Copertina 8

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2008
Durata:38 min.
Etichetta:Season of Mist

Tracklist

  1. LOVECRAFT'S DEATH
  2. ANNUBIS
  3. COMMUNION
  4. BABEL'S GATE
  5. WE THE GODS
  6. SUNLIGHT MOONLIGHT
  7. PERSEPOLIS
  8. SANGREAL
  9. NARCISSUS

Line up

  • Sotiris Vayenas: Guitars
  • Spiros "Seth" Antoniou: Vocals and bass
  • Christos Antoniou: Guitars
  • Fotis Benardo: Drums

Voto medio utenti

I veterani greci Septic Flesh tornano sul mercato con questo nuovo suggestivo album e, per la precisione, con un restyling del moniker, cambiato in Septicflesh, come ad indicare una nuova fase della loro lunga e consolidata storia, una nuova apocalisse. Il lungo sentiero percorso dalla band greca ha visto crescere ed evolvere il loro sound ad ogni album, spingere i loro confini verso soluzioni sempre diverse pur conservando intatta la loro identità. Dal precedente “Sumerian Daemons” il connubio tra brutalità e grande suggestione data dagli inserti orchestrali e dai cori era già arrivato a grandi livelli ed ora tutto ciò viene confermato se non incrementato con questo nuovo, imperioso album, “Communion”. I 9 pezzi in esso contenuti vibrano di forti presenze demoniache ed evocano incubi ed inesplorati paesaggi ultraterreni prossimi agli inferi, si lasciano ascoltare lasciando piacevolmente colpiti per la maestria raggiunta nell’incorporare nel modo più disinvolto possibile gli elementi dell’orchestra di Praga così come i solenni cori, una parte del lavoro così egregiamente svolta dal chitarrista Christos Antoniou che rappresenta una grandissima risorsa per i Septicflesh per le sue note qualità come compositore neoclassico.
Si parte con la meravigliosa “Lovecraft’s Death”, un tributo, come ovvio, all’indiscusso scrittore, il poeta dell’horror fantascientifico H.P. Lovecraft, in cui il punto di vista sposta Lovecraft dal suo ruolo di scrittore a quello di protagonista, in un’immaginaria storia che descrive la fine della sua esistenza terrena usando come liriche della canzone dei titoli delle sue opere, in una riuscitissima manipolazione delle parole che farà sicuramente breccia nel cuore degli affezionati del celeberrimo creatore di affascinanti mostri mitologici. Si prosegue poi con “Annubis” dall’incipit ingannevolmente più cadenzato che cede poi il passo alle vocals di Seth, brutali e inquietanti nelle strofe, più morbide nel ritornello e avvolte come in una resistente ma mai costrittiva crisalide dai cori lirici, cori che aprono la successiva title-track “Communion”, pezzo davvero degno del suo ruolo centrale, con una vigorosa e possente quanto veloce batteria, fusa con i taglientissimi riffs di chitarra che improvvisamente si placano in una parte più melodica dove ogni colpo sulle pelli scompare per lasciare come protagonisti i sussurri infernali di Seth e dei drammatici violini per poi tornare all’incessante motivo precedente chiudendosi con uno stop netto e preciso. Ogni elemento è misurato, ogni orchestrazione riccamente studiata, la corposità del lavoro è disarmante quanto evocativa, chiudendo gli occhi durante l’ascolto ci si può realmente immergere in un viaggio tra i demoni e concepire forti immagini visive, come ad esempio in “We the Gods” dove una tempesta di elementi prende vita ed avanza inesorabile lasciando chiunque impossibilitato a reagire. Ma la magnificenza dell’album arriva a palesarsi totalmente in “Persepolis”. In poco più di 6 minuti dalla solenne forza narrativa ci si sente spaventati dalla bellezza del suono degli archi, qui più cupo che mai, ci si sente rapiti dalla voce di Seth che qui usa liriche in greco che accrescono l’atmosfera densa di storia che racconta la distruzione dell’antica Persepoli per volere di Alessandro il Grande, sviluppando il tutto come se si trattasse di una trasposizione cinematografica dei fatti. Il climax con cui solitamente i Septicflesh sanno costruire i propri pezzi raggiunge in “Persepolis” livelli eccelsi, gli scenari che fanno da sfondo alla musica si susseguono vividi come fossero impressi su pellicola, la battaglia, la quiete e la celebrazione della vittoria che vede i soldati concedersi ai fumi dell’alcol e che vede la gioia per la vittoria trasformarsi in assurda follia, mania di strapotere che sfocia in un’impietosa distruzione della città, andata perduta per sempre, come sottolineato dai versi ripetuti: “ciò che inizia nell’odio, finisce nell’odio”. Un pezzo memorabile, uno di quelli che ascoltati intensamente provocherà l’irrefrenabile voglia di tornare indietro e riascoltarlo per carpire i particolari sfuggiti all’ascolto precedente. Unica pecca di “Communion”? La durata, 38 minuti risultano troppo brevi di fronte ad un’opera così maestosa. Inchinatevi davanti agli dei della Grecia, i Septicflesh sono tornati.

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