Symphony X - V: The New Mythology Suite

Copertina 8

Info

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Anno di uscita:2000
Durata:63 min.
Etichetta:InsideOut

Tracklist

  1. PRELUDE
  2. EVOLUTION (THE GRAND DESIGN)
  3. FALLEN
  4. TRASCENDENCE
  5. COMMUNION AND THE ORACLE
  6. THE BIRD-SERPENT WAR / CATACLYSM
  7. ON THE BREATH OF POSEIDON
  8. EGYPT
  9. THE DEATH OF BALANCE / LACRIMOSA
  10. ABSENCE OF LIGHT
  11. A FOOL'S PARADISE
  12. REDISCOVERY PART 1 (SEGUE)
  13. REDISCOVERY PART 2 - THE NEW MYTHOLOGY

Line up

  • Russell Allen: vocals
  • Michael Romeo: guitars
  • Michael Pinnella: keyboards
  • Jason Rullo: drums
  • Michael LePond: bass

Voto medio utenti

Il 2000 vede i Symphony X alle prese con quello che sarà forse l’album più prog e meno power della loro discografia, ossia, per l’appunto, “V”: quinto album della band, ed una copertina stranamente simile a “V” degli Spock’s Beard, caso quantomeno curioso, ma giudicate da soli…

Immagine


Nella sostanza, siamo di fronte al primo concept album della band, che ci racconta dell’incontro (e lo scontro) tra due culture, una aliena, intelligente ed evoluta, e la sua controparte cattiva, assetata di conquista e non di conoscenza, che arriverà a lambire e tentare il popolo egiziano, nella seconda parte del lavoro. Uno scontro tra Titani reso superbamente in musica: l’intro è affidato a “Prelude”, per poi lasciar esplodere “Evolution /The Grand Design”, uno dei brani più power e riusciti dell’intero album, con un ritornello che si tatua nella testa. Ma sono i brani più introspettivi ed articolati a rendere appieno la cifra stilistica di questo “V”: “Communion and the Oracle” cammina in punta di pianoforte, per un lavoro su tempi dispari fatto con delicatezza e padronanza assoluta, “Egypt” richiama scale orientali, oltre a fornirci la solita dose massiccia di riffs da parte del mastermind Michael Romeo, mentre qua e là piccoli brani strumentali guidano lo spettatore da un capitolo all’altro. Ma il meglio deve ancora arrivare….

È il finale a conservare per noi le perle più belle di questo album: “A Fool’s Paradise” ritorna su territori cari alla band, con un brano tutto velocità e melodia, e la conclusiva “Rediscovery”, vero capolavoro del disco, porta la storia ai giorni nostri, facendoci notare che, in fondo, nulla è cambiato, e che è ancora in mano a noi uomini la scelta tra bene o male, tra conoscenza o distruzione. Il tutto reso sonoramente con una lunga suite in cui la perizia di Pinnella, del ritrovato Rullo, della new entry LePond e dei soliti, immensi Romeo e Russell Allen, esplode in un perfetto calderone sonoro, dosando sapientemente potenza, tecnica ed una melodia inarrivabile.


Alcune note a margine:

- L’album è di certo quello che presenta la maggior quantità di tempi dispari, rispetto ai precedenti;
- Russell Allen, più che in passato predilige un’interpretazione calda, meno aggressiva;
- Michael Pinnella prende molto più spazio che in passato, su concessione di sua maestà Romeo, ricamando sotto ogni brano delicati intrecci pianistici, ed usando appunto il pianoforte più che i synths.


Ne viene fuori un album di non immediata digestione, ma che reca con sé un lavoro meticoloso ed appassionato, compiuto da cinque musicisti che, lo dico senza tema di smentite, hanno davvero poco da imparare da qualsiasi altra prog metal band contemporanea.
Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

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