Gamma Ray: band on a mission

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Gruppo:Gamma Ray
Di passaggio nel Bel Paese per suonare all’Evolution Festival, i Gamma Ray al completo ci hanno concesso una piacevole intervista, tenutasi nell’albergo che li ospitava, di fronte a numerosi colleghi giornalisti.
In un’atmosfera rilassata ed amichevole, Kai Hansen e compagni si sono dimostrati di buon umore, molto cordiali e più che disposti a parlare un po' di tutto e farsi anche qualche sana risata!

La prima domanda, pressoché obbligata, verteva sul tour che li ha visti protagonisti insieme agli amati / odiati Helloween…

Com’è andato il vostro recente tour insieme agli Helloween?
Kai Hansen: “Potremmo descriverlo come il tour più rilassante che abbiamo mai fatto, tutto è andato alla perfezione, forse anche troppo! Molti si aspettavano litigi o cose del genere, invece è andato tutto benissimo, non c’è stato alcun problema e ci siamo molto divertiti. C’era una sorta di atmosfera familiare fra di noi, anche perché noi e i ragazzi degli Helloween abbiamo lo stesso senso dell’umorismo e siamo riusciti ad andare d’accordo senza problemi. Ovviamente, prima di andare in tour, ne’ noi ne’ loro sapevamo cosa aspettarci, ma alla fine l’organizzazione è stata talmente efficiente che non ci sarebbe stato alcun motivo di lamentarsi.”

Come mai avete deciso di realizzare la seconda parte di “Land Of The Free”?
Dirk Schlächter: “Inizialmente pensavamo di intitolare il nostro ultimo disco in un altro modo, aggiungendo magari “land of the free part II” solo come sottotitolo.”
KH: “Non c’era alcun progetto di fare una “part II”, l'idea ci è venuta solo quando ci siamo seduti tutti insieme a ragionare su quale sound avremmo voluto portare avanti. Siamo stati d’accordo sul fare un disco melodico e con un certo feeling orchestrale…”
DS: “…e quando abbiamo iniziato a provare le nuove canzoni, l’atmosfera che si è venuta a creare ci ha ricordato molto il primo “Land Of The Free”.”
Henjo Richter: “Soprattutto, in quest’ultimo album abbiamo usato l’accordatura standard per le chitarre, al contrario di quanto abbiamo fatto in quelli precedenti, nei quali adoperiamo un’accordatura ribassata. Questo, in un certo senso, ci ha riportati al primo “Land Of The Free”.”
KH: “In ogni caso, avevamo anche stabilito che avremmo dato quel titolo al disco solo se ne fossimo stati veramente soddisfatti. Finora, il responso da parte dei fans è stato assolutamente positivo e ne siamo felici. Certo, c’è sempre qualcuno che ci potrebbe venire a dire che non è come il vero “Land Of The Free”, che è troppo diverso, ma in generale l’accoglienza è stata buona.”

C’è una serata in particolare che vi è rimasta impressa, del vostro ultimo tour?
KH: “Guarda, può sembrare stupido dirlo proprio qui, ma la serata che ricordo con più piacere è stata quella di Milano: abbiamo avuto un supporto veramente incredibile qui da voi e ricordo che, prima di salire sul palco, c’era molta gente che gridava il mio nome e quello della band…”
HR (prendendolo in giro): “Come in tutte le città!”
KH: “Sì ma a Milano è stato superlativo!”
HR: “Stiamo scherzando, in realtà sono d’accordo con lui!”
DS: “Ovviamente, dopo ogni tour c’è sempre qualche concerto particolare che ognuno di noi con più piacere. È una cosa abbastanza soggettiva, a me può rimanere il ricordo di una città in particolare, a Kai un’altra e così via. In generale, comunque, è stato un tour fantastico.”

State già lavorando al materiale per il prossimo disco?
KH: “Credo che siamo ancora al punto in cui ognuno raccoglie le proprie idee. Per quanto mi riguarda, quando siamo in tour come adesso, non ho l’abitudine di comporre, quanto piuttosto di prendere nota delle idee e di fissarle. Una volta a casa, poi, riesco a mettermi a scrivere delle canzoni vere e proprie.”

