Death SS: In hoc signo vinces

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Gruppo:Death SS

Cerchiamo di essere obiettivi e distaccati e non scrivere cose come “i Death SS sono una delle mie bands del cuore e Resurrection, è un discone; erano sette anni che aspettavo tornassero sulle scene!”. Ecco, l’ho scritto. E, come entità musicale, hanno pure la mia stessa età, essendo nati nel 1977. In un panorama come quello metal italiano, dove, sotto sotto (ma nemmeno tanto), restiamo dei tradizionalisti, sia nella musica che nell’immagine, i Death SS sono stati da subito un nome all’avanguardia, realmente internazionale. Curatissimi nella loro immagine non convenzionale, totalmente immersi nei messaggi veicolati dalle atmosfere horror e occulte, portatori di una ricerca sonora che ha toccato generi come il gothic metal, l’industrial metal, il power più classico ed il sulfureo doom anni ’70, primi ‘80. Steve Sylvester, mente del progetto, ha creato attorno a se’ un’aura di mistero, che lo ha reso, una sorta di icona, caso unico in Italia. In trentasei anni Steve, oltre ai Death SS, ha creato diversi side project (Sancta Sanctorum, W.O.G.U.E.), registrato album solisti, composto brani per le colonne sonore di film e telefilm horror e polizieschi, recitato come attore, girato diversi lungometraggi e scritto una biografia. Vi basta? La parola al maestro.

