Karmakanic - Who's The Boss In The Factory

Copertina 6,5

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2008
Durata:55 min.
Etichetta:InsideOut Music
Distribuzione:SPV

Tracklist

  1. SEND A MESSAGE FROM THE HEART
  2. LET IN HOLLYWOOD
  3. WHO'S THE BOSS IN THE FACTORY
  4. TWO BLOCKS FROM THE EDGE
  5. ETERNALLY PT: 1
  6. ETERNALLY PT: 2

Line up

  • Jonas Reingold:bass
  • Göran Edman: vocals
  • Krister Jonsson: guitar
  • Lalle Larsson: keyboards
  • Zoltan Csörsz: drums

Voto medio utenti

I Karmakanic sono il side project di Jonas Reingold, bassista/mastermind dei Flower Kings, anche se lo stesso Jonas non ama definirli così ... Ci sono, in questo disco, tanti musicisti superlativi, Goran Edman in testa, e molti di essi gravitano attorno all'orbita Flower Kings: reperire i musicisti è stata impresa facile facile, insomma, ed ecco che, con una mancitata di buone idee, il buon Jonas riesce a sfornare questo nuovo capitolo a nome Karmakanic. Il risultato è questo "Who's the Boss in the Factory", terza fatica della band, che si rivela essere un onesto dischetto di progressive rock, infarcito da colori fusion e jazz. Non molto lontani gli echi dei Pink Floyd, soprattutto nella lunga opener "Send a message from the Heart", che presenta al suo interno intermezzi strumentali davvero notevoli. Segnaliamo anche la presenza, oltre ai musicisti accreditati, di Tomas Bodin (ancora Flower Kings)alle tastiere e Lelo Nika, bravissimo suonatore di accordion nella conclusiva "Eternally", brano malinconico e struggente dedicato ai genitori di Reingold, scomparsi di recente in un tragico incidente automobilistico.
Tutto il disco, a dire la verità, scivola via molto piacevolmente, senza particolari sussulti di sorta; cosa che, a dire il vero, è un pò la pecca di questo cd: per quanto magistralmente suonato, non ti dà mai la sensazione di decollare del tutto, come se aspettasse quell'idea, quella scintilla particolare che invece non arriva mai. La stessa voce di Goran Edman viene qui prestata a linee vocali un pelo troppo statiche e monocordi, così da non poter mettere in evidenza le indubbie doti canore dell'ex Malmsteen, il quale peraltro si barcamena quasi sempre su tonalità medio-basse. Non è un torto, per carità, se non fosse, appunto, che le soluzioni vocali non brillano certo quanto ad originalità.
Il disco, insomma, è un buon disco prog rock; i musicisti sono più che validi, e le loro esibizioni live dilatano i pezzi nelle parti solistiche, lasciando a ciascuno dei componenti la possibilità di mostrare ampiamente le proprie doti. Ma, se devo essere sincero, non so quanto un lavoro del genere, pur piacevolissimo, riesca a resistere agli strali del tempo, visto che, dopo i primi ascolti, non mi è rimasto in testa un passaggio che sia uno.
Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

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