Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2007
Durata:61 min.
Etichetta:I Hate
Distribuzione:Masterpiece

Tracklist

  1. THE EYES OF DESTINY
  2. FIRE AND ICE
  3. BROKEN WINGS
  4. (I ALONE) THE TRAVELLER
  5. CEMETERY EARTH
  6. EMPYREAN DREAM
  7. THE SEVENTH CIRCLE
  8. SOUL SEARCHING
  9. SHADOWS OF DEATH
  10. THE CONQUEROR WORM

Line up

  • Greg Diener: vocals, guitars & keyboads
  • John Gaffney: bass
  • Darin McCloskey: drums

Voto medio utenti

I Pale Divine giungono al terzo full-lenght, in una carriera iniziata dieci anni fa e spesa nel solco della tradizione doom rock di bands come Black Sabbath e Pentagram.
Questo “Cemetery Earth” è un disco dal sapore decisamente vintage, il riffing grasso e saturo è il trademark di un filone che ha spopolato tra gli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, prima di dare vita alla deriva stoner, in cui gli stessi riff sono imbevuti d’acido lisergico e nuvole di fumo aromatico. Quello che stupisce è innanzitutto la capacità della band di saper creare quel tipo di feeling, sicuramente vecchio, decantato, ma sempre affascinante, e di saperlo unire ad assoli più moderni, decisamente heavy in alcuni frangenti, che danno vita a lunghe fughe strumentali, assolutamente azzeccate.
Il songwriting della band, sebbene palesemente derivativo, mantiene un certo tocco di personalità, basti pensare che l’assolo di Broken Wings, come sensazioni (almeno a me personalmente), evoca l’assolo di “Alexander The Great” degli Iron Maiden, il che inserito in un contesto doom è decisamente atipico e rende il tutto piuttosto epico.
Sin dall’iniziale, e potente, “The Eyes Of Destiny”, i Pale Divine sciorinano un’ora di doom che sembra quasi una lezione di storia sul genere. La title-track, con i suoi quasi undici minuti, è semplicemente mastodontica, e la prova vocale di Greg Diener, in certi frangenti, abbandona le tonalità di Bobby Liebling dei Pentagram, per accostarsi a quelle più oscure e sulfuree di Peter Steele dei Type O Negative.
Anche “The Seventh Circle” è un pezzo da novanta, e in generale ci troviamo di fronte ad un continuo fluire di riff grassi e distorti, chitarre che vanno in assoli fumanti, patterns ritmici cadenzati e groovy, che non accennano a scemare nemmeno nella successiva “Soul Searching”, come direbbe Ligabue “fin quando fa male, fin quando ce n’è”, fino a quando praticamente non vi farà male il collo agitando la testa avanti e indietro per stare appresso al furore compositivo dei Pale Divine.
Non c’è bisogno che vi dica altro, gli amanti del doom saranno già corsi a comprarlo. Da avere.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 19 mar 2012 alle 04:15

Sono d'accordo questo disco vale 8,5 ma ora è uscito il nuovo ed è un CAPOLAVORO da 10.

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