Abigail Williams - In The Shadow Of A Thousand Suns

Copertina 7,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2008
Durata:46 min.
Etichetta:Candlelight Records
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. I
  2. THE WORLD BEYOND
  3. ACOLYTES
  4. A THOUSAND SUNSA
  5. INTO THE ASHES
  6. SMOKE AND MIRRORS
  7. A SEMBLANCE OF LIFE
  8. EMPRYREAN: INTO THE COLD WATERS
  9. FLOODS
  10. THE DEPARTURE

Line up

  • Ken Sorceron: vocals/guitar
  • Plaguehammer: bass
  • Bjornthor: guitar
  • Samus: drums
  • Mike Wilson: guitar

Voto medio utenti

Gli Stati Uniti d'America non sono mai stati dei grandi concorrenti al trono del Black Metal, non hanno mai avuto una loro tradizione anche se ultimamente con il filone depressivo hanno creato delle grandissime opere devote alla malinconia e al dolore più totale, nomi come Leviathan oppure Xasthur e Judas Iscariot non dovrebbero lasciare indifferenti nessuno. Tutto questo però per dirvi cosa? Quello che voglio comunicarvi è che adesso oltre al Depressive Black Metal l'America sembra che inizi ad investire pure nel Metallo Nero sinfonico, in perfetta simbiosi con Emperor e Dimmu Borgir, quelli di metà carriera. Dal buio più profondo emergono con una furia devastante gli Abigail Williams, praticamente la cover band ufficiale dei Dimmu Borgir, ma questo non è un problema. Sono rimasto letteralmente sotterrato dal volume di potenza che sprigiona un album come In The Shadow Of A Thousand Suns. Il pregio più grande di un album simile sta tutto nella sua qualità di scrittura, le canzoni sono semplicemente belle, e pur se ultra-dipendenti da clichè ormai abusati fanno passare questo aspetto in secondo piano. Partendo da The World Beyond, Acolytes per poi aggiungere tutte le altre canzoni è un continuo esplodere di arrangiamenti sinfonici e mitragliate Metal. Ho citato i Dimmu Borgir, non posso non rifarlo perchè i giri di tastiera, le ritmiche serrate ma dall'andamento molto groove, per non parlare dei riffs di chitarra tutto ricorda Silenon & co. Gli Abigail Williams ovviamente ci mettono anche del loro ed è questo aspetto che li salva dal marasma delle band clone fine a se stesse. In futuro dovranno sicuramente cambiare qualcosa, rimane però lo stupore nel sentire una band così decisa al suo esordio. Album consigliato, e prodotto pure da James Murphy, una garanzia.
Recensione a cura di Andrea 'BurdeN' Benedetti

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