[Nel frattempo arriva Daniel Zimmermann, accolto da Richter e Hansen con un “visto che sei in ritardo, ora ti siedi nell’angolo, con la faccia verso il muro e il cappello da somaro!”]

Avete un’idea del sound che adotterete in futuro? Continuerete ad usare l’accordatura base o tornerete a quella ribassata?
KH: “Ancora non sappiamo dirlo, dobbiamo fare un po’ di prove in merito. Potremmo continuare così oppure tornare allo stile degli ultimi album, vedremo.”
HR: “Dipende dalla canzone, essenzialmente: se scriviamo un brano in una certa scala e poi usiamo un’accordatura diversa, finiamo per snaturarne il feeling.”
DS: “Vero, perché se ci pensiamo, suonare un Fa diesis con l’accordatura ribassata è come suonare un Mi con quella standard…”
KH: “Se non mi sbaglio, dopo “Somewhere Out In Space” abbiamo iniziato a suonare, dal vivo, con le chitarre accordate un semitono sotto. Successivamente, abbiamo mantenuto questo tipo di accordatura, forse perché eravamo troppo pigri per ri-accordare tutti gli strumenti! Comunque ci troviamo bene così, almeno nei concerti, almeno a me da una confidenza maggiore.”

È forse questa una delle ragioni per cui i vostri ultimi dischi erano un po’ più heavy?
KH: “Non saprei, in effetti ne abbiamo anche parlato fra di noi, è difficile da spiegare con precisione… In ogni caso, ciò che dici non è sbagliato, suonando un semitono sotto, inevitabilmente i brani sono diversi. È vero che l’accordatura standard è quella per cui le chitarre sono nate, ma alla fine potremmo anche decidere, un giorno, di accordare gli strumenti ancora più bassi, di un tono anziché di un semitono: questo, però, non vorrebbe automaticamente dire che le nostre canzoni diventerebbero tutte dark e malvagie! L’importante è provare diverse soluzioni e trovare quella con cui ci sentiamo più a nostro agio.”

C’è qualcosa che vi manca del metal degli anni ’80 e ’90?
KH: “Quello che davvero mi manca è sentire qualche nuova band ispirarsi alla New Wave Of British Heavy Metal. Quello stile, per me, è da considerarsi il vero, originale heavy metal. Penso poi al fatto che, negli anni ’80, il metal era metal e basta: c’erano gruppi come i Venom e gli Slayer, sensibilmente differenti dai classici, ma non si facevano distinzioni di sorta. Tutti i gruppi, a quel tempo, erano accomunati da una certa attitudine selvaggia e ribelle. Oggi, invece, molte produzioni di heavy metal classico suonano tutte molto “pulite”, tutto suona perfetto e preciso.”
Dan Zimmermann: “Questo è colpa di Pro Tools! Grazie al computer, una band incapace riesce comunque a suonare bene. In molti casi, quando vai a vedere un gruppo attuale, specialmente i più giovani (non faccio nomi), ti rendi conto che non sono capaci di suonare davvero bene. Poi vai a sentire i loro dischi e sono tutti perfetti, potenti e compatti. Anni fa questo non succedeva, per esempio gli Iron Maiden sapevano suonare molto bene anche quando erano giovanissimi, perché avevano un’alchimia di gruppo: loro, infatti, si sono fatti le ossa dal vivo, facendo concerti e suonando intensivamente in sala prove. Questo vale per la maggior parte dei gruppi metal più longevi, che sono stati tutti abituati a provare continuamente le loro canzoni, prima di inciderle.”
KH: “Io credo che un gruppo metal non debba per forza suonare tutto in modo perfetto. Per fare un esempio, ho amato molto il primo album degli Hammerfall, perché era ben lontano dall’avere un’esecuzione perfetta, ma conteneva grandi canzoni ed era suonato con un’attitudine positiva. I loro ultimi lavori, invece, pur piacendomi, sono fin troppo puliti per i miei gusti. Per quanto mi riguarda personalmente, “Walls Of Jericho” è un buon esempio, è stato registrato molto alla svelta, roba da “1, 2, 3, 4, go!”, senza stare a preoccuparci più di tanto della produzione. Questo è il motivo per cui mi piace ancora oggi, perché era genuino.”
DS: “Comunque, bisogna anche ammettere che ci sono delle bands capaci di suonare dal vivo, anche se in studio si affidano a Pro Tools… Quello che Daniel voleva dire, essenzialmente, è che noi siamo i migliori!”
DZ: “Sì, è vero, siamo i migliori, ma non era quello che volevo dire…!” [risate generali]

