Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2007
Durata:33 min.
Etichetta:Agonia
Distribuzione:Masterpiece

Tracklist

  1. WICKED VICIOUS & VIOLENT
  2. FIELDS OF ROT
  3. TOO DAMNED TO CONQUER
  4. MANSKINNER
  5. IN SICKNESS AND IN HELL
  6. INVASION OF THE BODY-THRASHERS
  7. IRON BITCH
  8. CODE OF CONDUCT
  9. THE DEAD
  10. SCYTHING HARROW

Line up

  • Destroyer: vocals, bass
  • Ben Hellion: guitar, vocals
  • A.E. Rattlehead: guitar
  • Tex Terror: drums, vocals

Voto medio utenti

Se siete thrasher di vedute abbastanza ampie da sopportare ritmiche e riff tipicamente thrash e vocals più marcatamente black allora ci sono buone possibilità che i Nocturnal Breed facciano al caso vostro. Nati in pompa magna come una sorta di all star band, i Nocturnal Breed hanno annoverato, ed annoverano, membri più o meno famosi di varie band norvegesi, tra le quali: Dimmu Borgir, The Kovenant, Crest of Darkness e Gehenna. Con nomi del genere non deve essere poi così difficile trovare un contratto discografico, anche quando la proposta musicale non è poi così particolarmente innovativa o personale.
Fatto sta che in dieci anni di attività i nostri hanno dato alla luce quattro full length, tra cui quest’ultimo “Fields of rot”, e una decina di EP e 7”. Dal punto di vista musicale la proposta dei nostri può avere punti di contatto con i Terror 2000, quindi thrash, sì, ma dai connotati spiccatamente moderni, anche se in qualche occasione sembrano saltare fuori anche i Carcass di “Heartwork”, pur se in maniera molto più thrash e diretta, in particolare per la timbrica del cantante e alcune ritmiche di batteria. Anche se il riffing è spesso e volentieri old style, il sound e alcune soluzioni armoniche sono decisamente meno datate.
Se a questo aggiungete la voce molto particolare ma decisamente poco thrash di Destroyer capirete come questo cd possa piacere sì ai thrasher, ma non a tutti, solo a quelli meno ancorati agli eighties. Il pensiero che mi viene da fare a freddo è che da personaggi più o meno gravitanti intorno alla scena black non poteva uscire nulla meglio di questo, il tutto, naturalmente, senza sminuire il valore di questi musicisti e dei loro compari di merenda. Però il thrash, come tutti gli altri generi metal, va suonato con passione e attitudine, altrimenti si rischia di cadere nel manierismo e si rischia di mettere su un cd magari anche carino, ma che manca di spontaneità. Ed è proprio questo il problema di fondo di questo “Fields of rot”.
Durante l’ascolto sembra tutto un po’ finto, troppo studiato a tavolino. Non che manchino bei riff o sfuriate a suon di doppia cassa, però alla fine del disco vi resta poco o niente a livello emozionale. Comunque per fortuna non tutto è da buttare, a partire proprio dai riff di chitarra, molto taglienti e a volte anche abbastanza convincenti, basti ascoltare la titletrack, particolarmente diretta e violenta, oppure la terremotante “Manskinner”. Anche “Iron bitch” si pone un gradino più in alto delle altre e già dal titolo molto esplicito è possibile intuire quanto in questo brano l’influenza dello zio Lemmy sia più marcata che altrove. In generale la prova singola dei vari musicisti è più che buona, con un bel lavoro di Tex Terror dietro le pelli, mentre continua a non convincermi appieno Destroyer. Sono sicuro che pezzi del genere con un cantato meno black avrebbero funzionato nettamente meglio.
Tutto sommato “Fields of rot” è un cd che si fa ascoltare, però ho i miei dubbi che, passato l’entusiasmo iniziale, vi verrà mai più voglia di rimetterlo nel lettore, magari tra qualche mese. Questo proprio perché al di là del manierismo della band c’è poco altro di realmente entusiasmante.
Destinato a riempire gli scaffali di cd, già abbondantemente pieni, e di rimanere un po’ nell’ombra rispetto a lavori di ben altro spessore artistico…
Se siete maniaci del thrash dategli comunque un ascolto, altrimenti cercate altrove.
Recensione a cura di Roberto Alfieri
fields of rot

thrash/black veloce e sparato ma inutile, tutto gia sentito... bella invece la copertina

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