Copertina SV

Info

Anno di uscita:2006
Durata:49 min.
Etichetta:Eibon
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. THEY ARE COMING TO CATCH US
  2. CHASED AND HUNTED DOWN BY RATS
  3. RAT'S BITE
  4. THEY ARE EVERYWHERE
  5. IN THE EYES OF A RAT

Line up

  • Zairo: all instruments

Voto medio utenti

Il progetto Where giunge qui al secondo disco, dopo “Creatures Of The Wind” del 1999. Il nuovo “Wererat” è incentrati sui topi. Il disco parte dalla storia che riguarda l’atollo di Eniwetok, dove negli anni ’50 gli americani condussero molti esperimenti nucleari (tra cui il famigerato Ivy Mike, prima bomba a fusione yankees). Quattro anni dopo gli americani sbarcano sull’isola e trovano quali unici superstiti, della flora e della fauna locale, dei ratti, che avevano invece proliferato ed erano in buonissima salute. Il disco è dedicato a tutti quegli animali che sono odiati dall’umanità, tra cui un ruolo speciale è proprio quello dei topi. Nel booklet del disco c’è una sorta di apologia di questi schifiltosi animaletti, dipinti come una sorta di creatura perfetta, prodotto dei più oscuri e inquietanti aspetti della natura umana, che assurgono quasi a mostri creati da mutazioni genetiche (forse dovute alle radiazioni nucleari?), cioè il “Wererat” del titolo. Il fatto strano è che Zairo, il mastermind dietro il progetto Where, è un disinfestatore di topi!
Mi sono accorto solo adesso che non abbiamo ancora accennato all’aspetto musicale. C’è poco da dire se non che siamo di fronte al Dark Ambient più disturbante, minimale ed isolazionista che ci possa essere in giro, dove l’oscurità tipica dei meandri sotterranei, dove vivono questi orridi animaletti, viene catturata e trasposta integralmente su disco, con tutto il suo carico di angoscia, claustrofobia e terrore suggerito.
Frequenze basse, ipnotiche, condite da rumori improvvisi eppure sempre quasi ovattati, coma se venissero da un abisso senza fondo. Il disco è un viaggio davvero inquietante, e per chi non è avvezzo al genere si trasformerà in una vera e propria autostrada infinita e senza ritorno.
Il giudizio è certamente positivo anche se non quantificabile numericamente, per via dell’atipicità e della mancanza di canoni oggettivi di riferimento che non siano le sensazioni soggettive che queste cinque tracce ispirano.

CONTATTI:
sobolkho@yahoo.it
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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