(18 settembre 2013) The Winery Dogs: la calata italica dei fenomeni

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Provincia:MI
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Live report a cura di Marco "Angiaz" Angileri.

Attesissimo appuntamento per l’unica data italiana per i Winery Dogs, che, per chi ancora non lo sapesse, è il nuovo super gruppo formato da uno dei migliori chitarristi al mondo (Richie Kotzen), uno dei migliori bassisti (Billy Sheehan) e uno dei migliori batteristi (Mike Portnoy).

Come detto, l’attesa per questo concerto è alta, per vari motivi: un album d’esordio stratosferico (vedi la recensione), una line up incredibile, e la possibilità di veder suonare assieme questi mostri sacri del panorama rock: se all’inizio The Winery Dogs sapeva di studio-project e magari anche un po’ di trovata commerciale, perfino di toccata e fuga, il tour mondiale probabilmente fuga ogni dubbio e ci lascia sperare che magari invece si trasformi in una sorta di side project, con la possibilità appunto di avere degli altri dischi.

Ad aumentare le aspettative per questo concerto sono poi le fortunate coincidenze: una trasferta a Milano per lavoro che casualmente coincide con l’unica data italiana della band che ha sfornato probabilmente il disco dell’anno, e la possibilità e il piacere di conoscere Alex Quero, una delle colonne portanti di Metal.it, che gentilmente mi ha accompagnato sia al concerto che al ritorno a Milano.

L’apertura della serata è affidata ai progster The Sixxis, band americana originaria di Atlanta, onestamente sconosciuta al sottoscritto; ed infatti scontano quelli che sono i limiti imposti dal genere, ovvero una resa live non esaltante, dovuta in gran parte all’ignoranza del loro repertorio e ad un sound che però sembra abbastanza monocorde. Rimane quindi un po’ di curiosità per i loro lavori da studio, ma sinceramente non hanno entusiasmato. Da rivedere e risentire.



Dopo circa 40 minuti di show e altrettanti circa per sistemare il palco arriva il momento atteso da un Live Club quasi al completo. Questa era la terza volta che vedevo dal vivo Richie Kotzen, e l’impressione è sempre la stessa: un diesel. Partenza lenta, quasi in sordina, che pian piano si scalda, e si lascia andare. Chi invece impressiona per l’energia è Billy Sheehan: una continua voglia di fare e strafare, senza però mai dar l’impressione di voler calamitare su di sé tutti gli sguardi (ad eccezione ovviamente del suo solo). Su Portnoy ormai si è detto tutto e il contrario di tutto; amato o odiato che sia, oltre a essere un gran batterista, è anche un animale da live, che sembra a trovarsi a proprio agio anche in queste composizioni per lui e per noi inedite.
La setlist propone praticamente tutto l’album di debutto, in ordine un po’ sparso: si parte a razzo con “Elevate”, con il suo giro di chitarra, e subito è chiara la ricetta della serata, un continuo botta e risposta tra chitarra, basso e batteria, con tutto il pubblico che canta il chorus assieme a Kotzen, nonostante il disco non sia ancora uscito in Europa. E ciò la dice lunga sull’attesa per questo lavoro.
Impressiona come sempre la voce di Kotzen, anche se, come già detto prima e come al solito, sembra piuttosto contratto all’inizio, salvo poi sciogliersi dopo qualche pezzo. Ma la setlist non propone solo “The winery dogs”: pesca anche dal repertorio classico di Kotzen con l’intermezzo acustico di “Stand”, e con “Shine” (canzone dell’epoca Mr. Big assieme proprio a Sheehan), e “You can’t save me”, oltre a lasciare spazio per gli assoli di basso e batteria (quest’ultimo a dir il vero abbastanza breve).
Chiude il concerto ufficiale la ballatona “Regret”, con il suo struggente piano. Ma non è finita qui, si ritorna sul palco per l’inusuale cover “Fool around and fell in love” (di Elvin Bishop), a testimoniare l’amore di Kotzen per il blues, e quindi “Desire”. Il concerto è quindi finito, è il turno di ringraziare il pubblico, ma dovremmo esser noi ad inchinarci di fronte a tanta dimostrazione di tecnica, energia e feeling.

Gran concerto, grande atmosfera e tanto pubblico. Vedere tre personaggi del genere suonare assieme con tanta passione e energia (e ovviamente tecnica) non è cosa di ogni giorno.

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  • Elevate
  • Criminal
  • We Are One
  • One More Time
  • Time Machine
  • Damaged
  • Six Feet Deeper
  • Drum Solo
  • The Other Side
  • Bass Solo
  • You Saved Me
  • Not Hopeless
  • Stand (Poison cover)
  • You Can't Save Me (Richie Kotzen song)
  • Shine (Mr. Big cover)
  • I'm No Angel
  • The Dying
  • Regret
  • Encore:
  • Fooled Around And Fell In Love (Elvin Bishop cover)
  • Desire
  • [/LIST]

    Servizio fotografico a cura di Alex Quero per metal.it
    Report a cura di Alessandro Quero

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