Copertina 6

Info

Anno di uscita:2007
Durata:68 min.
Etichetta:InsideOut Music
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. SCARSICK
  2. SPITFALL
  3. CRIBCAGED
  4. AMERICA
  5. DISCO QUEEN
  6. KINGDOM OF LOSS
  7. MRS MODERN MOTHER MARY
  8. IDIOCRACY
  9. FLAME TO THE MOTH
  10. ENTER RAIN

Line up

  • Daniel Gildenlow: vocals, guitars, bass
  • Johan Hallgren: guitars
  • Fredrik Hermansson: keyboards
  • Johan Langell: drums

Voto medio utenti

Inutile girarci attorno, aspettavo l'uscita di “Scarsick” con una trepidazione che non provavo da diversi anni, nella speranza che il nuovo album dei Pain of Salvation fosse finalmente in grado di elevare la band di Daniel Gildenlow al rango di gruppo di riferimento di questo genere musicale. Le aspettative erano grandi, e la recente fuoriuscita di Kristoffer dalla line-up (una separazione dettata da motivi comprensibili, ma che probabilmente poteva essere gestita in maniera migliore) non aveva certamente contribuito a rendere l'attesa più facile.
“Scarsick” è semplicemente il peggior disco che i Pain of Salvation abbiano mai dato alle stampe. Nel caso di quasi ogni altra band un'affermazione di questo tipo potrebbe avere il sapore di una inappellabile condanna, ma dal momento che i cinque precedenti dischi del gruppo scandinavo sono a dir poco eccellenti, “Scarsick” viene schiacciato dal peso del confronto con i suoi predecessori. Se questo album fosse stato pubblicato da un qualsiasi gruppo emergente, probabilmente saremmo qui a gridare al miracolo. Invece i Pain of Salvation ci hanno abituato persino troppo bene.
Sono passati poco più di due anni dall'uscita del controverso “BE”, ma sono bastati per stravolgere quasi completamente il sound del gruppo: una scelta volontaria, dettata dalla necessità di trattare tematiche scomode, così come era stato per i primi tre album. Le ricche sonorità di “BE” sono quasi completamente scomparse, sostituite da un sound più asciutto, aggressivo e ficcante. Riff quadrati, assoli ridotti al minimo, un uso decisamente inedito delle tastiere di Fredrik Hermansson, una prestazione vocale di Gildenlow certamente meno stimolante che in passato (se si escludono le interessanti linee vocali di “Mrs Modern Mother Mary”, canzone che ricorda non poco il recente repertorio dei Queensryche).
Ma quello di “Scarsick” non è di certo un problema di sound, benché i miei gusti personali siano più vicini alle sonorità di “BE”. Il vero problema è qualitativo: esclusa qualche lodevole eccezione (la meravigliosa “Kingdom of Loss” e la toccante “Cribcaged”, casualmente più vicine allo stile di “The Perfect Element”), le nuove composizioni mancano di incisività e non possono minimamente competere con la qualità del passato repertorio dei Pain of Salvation.
Il disco si apre con la title-track, un brano graffiante e veemente, caratterizzato da sonorità moderne e da numerosi parti in rap: il paragone con “Used” è immediato, ma “Scarsick” ne esce con le ossa rotte. Viene quindi “Spitfall”, che nell'incedere ricorda moltissimo la recente “Diffidentia (Breaching the Core)”, sia per il tempo, sia per la base di pianoforte, benché si presenti con un ritornello decisamente più efficace. Viene quindi il turno dei due pezzi più originale del disco: “America” è un brano assai particolare, capace di miscelare un'atmosfera spensierata (con tanto di passaggio country) ad un testo provocatorio e dissacrante, mentre “Disco Queen” si rifa pesantemente alle sonorità della Disco anni '70, riuscendo nel difficile compito di adattarle allo stile del gruppo: l'unica pecca di questo brano è l'eccessiva lunghezza, che ne penalizza l'incisività.
Purtroppo nella seconda metà del disco la situazione peggiora notevolmente. Tra i quattro brani che chiudono “Scarisck” mi sento di salvare soltanto “Idiocracy”, che pur non essendo propriamente un capolavoro è comunque interessante e varia. “Mrs Modern Mother Mary” si ricorderà soltanto per la prestazione vocale di Gildenlow, “Flame to the Moth” non potrà contare nemmeno su quello. “Enter Rain” non sarebbe un brutto brano, ma per una canzone così ripetitiva dieci minuti sono decisamente troppi.
La valutazione finale di “Scarsick” è comunque sufficiente, perché va inquadrato in un contesto più ampio. Molti gruppi si sognerebbero di scrivere un disco così! Ma ripeto, dai Pain of Salvation è lecito attendersi di più. Molto di più. La seconda parte di “The Perfect Element”? Preferisco credere di no. Sarebbe una delusione ancora più grossa.
Recensione a cura di Marco 'Lendar' Pessione

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Inserito il 20 gen 2017 alle 13:31

Una raccolta di scarti. Insufficiente.

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