Copertina 6

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2002
Durata:38 min.
Etichetta:No Fashion
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. DOMINUS BELLUM [INTRO]
  2. ANGELGRINDER
  3. SATAN DIVINE
  4. BURN THE KINGDOM OF CHRIST
  5. UNRELENTING SCOURGE OF WAR
  6. WRATH OF THE ANTICHRIST HORDE
  7. UNGODLY PASSAGE
  8. KINGDOM OF INFINTE GRIEF
  9. ODIUM VINCIT OMNIA [OUTRO]

Line up

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Di un disco come l’ultimo dei Lord Belial nel 2002 ce n’è davvero poco bisogno! Non ho ben capito se i nostri svedesini, dopo aver raggiunto il traguardo del quarto album pubblicato, hanno tentato di cambiare un po’ la direzione della loro musica o di fare il grande salto per inserirsi tra i nomi classici del black metal. Un po’ di evoluzione non fa mai male, ma Angelgrider strizza l’occhiolino sia ai vecchi fan della band, sia a quel nuovo filone melodico tanto in voga in Svezia di questi tempi. E così i Belial possono permettersi di stampare un booklet in cui, conciati nel peggiore dei modi possibile, posano sporchi di sangue su cadaveri in decomposizione (penso di cristiani, visti gli originalissimi testi) e allo stesso tempo di registrare una traccia, “Unrelenting Scorge of War”, a metà tra Arch Enemy e Dark Tranquillity. Poi, per carità, ascoltando più volte questo lavoro qualche spunto positivo l’ho anche trovato: i momenti più lenti ed atmosferici, con l’inserimento di flauto e chitarra classica, sono davvero suggestivi, e anche qualche riff old-style riesce a coinvolgere abbastanza. Ma il problema principale è che nelle parti veloci le restanti linee di chitarra non dicono assolutamente niente di nuovo: è tutta roba già composta e stracomposta dai veri maestri del genere, che non mi sento neanche di nominare. Ho trovato davvero fastidiosi poi i numerosi interventi della doppia cassa modello Children Of Bodom, gli assoli ultra-melodici dei due chitarristi e un’intro e un’outro completamente inutili, ma qui è tutta questione di gusti personali. Insomma: nel black metal c’è chi fa di meglio, nel death melodico pure…Angelgrinder non è un lavoro bruttissimo, ma sostanzialmente inutile.
Recensione a cura di Alessandro 'Ripe' Riperi

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