciuto perchè... perchè il cantante bela, perchè quell'altro scrive canzoni che fanno schifo... per tanti motivi. Cioè, mi dai delle motivazioni più che valide, musicali, di scelte di suoni, tutto quello che vuoi. Ma non robe personali così.

Mat: Comunque ora mi segno nome e cognome di tutti e poi vado a vedere.

(risate)

Q: Un'ultima domanda. Come vedete la scena metal italiana adesso, dopo cinque anni da quando il vostro disco "Return to Heaven Denied" ha scosso un po' la situazione?
Rob: A dirti la verità, lo dicevo proprio prima... la scena metal italiana ha chiaramente delle band interessanti, molto interessanti. Credo che stia un po' - mi permetto di dire - vivendo un attimo di torpore. Proprio dal punto di vista delle idee. Credo che alcuni gruppi dovrebbero osare un po' di più e non accontentarsi di non rischiare.


E così si conclude questa piacevole chiacchierata coi Labyrinth.

La possibilità di vivere per un'intera giornata quella che è la mia passione più grande ha reso questa esperienza davvero indimenticabile, e l'incredibile simpatia e disponibilità dimostrata dal gruppo ha fatto di questo incarico un vero e proprio piacere.

Si ringrazia in particolar modo Vanessa di SpinGo, per la gentilezza e la grande collaborazione che ci ha offerto.

Qui da Milano è tutto... a voi studio!

Intervista a cura di Marco 'Lendar' Pessione

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