Darkend: il cantico dell'arcano

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Sarebbe stato delittuoso, a fronte di un disco francamente spettacolare e zeppo di punti come “The Canticle of Shadows”, non approfondire coi diretti interessati. Ci pensa quindi Animæ, cantante -e molto altro- dei Darkend ad illustrarci retroscena e progetti di una delle migliori band estreme che il nostro Paese può oggi vantare…
Ciao Animæ, benvenuto sulle pagine (virtuali) di Metal.it!
“Ciao, grazie a voi di Metal.it per l’attenzione e lo spazio concessoci”.
Prima di tutto ci tengo a farvi i miei più sinceri complimenti per l’ultimo album. Personalmente l’ho trovato strepitoso, eppure so che per riuscire a pubblicarlo avete dovuto superare numerose difficoltà e momenti di frustrazione. Potete raccontarmi qualcosa in proposito?
Siete soddisfatti del contratto che vi lega con la prestigiosa Non Serviam Records?
“Ti ringrazio profondamente per l’apprezzamento. Non sbagli, abbiamo superato momenti davvero difficili lungo il percorso che ci ha portato alla realizzazione di “The Canticle Of Shadows”. A mio avviso gli errori principali sono da ricercarsi nell’aver dato ingenuamente spazio ad “energie distruttive” che hanno più volte tentato di minare la fluidità della creazione artistica e nell’aver concesso eccessiva fiducia a personalità poi rivelatesi incapaci di assolvere al proprio compito. Tutto questo, complice anche un metodo di lavoro ai tempi nebuloso e non propriamente organizzato, ha causato numerosi ritardi e screzi interpersonali non ancora propriamente sanati, culminati con l’abbandono della band da parte di Antarktica.
D’altro canto, tutto ciò ci ha reso maggiormente consapevoli di quelli che sono i limiti da superare e le potenzialità da affinare, ed è inoltre un piacere poter annunciare che proprio in questi giorni ho ricominciato a collaborare con Antarktica per la creazione di nuova musica: se io in primis, in passato, ho creduto che sarebbe stato possibile proseguire senza di lui, ora più che mai mi rendo conto di come il suo nome sia inscindibile da quello dei Darkend.
Per quel che riguarda la Non Serviam Records, sì, siamo molto soddisfatti. Ricardo, il boss della label, è prima di tutto un grande appassionato di musica ed un fan della band; ci ha da subito posto tra le sue priorità e la collaborazione tra di noi è strettissima”.
Musicalmente parlando ho registrato una grande maturazione, pur rimanendo la vostra proposta nei solchi del trademark sonoro cui ci avete abituati. In che modo vi siete approcciati al processo di songwriting? Vi capita di “frenarvi” in sede di composizione, oppure di scartare materiale che, seppur buono, non rientra nei canoni musicali in cui vi muovete abitualmente?
“L’idea di base, ogni volta che ci approcciamo alla composizione di un nuovo album, è quella di andare oltre, soprattutto in termini di intensità: rendere ancor più toccante quel che già era malinconico, più terribile e raccapricciante quel che già era nero ed oscuro. L’obiettivo, questa volta, è stato raggiunto ponendo molta attenzione alle atmosfere e alle emozioni, ricercando in maniera quasi maniacale i canali artistici e sonori di volta in volta in grado di dar forma a ciò che avevamo in mente: si tratti di un riff di chitarra o di un coro liturgico, ogni singolo elemento è teso a rendere le composizioni vive e pulsanti.
Non ci freniamo mai in fase di scrittura, anzi, come già detto tendiamo sempre ad andare oltre e ad uscire da quelli che sono i canoni prestabiliti: ripetere quello che abbiamo già fatto non ci interessa. È anche per questo che, spesso, ci capita di scartare materiale di buona fattura ma che non si adatta alla ricerca sonora che stiamo perseguendo in quel dato momento o che in ultima analisi ci risulta essere non troppo incisivo. Da qualche anno a questa parte siamo diventati davvero molto pignoli relativamente quello che deve finire su disco ed abbiamo davvero molte bozze inutilizzate”.
Su quest’album avete ospitato una serie di cantanti della scena estrema che ammiro in particolar modo: Attila Csihar (Mayhem), Niklas Kvarforth (Shining), Sakis Tolis (Rotting Christ) e Labes C.N. (Abysmal Grief). Ciò che più conta, al di là del peso specifico dei nomi, è come siate riusciti ad incastrare le caratteristiche vocali di ognuno nel contesto musicale giusto per valorizzarle al meglio. Vi chiedo, quindi, di raccontarmi qualcosa riguardo alla scelta degli special guest ed al loro coinvolgimento su “The Canticle of Shadows”.