Con The Seventh Seal hai detto di aver pubblicato tutti i sette sigilli magici di un patto da te fatto ad inizio carriera. Come si pone rispetto a questo Resurrection, ottavo disco?
Resurrection non è per me un ottavo sigillo. Rappresenta piuttosto un nuovo inizio, un nuovo punto di partenza.
Uno dei motivi per cui hai deciso di fermare i Death SS nel 2007 è stata la scarsa distribuzione della casa discografica che non ha dato una vasta diffusione degli album della band. Com'è ora la situazione?
Questo può essere uno dei tanti motivi. Principalmente però il periodo di fermo è stato preso per potermi dedicare con calma ad altri progetti, esplorare nuove vie. Per quanto riguarda il problema della distribuzione per questo disco abbiamo unito le forze di due etichette: la Lucifer Rising/Self per l'Italia e la Scarlet per l'estero. Vediamo cosa succederà....
Questo album non nasce da un progetto artistico unitario, essendo la maggior parte dei brani stati scritti per progetti televisivi o cinematografici. Come hai dato una coesione al tutto?
Vero. Questo album concentra circa quattro anni di lavori musicali su più fronti, come quello, appunto, delle colonne sonore per il cinema e la televisione e quello della continuazione del concept occulto legato a tematiche Crowleyane. La coesione del tutto è dovuta dalla comune ispirazione orrorifica, che permea come sempre ogni canzone dei Death SS, oltre ovviamente al taglio scelto per la produzione del disco, che è lo stesso per tutte le song. Non trattandosi comunque di un concept-album non credo comunque che la cosa rappresenti un problema...
Il cinema horror è da sempre una tua passione, ma come è successo che tu sia entrato nel circuito cinematografico?
E' stata una cosa casuale e graduale. Ho sempre frequentato il circuito horror underground italiano e ho iniziato con il "prestare" delle mie canzoni per delle soundtrack, poi a comporne di inedite appositamente. Da lì sono stato chiamato come "guest star" per delle produzioni indipendenti e infine col recitare ruoli più complessi. In passato avevo già fatto dei corsi di recitazione e comunque si è trattato di cose che ho fatto per puro divertimento...
I tuoi autori horror preferiti?
Bè, direi tutte le cose che hanno poi ispirato il mio lavoro con i Death SS, cioè tutti i fumetti di Barbieri e Cavedon, i libri di Crowley e LaVey, i film di Jodorowsky, Anger, Russel, Bava, Fulci, Argento e... mille altri ancora, non necessariamente horror ma sicuramente particolari e fuori dagli schemi.
Come è nata la vostra collaborazione nel telefilm Coliandro? Penso che vi abbia regalato una certa visibilità…
Carlo (Lucarelli) stava scrivendo una sceneggiatura dove serviva una band italiana che suonasse metal e fosse collegata al mondo del "satanismo"... Considerando che già i Death SS erano presenti nel soundtrack di ogni puntata dell'ispettore Coliandro, tu a chi avresti pensato?
Resurrection riprende lo stile moderno che avete esplorato a partire da Do What Thou Wilt ed è un ponte fra le vostre classiche sonorità orrorifiche e le nuove, come è stato per il precedente The Seventh Seal... Pensate di aver trovato la quadratura del cerchio con questo mix di stili?
In realtà quando scrivo una canzone non penso mai a quale sarà il suo stile. In molti ci dicono che da Do What Thou Wilt in poi siamo diventati "industrial". La cosa mi fa sorridere, perchè per me industrial sono artisti come Throbbin Gristle, Einsturzende Neubaten o Psychic TV, non certo i Death SS. Più semplicemente seguo solo i miei gusti in fatto di musica e melodia, per cercare di rendere belle (almeno per me) le mie canzoni. Se poi per alcuni sono metal o gothic o industrial o pop o prog o come-vuoi-tu, non sta a me definirlo. Noi per semplicità diciamo che facciamo horror music. Per me non c'è differenza tra le prime composizioni dei Death SS o le ultime. Io le vedo come se fossero la stessa persona, che nel corso degli anni è cresciuta.
Dopo la data estiva al Metal Camp Sicily, state già pensando ad altre date live?
Abbiamo un'agenzia, la Virus, che ci sta pensando. Siamo comunque orientati nel fare poche date ma in posti dove potremo esibirci con tutto il nuovo show completo.
Come è nata questa nuova line up? Una tua caratteristica è quella di saper scegliere ogni volta dei musicisti di elevate capacità tecniche…
La line-up della band non è molto cambiata negli ultimi sette anni. Abbiamo semplicemente rinunciato al sesto personaggio (la Morte), per poter rimanere un quintetto, come già eravamo ai tempi di Panic e di Humanomalies, e Bozo Wolff ha preso il posto di Ross Lukather dietro le pelli. Per il resto io, Al de Noble alla chitarra, Freddy Delirio alle tastiere e Glenn Strange al basso siamo assieme fin dal 2006.
Come è nata la collaborazione per l'artwork con EmanueleTaglietti?
Mi è stato presentato da un comune amico, che, come me, colleziona vecchi fumetti sexy-horror. Emanuele è una persona fantastica anche dal lato umano e siamo diventati presto amici. Gli ho parlato della band e gli ho chiesto se fosse intenzionato a disegnare qualcosa per noi, sullo stile delle copertine dei celebri fumetti che disegnava negli anni ‘70 e ‘80. E' per me un onore avere un suo dipinto inedito, creato appositamente per i Death SS, addirittura accompagnati da uno dei personaggi principali di quel mondo, come Belzeba.
Riguardo alla tua biografia Il Negromante Del Rock, hai detto che avevi provato già altre volte a scrivere il libro; quali coincidenze di elementi ti hanno convinto che il momento era arrivato?
Quando mi sono accorto che con Gianni della Cioppa e Marco Refe, rispettivamente giornalista ed editore, si era instaurato un feeling ottimale. Poi le cose sono andate avanti da sé...
Già a metà anni '80 bands come Darkthrone, Bathory e Celtic Frost hanno nominato i Death SS come loro influenza e Dani dei Cradle Of Filth ha ammesso di essersi ispirato a Panic in Midian. Il black metal è un genere che non hai mai esplorato, immagino semplicemente per una questione di gusti. Cosa ne pensi sia dal punto di vista musicale che concettuale?
Non sono un esperto di black metal, quindi conosco poco i lavori di quelle band. So comunque che molte di loro hanno in più occasioni citato i Death SS come loro influenza e questo mi fa certamente piacere. Probabilmente la connessione tra i Death SS e il black metal deriva più da un punto di vista di immagine che musicale o concettuale. Non ho mai esplorato quel tipo di sonorità semplicemente perchè, soprattutto il cantato, non si adatta molto alla mia concezione di musicalità. Io sono sempre alla ricerca di una melodia, anche nelle canzoni più "estreme"... Forse il pezzo dei Death SS che maggiormente si avvicina al black metal è Ogre's Lullaby, dal nostro ultimo disco.... Anche concettualmente i temi sviluppati dalla mia band, anche se partono da una comune matrice occulta che ha come punti di riferimento Crowley e LaVey, si sono pian piano evoluti verso un concetto più globale di Chaos Magick…
Qual'è il tuo rapporto con la morte? E’ un tema che, in maniera multiforme, è costantemente presente sin dal nome della band… Non ultimo nella figura che hai scelto per te nella band: il vampiro…
Per me la morte è strettamente collegata al concetto di rinascita. Si muore ogni volta che karmicamente operi in te stesso un cambiamento per poi "rinascere" verso una nuova direzione. Il vampiro e l'essere che, nutrendosi di "linfa vitale" , vive al di là della banalità delle piccole cose quotidiane, metabolizzando questa linfa per poter compiere la propria opera in assoluta libertà.
Intervista a cura di Laura Archini

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 01 lug 2013 alle 16:39

Gran bella intervista!