Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2017
Durata:44 min.
Etichetta:Self-Produced

Tracklist

  1. ASCENSION
  2. MISERY IS ONLY COMPANY
  3. LIFELINE
  4. THE FRAGILE SERENE
  5. TO THE RIVERSIDE
  6. GHOST MILE
  7. WHAT A WONDERFUL DAY
  8. DISCONNECTED
  9. THIS GENTLE EARTH (1981)
  10. AS THE CITY TAKES THE NIGHT

Line up

  • Danny Estrin: vocals, keyboards
  • Ashkey Doodkorte: drums
  • Scott Kay: guitars
  • Alex Canion: bass, backing vocals
  • Simone Dow: guitars

Voto medio utenti

Torna il combo australiano che nel 2013 era uscito con un discreto album che tuttavia non aveva convinto pienamente i patiti del genere.
Forse perché troppo arzigogolato o appiattito agli schemi del genere e con la voce che, nonostante la prestanza, pareva a tratti carente di duttilità.
Ecco che allora con questo nuovo lavoro hanno voluto dimostrare tutta la loro maturità e personalità, sia dal punto di vista tecnico che da quello musicale.
Per quanto riguarda il primo aspetto riescono a sfornare un connubio fra riff possenti e melodia molto equilibrato ed armonico. Le due componenti infatti hanno un effetto smorzante vicendevole, un po' come la seta sul proiettile.
La personalità invece emerge in quel timbro inglese da me definito british flavor che caratterizza la maggior parte dei brani presenti nell'opera.
Ma in realtà sono i dettagli a fare la differenza. Come ad esempio nella opener "In Ascension" il growl finale inserito intelligentemente, o la ritmica incalzante di "Misery In Only Company". Per non parlare della melodia magistrale di "Lifeline", abbinata ad un riff di accompagnamento gemello, e del ritmo di batteria in finto levare che dona un quid immancabile al brano.
Dal punto di vista canoro si sapeva che la voce era impeccabile, ma sorprende come si adatti e si faccia condurre dalla parte strumentale. Penso a "The Fragile Serene", brano poco impegnativo, ma intenso.
Va detto inoltre che a volte nei dischi i brani migliori risiedono nella prima parte e si vive un lento discendere del livello nella seconda parte, ma questo non è il nostro caso. Semmai è un salire continuo.
"To The Riverside" infatti, grazie al movimento lento e delicato del piano ma rafforzato dalle pelli, si colora di affascinante atmosfera trasformandosi in una perle di questo album.
I brani sono talmente orecchiabili e scivolano così piacevolmente che l'aspetto progressive sembra quasi mancare. Ecco allora che con "Ghost Mile", prosecuzione logica della precedente canzone, i cari australiani tornano a far ricordare all'ascoltatore la spinta interna che hanno. Brano di matrice puramente progressive, sia nell'aspetto ritmico che in quello di costruzione dei riff ed affiancamento degli strumenti, apporta un ulteriore tassello al mosaico che si sta disegnando.
Non mancano le variazioni come in "What A Wonderful World". Nonostante il titolo la sonorità verte sull'aspetto inquietante e, anche se leggermente ripetitiva, con il growl finale si ha quel sussulto che dona il cambio atteso.
Disconnected è forse il brano più articolato ed impegnativo dell'opera. Vario, molto arrangiato, con inserimenti plurimi, stacchi, battiti sincopati con sovrapposizione vocale, growl ed altri piccoli ma presenti dettagli che ne arricchiscono la componente.
Ma è con "This Gentle Earth (1981)" che si raggiunge il momento più sentito del disco. Sicuramente la preferita del sottoscritto, melodica, progressiva, emozionante, struggente ma speranzosa, veritiera ma auspicante, cruenta nelle parole ma gentile nella musica.
E per non far mancare nulla si conclude con "As The City Takes The Night". Un inizio alla Liquid Tension Experiment, che sembra il piano di Russel, per poi finire con un lascito di bellissima parte vocale.

Un album personale, vivace, colorito e sorprendente che non ha nulla fuori posto. Ancora una volta la Terra del Sud dello Spirito Santo ha stupito e probabilmente l'ispirazione maggiore gli è venuta proprio dalle parole del suo più grande esploratore: "Fai una sola volta ciò che gli altri pensano che tu non possa fare, e non dovrai mai più curarti delle loro limitazioni." (James Cook)

A cura di Giovanni Pasinato

Recensione a cura di Ghost Writer

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 05 lug 2017 alle 00:57

"Un inizio alla Liquid Tension Experiment, che sembra il piano di Russel, per poi finire con un lascito di bellissima parte vocale"... Rudess? Comunque interessante recensione per una band che mi è piaciucchiata con I Am The ReVolution (mi pare si chiamasse) ma che poi non ho proprio amato. Le darò un'atra possibilità con quest'album

Inserito il 04 lug 2017 alle 08:40

band che mi ha sempre detto pochino, la recensione mi ha incuriosito! bravo gio

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