“È tutto avvenuto in maniera molto naturale: con Sakis e Labes siamo amici da diversi anni e, considerata la stima reciproca che ci unisce, il richiedere la loro collaborazione è stato un passo quasi obbligato. Niklas ci ha invece rivelato di aver apprezzato la nostra esibizione dopo uno show comune ad un festival in Ucraina; da lì, complice anche il nostro attuale manager che ha gestito gli Shining fino all’anno passato, abbiamo mantenuto vivi i rapporti e consolidato la sua presenza sul nostro album. Stessa cosa più o meno per quel che riguarda Attila, ci siamo conosciuti ad un festival in Finlandia in cui abbiamo suonato a supporto dei Mayhem ed abbiamo continuato a sentirci nel tempo, ha apprezzato i demo che gli ho mandato prima di entrare in studio ed ha accettato di prestare la sua unica voce ad alcuni dei nostri brani”.
A mio avviso, tutti i vostri album precedenti potevano contare su ottime produzioni; al tempo stesso, sono convinto che i suoni di “The Canticle of Shadows” siano di gran lunga i migliori della vostra carriera. Voi siete altrettanto soddisfatti dei risultati ottenuti? Cosa potete dirmi delle sessioni di registrazione?
“Si, siamo tutti molto soddisfatti dei suoni del nuovo album e credo che riescano finalmente a bilanciare ottimamente la magniloquenza delle orchestrazioni con l’efferatezza del guitar-work, cosa non sempre avvenuta in passato. Come già ho accennato precedentemente, a causa di scelte infelici e di “leggerezze gestionali” le sessioni di registrazione si sono rivelate a tratti molto frustranti e difficili ma come si suol dire, tutto è bene quel che finisce bene: Sygho e Cocco degli Sliver Studios sono infatti stati davvero bravissimi nel riparare a quanto era stato fatto in una prima fase lavorativa e nel dare una forma perfetta a quel suono oscuro e potente che fin dall’inizio ci prefiggevamo di ottenere”.
In occasione del precedente “Grand Guignol - Book I” vi siete cimentati in un concept davvero originale ed elaborato. È corretto affermare che con “Canticle of Shadows” abbiate cambiato deliberatamente rotta, optando per lyrics tra loro indipendenti, oppure si può comunque rinvenire un filo tematico che lega i vari brani?
Già che ci sono, vorrei sapere se nei prossimi anni stringeremo tra le mani un “Grand Guignol - Book II”…
“Non del tutto; abbiamo cominciato a lavorare a “The Canticle Of Shadows” con l’idea di seguire un determinato concept narrativo che è stato tuttavia abbandonato man mano che le mie liriche prendevano forma. Quello che si è venuto a creare è un corpus tematico molto personale e sfaccettato tenuto assieme da un “fil rouge” che può essere espresso con due parole: mantra ed esorcismo. Ciò che scrivo infatti, combinato alla musica e all’arte visiva, è uno strumento per depurare lo spirito da ciò che di terrificante vi alberga e, al tempo stesso, uno strumento per innalzarlo attraverso la ripetizione consapevole di parole e concetti chiave.
Per quel che riguarda “Grand Guignol - Book II” sì, vedrà sicuramente la luce: non nell’immediato futuro in quanto il materiale a cui abbiamo cominciato a lavorare non si adatta a suddetto progetto, ma puoi star certo che arriverà. Anzi, ti dirò di più: dal punto di vista narrativo tutto è già stato completato”.
Come band avete sempre posto particolare attenzione ad aspetti se vogliamo “di contorno”: mi riferisco a packaging, booklet, artwork di copertina, edizioni limitate etc. Credete che una simile strategia possa essere un modo per arginare il fenomeno della pirateria musicale e del download selvaggio?
Più in generale, come vi ponete nei confronti del web?
“Capisco il tuo punto di vista, tuttavia per noi la scelta del packaging e dell’artwork ha sempre rappresentato un elemento di fondamentale importanza: le immagini e le liner notes che includiamo abitualmente all’interno dei vari booklet sono direttamente volte ad integrare e completare l’esperienza artistica, fornendo un supporto visivo e concettuale a quanto già espresso da musica e liriche. Questo poi, come da te accennato, va sicuramente di pari passo con il piacere, da parte dell’ascoltatore, di possedere un prodotto di un certo livello qualitativo anche per quel che riguarda l’estetica e il design.
