Copertina 9,5

Info

Past
Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:1988
Durata:42 min.
Etichetta:Atlantic

Tracklist

  1. WHEELS OF FIRE
  2. KINGS OF METAL
  3. HEART OF STEEL
  4. STING OF THE BUMBLEBEE
  5. THE CROWN & THE KING (LAMENT OF THE KINGS)
  6. KINGDOM COME
  7. PLEASURE SLAVE
  8. HAIL AND KILL
  9. THE WARRIOR'S PRAYER
  10. BLOOD OF THE KINGS

Line up

  • Eric Adams: vocals
  • Ross Funicello: guitars
  • Joey DeMaio: bass
  • Scott Columbus: drums

Voto medio utenti

Il 18 novembre 2020 la gloriosa pagina Facebook di Metal.it ci ha doverosamente ricordato che nella stesso giorno di 32 anni prima vide la luce Kings of Metal.

Come mi è già capitato approcciando altre recensioni past, anche in questa occasione vengo colto da una sensazione di dubbio, se non quasi di disagio: cosa si può scrivere che non sia stato scritto, cosa si può dire che non sia stato detto, cosa si può analizzare che non sia stato analizzato nel momento in cui ci si confronta con un'opera universalmente nota e clamorosamente iconica?

Nel 1988 i Manowar sono ormai una realtà dominante nel panorama mondiale, fieri portabandiera di un verbo che non accetta compromessi e di uno stile che non fa prigionieri; e credo di poter affermare con discreta sicurezza che con Kings of Metal i nostri raggiunsero il loro apice non solo di successo e notorietà, ma soprattutto in termini concettuali.

Se Into Glory Ride e Hail to England palesano una maggiore compattezza, un livello qualitativo probabilmente più elevato ed una intensità epica fuori scala, qui abbiamo a che fare con quella che può essere considerata una vera e propria raccolta di inni immortali, partendo da tracce manifesto come la title-track e Heart of Steel, soffermandoci sulla commovente solennità di The Crown and The King, facendoci travolgere dalle sferzate testosteroniche di Pleasure Slave, esaltando la nostra furia guerriera con Hail and Kill e concludendo il nostro viaggio con l'accoppiata costituita da The Warriors Prayer (brano narrato che prepara il terreno) e dalla celeberrima Blood of The Kings.

Marchiato a fuoco da un Eric Adams che spadroneggia con una prestazione vocale clamorosa, incendiato dai riff e dagli assoli di un Ross The Boss al suo top, fondato sulle colonne di granito scolpite dalle martellate di Scott Columbus, attraversato in lungo e in largo dalla debordante presenza di Joey DeMaio, Kings of Metal è il disco che consegna definitivamente alla leggenda i Manowar, sancendo la loro eterna appartenenza al pantheon delle divinità metalliche.

Recensione a cura di diego
Powerful

every time I listen to it, I feel like iron that fries by fire. too beautiful, expressive fuzzy.wheels of fire, kings of metal, hail and kill, then the shiverin heart of steel:epic, strong and emotionally stunning, also from the skin of the goose skin. Full length that's really disruptive but at the same time evocative, which is able to spice up their epics.today no more music's done

IL PIU BELLO

A MIO PARERE IL PIU' BEL ALBUM DEI MANOWAR,BLOOD OF THE KING LA CANZONE PIU' BELLA DI TUTTO L'EPIC

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 20 nov 2020 alle 13:10

Ma che forma aveva Eric Adams qui? Fuori di testa...

Inserito il 20 nov 2020 alle 11:46

I capolavori si ascoltano...non si commentano!!!

Inserito il 02 ott 2018 alle 09:09

Ogni volta che lo ascolto mi sento come il ferro che patisce il fuoco. Troppo bello, espressivo e fuzzy."Wheels.." ;"Hai. .";"King of.."; "Heart of steel": epici, forti ed emozionalmente stupefacenti. Tutta la lunghezza è davvero dirompente ma allo stesso tempo evocativa, che è in grado di rendere più piccante la loro proposta musicale. Tutta la lunghezza è davvero dirompente,ma allo stesso tempo evocativa anche dalla pelle della pelle d'oca

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