Dam - The Difference Engine

Copertina 6,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2007
Durata:41 min.
Etichetta:Candlelight
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. THE DIFFERENCE ENGINE
  2. EYEBALLING
  3. OUTSIDE
  4. MIRROR-IMAGE RITUAL
  5. MADE OF BEASTS
  6. GANGRENE. PURULENCE. IMPACT.
  7. A WOUND THAT NEVER HEALS
  8. NEW QUEST
  9. THIS HAS NOTHING TO DO WITH APATHY

Line up

  • Daniel: bass
  • Brad: drums
  • Nathan: guitars, vocals
  • Dan: guitars

Voto medio utenti

Chissà se il titolo dell'album ("The Difference Engine") di questi quattro ragazzi inglesi sia stato ispirato dall'opera del connazionale Charles Babbage, precursore dei vari Bill Gates e Steve Jobs che spopolano tanto ai giorni nostri. Dopo aver passato anni a leggere testi riguardanti serial killer, stragi, guerre, descrizioni più o meno realistiche di malattie, questo potrebbe essere un buon passo per spingere il death metal oltre quella visione che lo etichetta come genere becero e ignorante (non che sia un difetto, intendiamoci!).
Purtroppo la stessa cosa non si può dire per la musica dei Dam, interessante solo fino a quando la si considera dal punto di vista tecnico. Strumentalmente il quartetto non ha nulla da rimproverarsi, vista la velocità esecutiva unita a una perizia da band già affermata (non a caso, se il batterista Brad è sponsorizzato dalla casa di un certo Sean Reinart un motivo ci sarà!). La varietà è garantita da strutture compositive continuamente stravolte da cambi di tempo, anche improvvisi e inaspettati. Come nella tradizione del genere sono riff intricati e assoli laceranti e dissonanti a farla da padrone, con un'alternanza tra momenti death e ritmiche quasi thrash che mi hanno ricordato vagamente i Blood Red Throne. Tuttavia dei norvegesi qui manca la capacità di comporre canzoni sempre di alto livello, catchy, con molto mordente. "The Difference Engine" vive di qualche bel momento, ma anche di frequenti divagazioni che non fanno altro che addormentare l'attenzione dell'ascoltatore. Per non parlare poi di alcuni pezzi totalmente derivativi, come "Mirror-Image Ritual" che suona come un vero e proprio plagio dei Death, sia dal punto di vista della struttura della canzone, sia da quello dei suoni scelti per gli strumenti.
Quello che manca qui è un pizzico di focalizzazione in più: i brani non si capisce mai dove stiano andando a parare, e questo disorientamento fa spesso calare il livello di piacere durante l'ascolto. Per il resto ci troviamo davanti a una band formatasi nel 1998 e a cui manca solo un po' di 'mestiere' per spiccare definitivamente il volo!
Recensione a cura di Alessandro 'Ripe' Riperi

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