Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2008
Durata:57 min.
Etichetta:Frontiers
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. SANGRE DE CRISTO
  2. DREAM
  3. LIVE YOUR LIFE
  4. SET ME FREE
  5. I WILL
  6. BATTLE AT LITTLE BIG HORN
  7. NEVER LET YOU GO
  8. GONNA DO IT MY WAY
  9. FINALLY SEE THE LIGHT
  10. LET ME BE ME
  11. TAKE ME HOME

Line up

  • Mike Tramp: vocals
  • Jamie Law: guitars
  • Claus Langeskov: bass
  • Henning Wanner: keyboards
  • Troy Patrick Farrell: drums

Voto medio utenti

Ritorno sulle scene musicali dei White Lion, che dopo apparizioni al Gods of Metal, Sweden Rock e Rocklahomo Festival, si ripropongono con il nuovo album “Return Of The Pride”. Gruppo fondato nel 1983 dal vocalist Mike Tramp che risulta essere anche produttore dell’ultima fatica in collaborazione con Claus Langeskov, i White Lion riecheggiano con vigore il sound rock degli anni ’80. Il gruppo si rese famoso in quel periodo per singles e video definiti MTV generation abbracciando anche tematiche sociopolitiche riconducibili ai pezzi come “Lady Of The Valley”, “Cry For Freedom” e “War Song”. Registrato nel 2007 tra Australia e Danimarca il cd si orienta decisamente sui temi tradizionalmente classici del genere attingendo influenze e sonorità di quei tempi con l’aggiunta di suoni più moderni.
“Return Of The Pride” parte con il pezzo “Sangre de Cristo”, un brano dove liriche e atmosfere si intrecciano con originalità, componenti che troviamo anche nell’ascolto dell’epica “Battle At Little Big Horn” in puro stile made in USA. Spazio al rock tradizionale con i motivi “Dream”, “Live Your Life” e “Finally See The Light” caratterizzate da una compattezza musicale armoniosa e piacevole. Arrangiamenti in chiave moderna si evidenziano nell’ascolto di “Gonna Do It My Way” e “Let Me Be Me”.
Un disco che nel complesso esplora diverse strade con discreto successo grazie anche ad una impostazione sonora ben collaudata, che riesce ad infondere un’ottima musicalità evidenziando un marchio di fabbrica facilmente identificabile. Un ottimo rientro e un lavoro rivolto ad una grossa fetta di pubblico, anche quella che ricorda con un po’ di nostalgia i mitici anni ’80.
Recensione a cura di Carmelo 'Lino’64' Nazzaro

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