Copertina 6,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2008
Durata:41 min.
Etichetta:Ferret Music
Distribuzione:Andromeda

Tracklist

  1. NOTHING
  2. WEIGHT OF THE WORLD
  3. LABYRINTHIAN
  4. PARALLELS
  5. COMA
  6. A CERTAIN DEATH
  7. SET IN MOTION
  8. EBB AND FLOW
  9. RESET
  10. HOMECOMING

Line up

  • Stuart Ross: Guitar
  • Branden Morgan: Drums
  • Kyle Johnson: Bass
  • Karl Schubach: Vocals
  • Ryan Morgan: Guitar
  • Thaddeus Lake: Keyboard

Voto medio utenti

I Misery Signals sanno esattamente cosa vogliono. Non solo, ma conoscono, e anche a menadito, la strada per ottenerlo e i mezzi con cui percorrerla. “Controller” è infatti il risultato di una maturità raggiunta con estrema consapevolezza ma anche con la produzione di un guru d’eccezione, una garanzia di nome Devin Townsend, (che ha già lavorato con la band su “Of Malice And The Magnum Heart”). Un album davvero ricco, che prescinde i gusti del pubblico, conquistandolo – o riconquistandolo - con una facilità disarmante.
Questi ragazzi di Milwaukee suonano pur sempre metalcore, un genere che è ormai talmente saturo da non lasciare quasi più speranza ad alcuna ventata di freschezza e da far arrendere anche gli orecchi più protesi all’onestà intellettuale, ma in questo caso bisognerà fermarsi, dare una chance prima di giudicare a scatola chiusa sulla base di qualche ascolto distratto su MySpace ed infine arrendersi all’evidenza, al fatto che in “Controller” è racchiusa una varietà di elementi davvero ben confezionati, gli alternati di “Nothing” su cui ben si stagliano le vocals sporche e vigorose di Karl Schubach, i tempi più cadenzati di “Labyrinthian”, le sfuriate che prendono sempre più velocità come in “Parallels” e i momenti più toccanti, e sia, “più emo” come in “A Certain Death”, dove irrompe un cantato melodico e intenso. Bisogna tuttavia riconoscere che se questa ricetta appare così ben riuscita è per via della presenza di un ingrediente decisivo, Devin Townsend, che ha curato come solo lui sa fare le chitarre, riccamente sovrapposte a creare un dinamismo degno dei suoi solo album e le cui arie d’atmosfera hanno contagiato positivamente l’intero lavoro, armonizzandone ulteriormente il risultato finale, basti ascoltare “Reset” per rendersene conto (dove è da sottolineare dal minuto 3.10 in poi un rimando a “Nothing Remains” dei Chimaira) che nella parte finale spicca per la melodicità delle chitarre pulite in un momento strumentale che continua all’inizio della conclusiva “Homecoming” e ancora “Labyrinthian”, e l’incipit di “Coma” in cui la mano di zio Devin fa ancora capolino entusiasta dal mixer.

L’eccesso di zelo nella stesura di “Controller” trapela da un particolare che può essere un punto di forza e al contempo una debolezza di quest’album, il fatto che la fine di ogni pezzo si leghi, si fonda e si confonda con l’inizio di quello successivo, come in un fluire ininterrotto di note che tiene alta l’attenzione ma fa anche riflettere su come il tutto sarebbe risultato meno interessante e accattivante con una scaletta diversa. Dove non arriva la qualità interviene la strategia.
Buon per i Misery Signals, sperando di non aver appena rovinato tutto svelando i loro trucchi.

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