Generalmente crediamo che il web, per ora, possa essere un forte alleato: operiamo all’interno di un settore in cui gli appassionati sono ancora molti ed in cui il collezionismo è all’ordine del giorno e spesso ci capita che il disco, una volta ascoltato on-line, venga poi direttamente acquistato dal nostro store. Nell’universo digitale la musica viaggia rapida ed in modo virale e la diffusione, assieme al contatto diretto con i fans, è un elemento di fondamentale importanza per una realtà come la nostra”.
Collegandomi alla domanda precedente, ho trovato davvero suggestivo l’artwork del vostro ultimo lavoro. Sarei curioso di conoscerne il significato. In che modo, poi, l’immagine si lega a titolo del disco e lyrics?
“Ti ringrazio, credo che sia la perfetta rappresentazione visiva di quello che scaturisce dall’album, sia musicalmente che liricamente: il moto perpetuo di ciò che alberga nell’abisso interiore, privo di ogni maschera e ritratto in tutta la sua inesorabile e bestiale ferocia. Vi sono ombre che sono al tempo stesso bagliori, agonie che possono tramutarsi in salvezza. E vi sono innominabili passaggi attraverso l’orrore che conducono alla grazia. È il cantico dell’arcano che esorcizza ed innalza lo spirito; da questo concetto, il titolo, l’artwork di copertina e tutte le immagini contenute nel booklet”.
Il genere che proponete, molto popolare a fine anni ’90, non è più “di moda” da tempo ormai. Vi capita di pensare di esser nati -come band- nel periodo sbagliato?
Quale credete sarà il futuro del symphonic black metal?
“Credo fermamente che l’espressione artistica, sincera e libera da costrizioni, sia senza tempo. Non scegliamo intenzionalmente i binari sonori da seguire, né vogliamo incasellarci all’interno di un genere piuttosto che un altro: quel che proponiamo e realizziamo è già ben presente dentro di noi prima che prenda forma concreta e gli stilemi musicali di volta in volta utilizzati non sono altro che la loro traduzione sonora. Quindi no, non abbiamo mai pensato di essere nati nel periodo storico sbagliato né ce ne curiamo; anche perché che la definizione di “symphonic black metal”, magari adeguata per il nostro primo album “Assassine”, è ormai piuttosto lontana da quello che proponiamo”.
Seguite ancora l’evolversi della scena e le nuove band o, come ascoltatori, tendete ad avere un approccio più nostalgico e legato alla tradizione?
“Io e Valentz (batterista) siamo appassionati collezionisti di dischi e siamo costantemente alla ricerca di qualcosa di nuovo da ascoltare quindi sì, seguiamo con attenzione l’evolversi della scena apprezzandone molto diverse sfaccettature. Questo naturalmente non ci impedisce di apprezzare e riscoprire ciò che è stato fatto tempo addietro: la ricerca si estende sia verso il futuro, sia verso il passato”.
Negli anni passati avete suonato molto in sede live, anche condividendo il palco con realtà di primissimo piano della scena estrema. Per promuovere “The Canticle of Shadows” cosa bolle in pentola?
“Abbiamo già diverse date confermate per promuovere al meglio il nuovo lavoro: a fine aprile ci spingeremo per la prima volta in sud Italia mentre in maggio voleremo prima in Norvegia, dove apriremo uno show esclusivo della nuova band di Gaahl, i Gaahls Wyrd e poi in Francia, dove saremo co-headliner ad un festival insieme ai Nocturnal Depression. Inoltre stiamo già pianificando appuntamenti per l’autunno tra cui figurerà, sicuramente, un tour europeo a supporto di qualche grande nome”.
Ringraziandovi per il tempo dedicatoci vi saluto e, come da tradizione, vi lascio terminare l’intervista nel modo che preferite.
“Grazie a te e a tutti i lettori di Metal.it per l’attenzione, la disponibilità ed il supporto. Per qualsiasi ulteriore domanda o contatto scriveteci direttamente tramite i nostri portali web: www.darkend.it e www.facebook.com/darkendofficial. A presto, speriamo di incontrarvi on the road!”.
Intervista a cura di Marco Cafo Caforio

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