Copertina 7

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2008
Durata:44 min.
Etichetta:Locomotive Records
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. THE MAN WITH THE BOOK AND THE GUN
  2. WARSHOW
  3. TEN YEARS ALONE
  4. AKELDAMA (BLOODY FIELD)
  5. DARK SIDE 5
  6. MORNING STAR
  7. THE HANGED MAN
  8. PULL THE TRIGGER
  9. HANDS OF AION

Line up

  • Giacomo Lavatura: vocals
  • Matteo Troiano: guitars
  • Peter Cadonici: guitars
  • Stefano Capuano: bass
  • Michele Mingozzi: keyboards
  • Emanuele Pagani: drums

Voto medio utenti

Tornano i Figure Of Six dopo l’ottimo esordio di “Steo One” e lo fanno attraverso un mutamento che, sebbene non radicale dal punto di vista musicale, è almeno rilevante dal punto di vista concettuale.
Abbandonato il Nu Metal/Crossover dell’esordio la band ha spostato la propria proposta verso il metalcore di scuola europea, devota al suono “made in Gothenburg”, sebbene in chiave moderna, e che vede nella produzione uno dei suoi punti di forza, grazie al contributo di Tue Madsen in fase di produzione.
I tratti salienti del sound della band ravennate sono una costante aggressività di fondo, rotta da break melodici spesso azzeccati, struttura dei pezzi spesso progressiva, giocata su contrasti forti tra ritmica marziale e/o granitica e le chitarre più dinamiche e ‘aperte”, quando anch’esse non impegnate a grattare.
“Warshow” e “Ten Years Alon” ci mostrano il nuovo volto della band, e la prima parte del disco è un vero e proprio esercizio di stile, che sciorina il metalcore tutto. Bisogna spettare “Dark Side 5”, una strumentale, per vedere la band emergere dai clichè e regalarci una canzone progressiva, acida, liquida, dove le chitarre si liberano da ogni schema e il drummer non è un devoto del cemento. Davvero una song spaziale, in tutti i sensi.
Passato questo momento, la band riprende subito a picchiare con “Morning Star”. Che tuttavia conserva un poco della scintilla della song precedente. Questo fino alla conclusiva “Hands Of Aion”, se si eccettua la deriva industrial di “Pull The Trigger”.
La band sembra aver perso la freschezza degli inizi, sembra essersi appiattita su stilemi già abusati da decine di altre band (Shadows Fall, Caliban, Raunchy, e via dicendo), con il risultato che mentre “Step One” riportava alla mente un sound oramai in un po’ accantonato, e lo faceva con intelligenza e freschezza, questo “Aion” è al passo coi tempi ma è maledettamente scontato, per quanto ben composto, suonato e prodotto.
In definitiva questo è un buon disco, cui davvero non manca nulla per piacere ai fans del genere, ma per quel che mi riguarda un passo indietro rispetto a “Step One”.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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