C’è molta gente che è ancora affezionata ai vecchi vinili, ma nello stesso tempo, il formato digitale (mp3) sta sempre più prendendo piede. Pensate che gli mp3, alla fine, soppianteranno tutti gli altri formati?
KH: “L’mp3 non è molto diverso dai vinili e dai CD, è solo un modo come un altro di registrare la musica. Certo, fra un mp3 e un CD ci sono ancora delle differenze a livello di qualità sonora, ma credo che in futuro le tecniche di compressione audio riusciranno a sopperire a queste mancanze. Per cui, sì, penso che presto gli mp3 diventeranno lo standard. Il vinile? Beh, il vinile è il vinile! Quello che ha aiutato i CD ad emergere non è stata tanto la qualità migliore, quanto il fatto che aveva una capacità molto maggiore rispetto al vinile, che se non mi sbaglio poteva contenere non più di 50 minuti…”
DS: “Secondo me il vinile non è affatto inferiore al CD come qualità, anzi, sono sempre dell’idea che, con un buon impianto audio, un vinile suoni ancora meglio rispetto a un CD.”
KH: “A parte questo, per me il vero cambiamento c’è stato con la maggiore durata. Quando i CD si sono diffusi, le case discografiche, per promuoverli, hanno iniziato a costringere gli artisti a comporre più brani e a fare album più lunghi. Il tutto, però, per gli stessi soldi che si avevano prima, quando per realizzare un album potevano bastare 40 minuti! Ecco, quindi, che per spingere il CD sono iniziate a comparire le bonus tracks, che nelle versioni in vinile non erano incluse. Oggi le bonus sono praticamente estinte, a parte in Giappone, ovviamente, ma in compenso abbiamo gruppi che insistono nel fare dischi lunghi 70 e oltre minuti. Sinceramente, per quanto possa ammirare un artista, penso che 70 minuti per un album siano troppi, preferisco un disco di 40/50 minuti pieno di grandi brani, piuttosto che uno più lungo, ma con degli riempitivi. Questo è secondo me il modo in cui i CD hanno realmente cambiato le carte in tavola. A favore del vinile, comunque, c’è un’altra cosa: le copertine! Quelle di un disco in vinile danno molta più soddisfazione a chi lo compra, mentre le stesse copertine in formato CD non sono poi così spettacolari…”
DZ: “Forse le masse si accontentano di poco, ma i metal fans sono molto più appassionati di certe cose, vogliono ancora comprare i dischi piuttosto che scaricarli e così, per invogliare sempre di più la gente, molte case discografiche si sono inventate le edizioni limitate piene di gadget…”
KH: “Già, oggi per vendere un disco sono capaci di includere le cose più strane, tipo un libro… Fra un po’ offriranno una macchina gratis a chi compra un’edizione speciale di un CD! E la musica, dov’è andata a finire?”
DZ: “Potrebbero fare un cofanetto pieno di roba strana e con un lettore mp3 con dentro l’album!”
KH: “Non sarebbe una cattiva idea, anzi, il lettore mp3 dovrebbe contenere e riprodurre solo quell’album e nient’altro! E ovviamente, non dovrebbe essere possibile trasferire i file in nessun modo! No, sinceramente sarebbe una cosa terribile, nemmeno Gene Simmons arriverebbe a tanto!”
Intervista a cura di Michele 'Freeagle' Marando

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